Italia…molto più di 150 anni! [Parte III]

3 Il Mediterraneo Occidentale nell’Oligocene

Uno degli eventi geologici più rilevanti per la nascita della penisola italiana è stato la rotazione antioraria di un frammento del continente europeo, staccatosi dall’originaria posizione, vicino a Provenza e Catalogna, e collocatosi nel mezzo del Mediterraneo occidentale: questo frammento è il blocco Sardo-Corso. Alla fine del movimento rotatorio (tra 16 e 18 milioni di anni fa, nel Miocene inferiore) la Corsica e la Sardegna raggiunsero la loro attuale collocazione, posizionate in senso nord-sud. Dopo essersi staccate, Corsica e Sardegna, sono andate alla deriva verso est per 12-14 milioni di anni portando il blocco a scontrarsi con il margine occidentale di Adria. Questo scontro creò un nuovo sistema orogenetico, addossato a quello alpino formatosi in precedenza: quello degli Appennini.

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Petrolio in mare…non sempre è colpa nostra!

Non tutto il petrolio che si riversa annualmente nel mare è causato da azioni antropiche: al di sotto del Golfo del Messico, a sud di Texas e Louisiana, minuscole bolle di petrolio e gas naturale si fanno strada verso l’alto attraverso i sedimenti marini. In prossimità del fondo, questi idrocarburi devono superare ancora uno strato pullulante di esotiche forme di vita prima di trasudare nell’acqua marina. Essendo più leggere dell’acqua, queste bolle risalgono in sottili e sinuosi pennacchi, fino a raggiungere la superficie. Qui il gas si disperde nell’atmosfera, mentre il petrolio viene spinto alla deriva dal vento, evapora, si mescola con l’acqua e finisce col disperdersi del tutto. La perdita di idrocarburi dal fondo marino produce effetti visibili estremamente simili a quelli di un lavaggio abusivo di cisterne in mare. Ma, nonostante l’apparente somiglianza, il fenomeno è una conseguenza naturale delle condizioni geologiche che fanno del Golfo del Messico uno dei più grandi bacini petroliferi del mondo. Il petrolio che trasuda dal fondo del Golfo del Messico, come quello di qualunque altra regione, si forma perché il calore interno della Terra «cuoce» costantemente i materiali organici racchiusi nella roccia sedimentaria. Continue reading

Italia…molto più di 150 anni! [Parte II]

2- L’Italia di “Ciro”

Alla fine del Triassico la Pangea cominciò a lacerarsi con la comparsa di una serie di fenditure che, partendo dall’area caraibica, separarono l’Africa settentrionale dall’America settentrionale. Questa frattura interessò anche la zona dell’attuale Mediterraneo da Gibilterra alle Alpi fino a sfociare nella Tetide. Nel Giurassico medio (180-160 milioni di anni fa) Africa e America settentrionale si separarono completamente dando vita a quello che diventerà l’attuale oceano Atlantico settentrionale. L’apertura dell’Atlantico comportò però l’apertura di un altro oceano nell’area mediterranea, che i geologi hanno nominato Ligure-Piemontese. Questo Oceano oggi non esiste più e non corrisponde a nessuno degli attuali tratti di mare tra Europa e Africa. Per circa 30-40 milioni di anni questi due oceani, legati cinematicamente tra loro, continuarono ad espandersi alla velocità di circa 2 cm all’anno. Nel Cretaceo medio sia L’Atlantico che il Ligure-Piemontese dovevano essere larghi circa 800-1000 chilometri. Continue reading

Italia….molto più di 150 anni!

1- Fu così che tutto ebbe inizio…..

Per comprendere la storia (e la geologia) della nostra nazione dobbiamo ricollegarla alla storia e all’evoluzione del bacino del Mediterraneo, e in generale a quella di tutte le terre emerse. Tutto iniziò circa 230 milioni di anni fa nel Triassico, la prima epoca dell’Era Mesozoica.

Le attuali masse continentali (Nord e Sudamerica, Africa, Europa, Asia, Australia e Antartide) erano riunite in un megacontinente chiamata Pangea (dal greco pàn = tutto e ghè = terra), circondato su tutti i lati da un unico grande oceano, chiamato Panthalassa.
Il super-continente era suddiviso in due tronconi da un golfo posizionato ad est, di forma grossomodo triangolare, nel quale l’oceano primordiale penetrava profondamente: la Tetide. Alla fine del Triassico (210 milioni di anni fa circa) la nostra futura Italia era in mezzo a questo mare, generalmente assai basso ma attraversato da alcuni solchi profondi e qua e là occupato da aree lagunari soggette a forte evaporazione con precipitazioni di sali. Le uniche zone in condizioni francamente continentali si trovavano probabilmente nella Toscana tirrenica (tra Pisa e l’Argentario) e più a ovest (Sardegna) dove si passava al continente vero e proprio. Per il resto esistevano vaste piane marine costiere e paludi dominate da periodiche inondazioni, oppure basse lagune fortemente soggette ad evaporazione con formazione di grossi spessori di salgemma, anidride e gesso. Continue reading

Quando muore una balena…

Tutti noi conosciamo molto bene i cetacei e i loro comportamenti: sappiamo che sono ottimi nuotatori, che possono immergersi a grandi profondità per lunghi periodi, che “saltano” o “sbuffano” per respirare, oppure sono tristemente famosi per la caccia che l’uomo ha sempre dato loro per trarne profitto o semplicemente sussistenza portandoli quasi all’estinzione. Ma cosa succede ad un cetaceo di grandi dimensioni quando la morte arriva per cause naturali? Molti sicuramente saranno portati a dire che una balena morta si spiaggia e diventa per qualche tempo una sorta di attrazione da circo o un’opportunità di studio per esperti del settore…ma non è sempre così. Anzi, la maggior parte delle volte questo non succede! Provate a pensare a quante balene, balenottere, megattere, delfini, orche (e chi più ne ha più ne metta) solcano ogni giorno i mari di tutto il mondo…se tutti questi animali, una volta morti, si spiaggiassero non avremmo più un centimetro libero per piantare un ombrellone. Quello che succede ad una balena di grandi dimensioni quando muore è ben altro: solitamente la sua carcassa affonda e si adagia sul fondale con ancora la maggior parte dei tessuti molli quasi intatti. Continue reading