Fin dall’antichità le terme sono state considerate il luogo ideale per il recupero del benessere fisico. Presso le Terme di Cervia abbiamo condotto una piccola ricerca per valutare l’efficacia dei trattamenti termali e fisioterapici in persone affette da problematiche osteo-articolari.
Le problematiche per cui gli assistiti sono stati autorizzati ai trattamenti termali e riabilitativi hanno coinvolto tutti i vari distretti corporei (Tab 1). Diversi assistiti presentavano problemi multi distrettuali dovuti a politraumi. Il maggior numero di pazienti presentava problematiche alle spalle (cuffia dei rotatori, lesioni tendinee, calcificazioni, etc.) seguite da quelle alla colonna vertebrale. Gli assistiti inoltrati per cure riabilitative sono stati ammessi ai trattamenti previa visita medica di ammissione specialistica (effettuata da specialista in Idrologia Medica) per valutare al meglio il percorso terapeutico ottimale per ogni singolo caso.
La Direzione Sanitaria in collaborazione con i medici specialisti del settore riabilitativo ha impostato delle linee guida generali, ma il percorso terapeutico è stato disegnato sulle necessità dei singoli assistiti.
L’offerta dei trattamenti disponibili presso il nostro stabilimento (Tab 2) comprende sia trattamenti termali classici che fisioterapici ed elettromedicali. Solitamente gli assistiti hanno beneficiato durante il ciclo di cura di più tipi di trattamento, ad esempio Fangobalneoterapia, kinesiterapia ed elettromedicale. Gli assistiti inoltrati per problematiche neuromotorie hanno beneficiato di controlli approfonditi da parte del medico fisiatra che ha attentamente valutato ogni singolo caso, prendendo visione di tutta l’eventuale documentazione fornitagli dal paziente (Rx, Tac, RMN, etc.). Inoltre i medici specialisti del settore riabilitativo hanno lasciato agli assistiti preziosi consigli per continuare l’iter terapeutico anche a domicilio. Notevole risalto è stato dato dal medico fisiatra all’importanza di una matrice ossea “sana” in postumi di politraumi e/o lesioni, in questa ottica sono state date numerose indicazioni su una corretta attività fisica e su una alimentazione attenta a preservare l’integrità dell’apparato scheletrico.
Nella speciale cartella riabilitativa redatta per ogni singolo assistito inoltrato per il ciclo della riabilitazione motoria è presente una “Scala VNS” o scala numerica verbale (Fig.1) compilata durante la visita di ammissione ed al termine dei trattamenti è stato rivalutata l’intensità del dolore.
L’analisi data dalla Scala VNS ha messo in luce (nei limiti di una scala di valutazione soggettiva) una riduzione della sintomatologia dolorosa del 30%
Il miglioramento della sintomatologia dolorosa è stato evidente in tutti i distretti interessati dalle varie patologie. Come evidenziato in tabella (Tab 3) la riduzione del dolore meno significativa è comunque stata del 20% per quanto riguarda gli esiti di fratture multiple fino ad arrivare a riduzioni del 40% e del 60% per tendinopatie alle mani e ai gomiti e alle fratture degli arti superiori. Trattandosi di risultanti incoraggianti, per migliorare ulteriormente la qualità del servizio messo a disposizione degli assistiti e per meglio valutare i loro progressi presso il nostro stabilimento e avere risultati maggiormente attendibili,la DirezioneSanitariain collaborazione con i medici specialisti del settore riabilitativo valuterà l’introduzione in cartella riabilitativa di ulteriori parametri oltre alla Scala VNS già presente.
La sordità rinogena comprende una serie di patologie dell’orecchio medio, ad andamento cronico o sub-acuto, che hanno come movente eziologico principale una o più alterazioni della funzionalità del distretto rino-faringo-tubarico, costituito dalle cavità nasali, dal rinofaringe e dalla tuba di Eustachio. L’espressione sordità rinogena ha il pregio di suggerire immediatamente gli stretti rapporti fisiopatologici esistenti tra orecchio medio ed alte vie respiratorie, strutture che nel loro insieme sono facenti parte di un unico sistema anatomo-funzionale: il sistema rino-faringo-tubarico. Tali distretti sono accomunati da rapporti di contiguità e dalla struttura della mucosa che li riveste costituita da epitelio cilindrico pluristratificato, vibratile, provvisto di cellule mucipare e riccamente vascolarizzato, nel quale si ritrovano ghiandole siero-mucose e, in alcune zone, tessuto linfoistiocitario. Il sistema rino-faringo-tubarico è deputato alla ventilazione delle cavità ad esso connesse ed alla loro protezione, attuata mediante la continua attività di depurazione muco-ciliare, meccanica e biologica dell’aria inspirata. I fattori etiologici responsabili della sordità rinogena sono molteplici. La sua notevole diffusione nell’età infantile dipende da fattori anatomici e funzionali. La tuba di Eustachio nel bambino, è più corta e di maggior calibro di quella dell’adulto; è sprovvista di istmo ed il suo ostio faringeo è ben accessibile essendo posto all’altezza del palato molle. Dalla letteratura si è osservato che nella popolazione in età pediatrica oltre l’80% di bambini esaminati in vari studi effettuati fosse affetto da patologie delle prime vie respiratorie e dell’orecchio medio. E’ evidente che tra le patologie infantili, la sordità rappresenta un grave handicap in quanto compromette un corretto sviluppo psichico e penalizza pesantemente il bambino nella normale attività scolastica.
Scopo di questo piccolo studio è stato appurare come il potenziale della terapia termale sulfurea possa svolgere un ruolo sia prioritario che validamente integrante altri presidi terapeutici tramite la valutazione critica dei risultati ottenuti con un ciclo di terapia termale nei pazienti affetti da sordità rinogena. A tal proposito presso il Centro per la cura della sordità rinogena delle Terme di Brisighella abbiamo valutato il potenziale della terapia termale integrata, inalatoria e insufflatoria, con acqua sulfurea su di un gruppo di bambini valutando la risoluzione o l’attenuazione della ipoacusia rinogena.
L’acqua utilizzata a scopo terapeutico presso le Terme di Brisighella (Fonte Colombarino) è classificabile come acqua solfurea-bicarbonato-calcica con elevato grado solfidrometrico (oltre 20 mg/L), una concentrazione di ione solfato e cloruro mediamente elevato, oltre ad una componente bicarbonata importante. Le acque solfuree sono considerate le acque minerali più efficaci nella prevenzione e nella cura delle flogosi ad andamento cronico recidivante delle alte vie respiratorie.
Tutti i pazienti sono stati curati nello stesso stabilimento termale (Terme di Brisighella), con le medesime apparecchiature e assistiti dallo stesso personale, onde evitare al massimo interferenze di fattori estranei nei risultati terapeutici.
I pazienti valutati in questo studio sono giunti alla nostra osservazione con diagnosi di sordità rinogena. La visita ORL di ammissione alle cure ha permesso la valutazione clinica della patologia in atto e la verifica dei criteri di inclusione nello studio. Tramite esame otoscopico sono inoltre stati esclusi malformazioni del condotto uditivo esterno, tappi di cerume e perforazioni recenti della membrana timpanica. Mediante la valutazione di tali parametri sono stati selezionati 40 bambini di età compresa tra gli undici e i tre anni (età media 6,65).Ogni bambino ha usufruito della terapia inalatoria e insufflatoria (insufflazioni o politzer) per un periodo di 12 giorni, di esame impedenziometrico e di visita ORL. L’efficacia della terapia inalatoria integrata con acqua sulfurea è stata valutata al termine del ciclo di cure mediante esame impedenziometrico.Si tratta di una procedura diagnostica basata sulla misurazione delle variazione dell’impedenza acustica del sistema timpano-ossiculare. L’impedenza dell’orecchio è la resistenza che le strutture dell’orecchio medio offrono al trasferimento dell’energia sonora dall’aria ai liquidi endolabirintici. La misurazione dell’impedenza ci dà informazioni sulla funzionalità del sistema timpano ossiculare e quindi dell’orecchio medio.
Comunemente le misurazioni sulla funzionalità del sistema timpano- ossiculare vengono espresse in termini di cedevolezza (compliance). La rappresentazione grafica della timpanometria (timpanogramma) evidenzia le modificazioni della compliance dell’orecchio medio al variare della pressione del condotto uditivo esterno. Fornisce informazioni sulla motilità del sistema timpano ossiculare, sul valore della pressione endotimpanica, sulla frequenza di risonanza dell’orecchio medio e sulla funzione tubarica. I timpanogrammi possono essere classificati in tre gruppi fondamentali: tipo A, tipo B e tipo C. Il timpanogramma di tipo A (o normale) è caratterizzato da un picco ben definito, espressione della massima compliance, a valori di pressione 0 mm H2O, dimostrando che il sistema timpano-ossiculare trasmette il suono nel migliore dei modi in quanto il valore di pressione, all’interno della cassa timpanica è pari alla pressione atmosferica. Il timpanogramma di tipo B (o rettilineo) non presenta alcun picco pressorio da +200 a -600 mm H2O, ma varia da una forma a cupola fino a raggiungere un completo appiattimento. Ciò dimostra che il sistema timpano-ossiculare è dotato di bassa compliance e di elevata impedenza. Tale timpanogramma viene registrato nelle Otiti Medie Secretive dove l’aria, nella cassa timpanica, è sostituita del tutto o in parte da un essudato, e la membrana timpanica perde la sua mobilità e il variare della pressione durante l’esame non dà luogo a modificazioni di impedenza, tale curva è tipica anche nella timpanosclerosi. Il timpanogramma di tipo C (o in depressione) presenta il picco di massima compliance a valori di pressione compresi tra -150 e -400 mm H2O ed è quindi indicativo di pressione negativa nella cassa timpanica e si registra in presenza di una disfunzione (ed in particolare di una stenosi) tubarica.
Dalla tabella (tab. 1) sottostante è possibile valutare i risultati ottenuti dallo studio effettuato.
Dei quaranta bambini selezionati, all’ammissione nessuno presentava un timpanogramma di tipo A, mentre ventisei avevano un timpanogramma piatto (tipo B) e quattordici presentavano un timpanogramma di tipo C.
Al termine (fig. 1) del ciclo di cure termali sulfuree ben ventisei pazienti presentavano un timpanogramma di tipo A espressione di completa risoluzione della patologia preesistente, sei bambini avevano timpanogramma di tipo B, e infine otto presentavano un timpanogramma di tipo C.
Dei ventisei bambini ammessi con timpanogramma di tipo B, al termine dei dodici giorni di cura dodici (46%) presentavano un timpanogramma di tipo A, otto (31%) sono passati ad una situazione con timpanogramma tipo C, mentre sei (23%) sono rimasti immutati. I quattordici pazienti ammessi allo studio con timpanogramma di tipo C al termine del ciclo di cure termali con acqua sulfurea presentavano tutti una completa risoluzione evidenziata dal fatto che tutti avevano un timpanogramma di tipo A. Dallo studio effettuato presso le Terme di Brisighella con acqua solfurea è possibile fare diverse osservazioni. La prima osservazione è quella che, dato il breve periodo di tempo intercorso tra i due esami timpanometrici, pur mancando un gruppo di controllo, le modificazioni dell’impedenza dell’orecchio medio osservate siano da riferire sicuramente al ciclo di cure eseguite, piuttosto che alla spontanea evoluzione delle forme otitiche che di solito avviene nell’arco di mesi.
L’evoluzione da una situazione di mancata aerazione del cavo timpanico o di presenza di versamento endotimpanico (timpanogramma Tipo B) verso situazioni di ipoventilazione (timpanogramma Tipo C) o addirittura di normoventilazione (timpanogramma Tipo A), esprime un miglioramento dell’otite in trattamento. Alla luce dei risultati ottenuti durante lo studio, si evince che il ciclo di crenoterapia con acqua solfurea “Colombarino” contribuisce in maniera significativa a migliorare il quadro della sordità rinogena. Il ciclo di crenoterapia non rappresenta infatti altro che un momento dell’iter terapeutico della sordità rinogena, i cui effetti potranno manifestarsi anche a distanza dal periodo di cura. Infatti è nostra intenzione mantenere monitorati negl’anni successivi i bambini sottoposti alle cure per valutare gl’effetti benefici dell’acqua solfurea nel corso degl’anni.
Da sempre le terme sono associate ad un idea di benessere e salute, in quest’ottica le Terme di Cervia hanno iniziato a seguire la salute dell’osso. L’osteoporosi, problematica ben nota che colpisce soprattutto persone di sesso femminile è stata al centro di un’approfondita analisi da parte del centro fisioterapico-riabilitativo delle Terme di Cervia che si è dotato di un Ultrasonometria Quantitativa (QUS) che è una nuova metodica non invasiva per lo studio della densità e della struttura dell’osso in vivo. Tale tecnica presenta dei vantaggi quali: è sicura, facile da usare, non comporta l’esposizione del paziente alle radiazioni, lo strumento ha un costo relativamente economico, in confronto alle metodiche densitometriche tradizionali (DXA e QCT). Al momento esistono diversi apparecchi per la misurazione della QUS: a livello del calcagno, della tibia e delle falangi. Il DBM Sonic Bone Profiler è un apparecchio ultrasonografico recentemente sviluppato per misurare l’ampiezza in funzione della velocità del suono (AdSOS) attraverso le metafisi distali della falangi prossimali delle quattro dita. Vi è un’alta correlazione positiva tra le misurazioni a livello di queste sedi usando la DXA o il DBM Sonic.
Le analisi fondamentali fornite da tale apparecchiatura sono:
T-SCORE
10 YEAR RISK OF FRACTURE
Il “T-Score” è il punteggio della densità, calcolato in DS (deviazione rispetto al valore normale). Il risultato T-score indica la densità ossea del soggetto confrontata con quella di una donna adulta, giovane e sana. Un T-score uguale a 0 indica che il soggetto esaminato ha la densità ossea media delle persone giovani, un T-score pari o superiore a -1 indica che le ossa del soggetto esaminato sono normali e un T- score compreso tra -1 e -2,5 indica che il soggetto, anche se non ha l’osteoporosi, ha una bassa densità ossea (osteopenia). Un T-score pari o inferiore a -2,5 indica la presenza di osteoporosi e la necessità di cure mediche appropriate.
Il rischio di frattura a 10 anni viene calcolato dallo strumento utilizzando i dati inseriti dal medico e i risultati ottenuti dall’esame effettuato sul paziente.
Durante la stagione termale 2011 le persone sottoposte all’esame USG delle falangi sono state 87 prevalentemente di sesso femminile (80) e con un range di età estremamente ampio (Tab 1). Si tratta di clienti dello stabilimento che hanno assistito ad incontri informativi, tenuti periodicamente dal medico fisiatra della struttura, sull’osteoporosi che hanno deciso di effettuare un’analisi dello stato di salute del loro apparato scheletrico.
Come si evince dai risultati riportati in tabella il T-SCORE medio nelle persone di sesso femminile è risultato pari a -2.18, valore compatibile con un quadro di riduzione della matrice ossea, ma non di osteoporosi. Tale dato medio risulta da un range di T-SCORE che ha come limite inferiore un valore pari a -7.3 indicativo di osteoporosi.
Il rischio di frattura a 10 anni medio è pari a 3.55 con un range che parte da 0.52 e arriva ad un valore di 25.8.
Come evidenziato dai dati raccolti (Tab 2), nessuna persona tra quelle sottoposte al controllo ha avuto una menopausa precoce (prima dei 40 anni di età), perciò nella popolazione trattata il fattore di rischio menopausa precoce è escluso.
Questo risulta evidente anche valutando l’andamento del grafico (Fig. 1) dove vengono messi a confronto il T-SCORE e l’età alla menopausa.
Il rischio di frattura a 10 anni compare a partire dai 50 anni di età con un valore medio di 1.73 per raggiungere il dato medio di 15.69 ad 86 anni (Tab 2).
Risulta evidente dall’analisi dei dati riassunti in tabella e dall’andamento del grafico (Fig 2) come vi sia una forte correlazione fra il T-SCORE e il rischio di frattura a 10 anni. Assumendo valori sempre più bassi il T-SCORE, segno di un peggioramento della salute dell’osso, aumenta il rischio di frattura.
Dall’analisi dei dati ottenuti si evince che il calo di matrice ossea colpisce soggetti di sesso femminile dopo la menopausa se presenti diversi fattori di rischio. Tali fattori di rischio sono suddivisibili in due categorie: modificabili e immodificabili, sui secondi è impossibile agire; mentre su quelli modificabili vi è la possibilità di attuare manovre correttive iniziando dalla sensibilizzazione al problema osteoporosi.