Infarto: qualche kg di troppo ne riduce il rischio

cuoreNon solo la donna in carne è meglio di una pelle ed ossa, ma è anche più sana. Proprio così: come dimostrato dallo studio condotto dal Centro per il controllo delle malattie e la prevenzione del Maryland, negli Stati Uniti, avere qualche chilo in più può diminuire il rischio di morte prematura.

L’epidemiologa americana Katherine Flegal, a capo della ricerca, ha analizzato i risultati di oltre 100 studi realizzati in vari Paesi del mondo sul sovrappeso e ha setacciato i dati di 3 milioni di persone, esaminando 270.000 circostanze di morte. Il risultato sottolinea appunto il legame che esiste tra sovrappeso e mortalità anticipata: i chili in eccesso abbassano del 6%  il rischio di decesso prematuro, percentuale che, in caso di obesità lieve, si riduce al 5%.

Per capire il perché il grasso riesca a proteggere il cuore, è necessario prendere in considerazione l’indice di massa corporea (lmc). Coloro che hanno il cosiddetto peso ideale e che sfoggiano una linea invidiabile, hanno un valore di lmc compreso tra 18,5 e 24,9. Come illustrato dallo studio, essere in sovrappeso significa avere un valore compreso tra 25 e 29,9, che diventa di 30-34,9 in caso di obesità non grave.

Come ha prontamente chiarito la dottoressa, onde evitare che la gente, leggendo questa notizia, voglia a tutti i costi aumentare il proprio indice di massa corporea: “Questi risultati non sono una licenza ad abbuffarsi di cibo. Qui parliamo di mortalità, non di salute. Non stiamo raccomandando alla gente di ingrassare. L’idea che se sei magro vivrai per sempre e se sei grasso vai incontro a morte certa non è corretta”.

Davide Basili
5 dicembre 2012

Obesità infantile: negli Stati Uniti la percentuale è finalmente scesa

obesità-infantileGrandi soddisfazioni per la First Lady americana: grazie alle tante iniziative organizzate da Michelle Obama per sensibilizzare ad uno dei problemi più grandi degli Stati Uniti, infatti, il numero di bambini obesi è diminuito.

A diffondere la notizia sono i Centri Americani per il Controllo e la Prevenzione della Malattia (CDC), che ogni anno monitorano la percentuale di obesità nel Paese. Lo studio da cui sono emersi i dati che sono subito stati pubblicati sulla rivista Jama, fa riferimento a oltre 27 milioni bambini compresi tra i 2 e i 4 anni, facenti parte di quella fascia di età molto critica durante la quale l’obesità inizia a piantare le sue radici.

I piccoli pazienti, che provengono da 30 Stati diversi, sono stati individuati all’interno dei partecipanti al sistema di sorveglianza di nutrizione pediatrica. Contrariamente a quanto si pensa, nella maggior parte dei casi il problema dell’obesità riguarda i bambini nati dalle famiglie meno benestanti, le quali beneficiano dei buoni alimentari rilasciati dallo stato federale.

Grazie all’interesse della moglie di Obama, che ha preso a cuore la situazione, cercando di sensibilizzare il popolo illustrando loro la gravità del problema, le abitudini alimentari degli americani sono nettamente migliorate. La percentuale di obesità in fase infantile nel 2010 è passata dal 15,36%, dato registrato nel 2004, quando si è raggiunto il numero più alto di obesi in America (contro il 13,05% stimato nel 1998) al 14,94%.

Davide Basili
1 gennaio 2013

Dieta depurante? Epifania: ogni kg di troppo porta via!

dieta-epifaniaSe con l’Epifania se ne vanno tutte le festività che si celebrano tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, i kg presi con le abbuffate durante Natale e Capodanno restano.

Ecco che il nutrizionista Pietro Migliaccio ha illustrato una possibile dieta depurante per curare il proprio corpo, per far sì che la tonicità ma soprattutto l’equilibrio psico-fisico si ristabilizzi dopo aver trascorso diversi giorni a fare scorpacciata di leccornie dolci e salate.

Cosa mangiare per tornare ad assumere un regolare regime sano? Lo specialista consiglia quanto elencato di seguito, suggerendo di distribuire durante il giorno 5 pasti.

Colazione: una fetta biscottata o un biscotto da abbinare a 100 gr. di latte parzialmente scremato, a un caffè con un solo cucchiaino di zucchero, oppure ad uno yogurt magro o alla frutta, a piacimento.

Spuntino: una mela, una pera o un kiwi.

Pranzo: 80 gr. di tonno sgocciolato oppure un hamburger da 100 gr. con contorno di insalata fagiolini o zucchine.

Spuntino: un’arancia, una pera o un kiwi.

Cena: 130 gr. di petto di pollo o 130 gr. di pesce, accompagnati da 40 gr. di pane e insalata, cicoria o zucchine.

Per depurarsi il giorno seguente alle abbuffate, come nel caso, ad esempio, del 2 gennaio, si può mangiare mezzo kg. di frutta o insalata in abbondanza. Si tenga infatti presente che 4 bicchieri di vino (rosso o bianco che sia) contengono le stesse calorie di 150 gr. di panettone, o in rapporto ad un cibo di tutti i giorni, corrispondono a un piatto di pasta molto condito.

Davide Basili
28 dicembre 2012

Cure contro i tumori: le due più grandi bufale

tumori-bufaleDato il particolare interesse riscosso con l’articolo precedente del lucrare sui tumori altrui, segnaliamo qui di seguito le due cure che sono state identificate come le più grandi bufale.

A parlare, ovviamente, è sempre il ginecologo Di Grazia, che individua nella “cura del bicarbonato” e nel “veleno dello scorpione” due cavolate colossali.

A proposito del primo caso, l’esperto spiega: “Arrivano centinaia di segnalazioni. Tutto è iniziato quattro anni fa quando, incuriosito da un video di una donna australiana che affermava di essere guarita da un tumore con la cura del bicarbonato, ho scoperto l’inganno che si nascondeva dietro quella testimonianza. Rivisto il filmato, frame per frame, ho infatti notato un referto dove veniva indicato chiaramente che la donna era stata operata con successo. Altro che bicarbonato”

Nel caso del veleno dello scorpione, il discorso è diverso, in quanto ad essere sotto accusa è il Vidatox, il farmaco prodotto a Cuba ricavato appunto, come suggerisce il nome stesso, dal veleno dello scorpione azzurro. Si tratta di un medicinale con semplici proprietà antinfiammatorie che viene spacciato per un antitumorale, truffando quei migliaia di italiani che sono volati fino a l’Havana per procurarselo.Di Grazia spiega: “Il Vidatox è un prodotto omeopatico. Non possiede neanche quelle proprietà antinfiammatorie tipiche dell’Escozul, il farmaco direttamente ricavato dal veleno dello scorpione”.

Un vero e proprio colpo basso, come sottolineato dall’esperto stesso, che consiglia ai pazienti: “Non perdete mai la fiducia nella medicina tradizionale. E cercate il più possibile di stare alla larga da chi propina cure e terapie non validate dal mondo scientifico”.

Davide Basili
21 dicembre 2012

Bibite gassate: anche se sono light fanno ingrassare

bibite-gassateLa notizia che anche le bibite gassate in versione light fanno ingrassare non poteva che arrivare dal Paese in cui il consumo di bollicine è il più alto in assoluto: gli Stati Uniti.

Secondo uno studio condotto dall’Università del Texas di San Antonio, anche le bevande non zuccherate possono portare all’aumento del peso se se ne fa un eccessivo consumo. Questo perché, nonostante non abbiano lo stesso numero di calorie delle normali bibite gassate (si pensi, ad esempio, alla Coca Cola alla Pepsi, disponibili in entrambe le versioni), contengono comunque zuccheri.

Di conseguenza, il nostro organismo, non riesce a percepirne la differenza, e rallenta il metabolismo come se nel liquido ci fossero le calorie. Come sottolineato dalla dottoressa Sharon Fowler, che ha condotto la ricerca: “Se si è sovrappeso bere bibite gassate “light” non si favorirà la dieta ma, al contrario, si avrà un rischio persino maggiore di metter su chili di troppo. Ne basta infatti appena una al giorno per avere un aumento dell’addome cinque volte superiore, in 10 anni, rispetto a chi non ne fa uso. In effetti” ha continuato la ricercatrice “Il nostro corpo è progettato affinché ad un dolce, qualsiasi esso sia, sia legata l’assunzione diretta di calorie. Quando il sapore dolce arriva ma non vi è nulla da bruciare (quindi alcuna caloria) il corpo “apprende” il meccanismo riflettendolo in una diminuzione del metabolismo. Non si ha quindi la tipica sensazione di sazietà e, ancora, questo porta all’introduzione di più calorie”.

Davide Basili
15 dicembre 2012

Le infiammazioni gengivali aumentano il rischio di disfunzione erettile

Uno studio turco condotto dall’Università di Inonu di Malatya ha rivelato che gli uomini che soffrono di infiammazioni gengivali hanno maggiori problemi di erezione. Questa è la conclusione a cui è arrivata l’equipe con a capo la ricercatrice Faith Oguz, dopo aver reclutato 162 uomini di età compresa tra i 30 e i 40 anni. 80 avevano una disfunzione erettile, e di questi, il 53% presentava infiammazioni alle gengive, contro il 23% degli 82 senza problemi sessuali.

In questo modo sono stati associati i due disturbi, e i dati parlano chiaro: il rischio di difficoltà di erezione sembra essere legato alla gravità dell’infiammazione parodontale, e gli uomini con gengive malate hanno un rischio maggiore di 3,29 volte rispetto a coloro che godono di una buona condizione di salute del cavo orale.

Come si può leggere sul “Journal of Sexual Medicine”, rivista su cui è stata pubblicata la ricerca, Oguz ha commentato: “Molti studi hanno riportato che la parodontite cronica può indurre malattie sistemiche vascolari, come la malattia coronarica, che sono state collegate con problemi di erezione”.

La ricerca ha inoltre indagato sulla possibile relazione tra disfunzione erettile e fattori fisici, tra cui l’età e il peso, e sociali, come il reddito. Non sono stare riscontrate  differenze significative tra i due gruppi di partecipanti, ma è emerso che, in entrambi i casi, la disfunzione rettile, per i due terzi dei casi, sembra essere anche causata da problemi psicofisici, tra cui quelli legati ai vasi sanguigni, alla depressione e allo stress.

Davide Basili
7 dicembre 2012

Sindrome del ginocchio da scrivania: il nuovo disturbo dei sedentari

La vita dei sedentari, specie di coloro che, per lavoro, sono costretti a stare tutto il giorno dietro ad una scrivania, è sempre più a rischio: non solo rischiano un abbassamento progressivo della vista, ma anche problematiche legate alle articolazioni.

Il nostro corpo, infatti, non è in grado di accettare la stessa posizione per troppe ore, e quando è costretto a mantenere una determinata postura a lungo, rischia di perdere mobilità. Uno dei casi che si possono verificare è la cosiddetta sindrome del ginocchio da scrivania.

Come illustra il dottor Sandro Rossetti, primario della Divisione di ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale San Camillo di Roma in un’intervista pubblicata sul Sole 24 ore, “mantenere sempre la stessa posizione, diminuisce la produzione di liquido sinoviale, il lubrificante dell’articolazione del ginocchio, ed è anche quello che distribuisce nutrimento alle cellule cartilaginee che ricoprono la superficie articolare”. Le ginocchia, infatti, possono infiammarsi, per poi diventare meno mobili e, infine, bloccarsi completamente. Il tutto per anche 8 ore giornaliere davanti un pc.

Un prezzo troppo alto da pagare, se si considera che, in questo modo, anche i movimenti più banali e scontati possono diventare un vero e proprio problema, anche perché muovendosi poco, si corre anche il rischio di mettere su qualche chilo, e di conseguenza, il peso da trasportare diventa maggiore e l’infiammazione degli arti inferiori peggiora gradualmente.

Il consiglio dei medici, ed in particolare degli ortopedici, è ovviamente quello di praticare un po’ di moto in più, in particolare della ginnastica che coinvolga anche le gambe, soluzione semplice e allo stesso tempo salutare. Per i più pigri, invece, come si suol dire, a mali estremi, estremi rimedi:  vivendo in un’epoca in cui la chirurgia, in particolare quella estetica, è all’ordine del giorno, ci si può sottoporre ad un’operazione per asportare la piega sinoviale ispessita e rigida.

Davide Basili
4 novembre 2012