Perforando i laghi in Antartide conosceremo il livello dei futuri oceani

Alcuni scienziati del Regno Unito hanno avviato un progetto di perforazione del lago Ellsworth, in Antartide, situato a 3 chilometri di profondità sotto la coltre di ghiaccio che ricopre il continente, allo scopo di dimostrare i rischi che possono essere correlati con un veloce innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo in relazione con i cambiamenti climatici.

I sedimenti del lago, che si trova alcune centinaia di metri al di sotto del livello del mare, isolato perfettamente dallo spessore del ghiaccio da migliaia di anni, possono includere conchiglie fossili la cui datazione permetterebbe di sapere esattamente quando si sciolse l’ultima copertura di ghiaccio.

Gli esperti ritengono che la coltre di ghiaccio su questo lago dell’Antartide occidentale  contenga abbastanza acqua da provocare un aumento del livello dei mari in tutto il mondo di 3-5 metri, qualora si sciogliesse l’intera massa di ghiaccio. Una vera minaccia, una catastrofe devastante per le zone costiere, dal Bangladesh alla Florida, da Buenos Aires a Shangai.

Questa ipotesi estrema appare però esagerata e poco attendibile.

“La società ha bisogno di conoscere il rischio reale dello scioglimento della calotta di ghiaccio”, ha comunque affermato Martin Siegert, dell’Università di Bristol, responsabile della missione che verrà effettuata in concorrenza con Russia e Stati Uniti d’America e cercherà anche di individuare possibili forme di vita ancora sconosciute.

E’ risaputo infatti che in Antartide esistono 360 laghi subglaciali, originati dal calore terrestre che fonde il ghiaccio nei suoi strati più profondi.

“Un modo per scoprire quanto siano alti i rischi di scioglimento della calotta di ghiaccio è sapere quando è avvenuta l’ultima fusione” ha detto Siegert, parlando della missione, in fase di preparazione da ben 16 anni. “Ora siamo finalmente giunti al momento di dare il via e procedere alla raccolta di dati”.

Chris Hill, direttore del programma presso il British Antarctic Survey, ha annunciato: “Metteremo piede sul ghiaccio nel mese di ottobre e speriamo di portare i primi campioni in superficie entro il mese di dicembre”.

Siegert ha voluto aggiungere che attualmente nessuno conosce l’età effettiva del ghiaccio dell’Antartico occidentale.

Secondo lui, si sarebbe potuto sciogliere nei periodi più caldi, sia 125mila anni fa così come 440mila anni fa o anche un milione di anni fa; in ogni momento, cioè, in cui il livello dei mari della Terra è stato più alto dell’attuale.

Più preoccupante sarebbe se il ghiaccio scioltosi nel periodo dell’Eemiano, 125mila anni fa quando le temperature erano leggermente più alte delle attuali, avesse provocato realmente un livello dei mari in tutto il mondo di  4-6 metri più alto dell’attuale. Questo evento potrebbe essere un segnale che la calotta di ghiaccio sarebbe oggi molto vulnerabile per una fusione provocata da emissioni antropiche di gas serra.

Per la verità, molti scienziati ritengono però che la Groenlandia, con una quantità di ghiaccio tale da provocare, se disciolto, un innalzamento del livello dei mari fino a 7 metri, sia molto più vulnerabile dell’Antartide occidentale.

Più rassicurante appare comunque la calotta antartica orientale che, essendo molto più estesa, con una quantità di ghiaccio sufficiente al sollevamento del livello dei mari di 50 metri, è sicuramente più fredda e più stabile.

Ad oggi, il livello dei mari è aumentato di 17 cm dal secolo scorso, ma molti scienziati ritengono che entro la fine di questo secolo l’aumento potrà arrivare fino ad un metro.

Siegert muove ora anche qualche accusa, non molto velata, sul ritardo della missione, rivelando che il programma di perforazione del ghiaccio e delle analisi dei sedimenti era stato finora sottovalutato e posto in secondo ordine rispetto allo studio dell’evoluzione dei microrganismi al di sotto della coltre di ghiaccio.

Infatti si riteneva che quest’ultimo studio avrebbe potuto aiutare ad individuare la vita altrove nel sistema solare, ad esempio sotto i ghiacci che avvolgono la luna di Giove, Europa.

La Russia, ad ogni modo, è già entrata in corsa. Ha già perforato il lagoVostok, nell’Antartide orientale, all’inizio di quest’anno e gli scienziati contano di iniziare il prelevamento di campioni nel prossimo anno.

Gli scienziati USA, dal canto loro, hanno invece in programma di sondare il lago Whillans “intorno alla metà di gennaio 2013”, ha dichiarato John Priscu della Montana State University.

Secondo Priscu la missione avrebbe inviato un veicolo robotizzato, che terrà aperto il foro per un paio di settimane, al contrario del piano britannico che prevede di prelevare i campioni in pochi giorni.

Siegert ha comunque minimizzato la “gara” delle tre nazioni, pur dichiarando che il mondo scientifico è popolato di studiosi che “vogliono essere i primi in qualsiasi impresa”.

Leonardo Debbia
14 ottobre 2012