Non tutto il petrolio che si riversa annualmente nel mare è causato da azioni antropiche: al di sotto del Golfo del Messico, a sud di Texas e Louisiana, minuscole bolle di petrolio e gas naturale si fanno strada verso l’alto attraverso i sedimenti marini. In prossimità del fondo, questi idrocarburi devono superare ancora uno strato pullulante di esotiche forme di vita prima di trasudare nell’acqua marina. Essendo più leggere dell’acqua, queste bolle risalgono in sottili e sinuosi pennacchi, fino a raggiungere la superficie. Qui il gas si disperde nell’atmosfera, mentre il petrolio viene spinto alla deriva dal vento, evapora, si mescola con l’acqua e finisce col disperdersi del tutto. La perdita di idrocarburi dal fondo marino produce effetti visibili estremamente simili a quelli di un lavaggio abusivo di cisterne in mare. Ma, nonostante l’apparente somiglianza, il fenomeno è una conseguenza naturale delle condizioni geologiche che fanno del Golfo del Messico uno dei più grandi bacini petroliferi del mondo. Il petrolio che trasuda dal fondo del Golfo del Messico, come quello di qualunque altra regione, si forma perché il calore interno della Terra «cuoce» costantemente i materiali organici racchiusi nella roccia sedimentaria. Continue reading