Maiali intelligenti come i cani?

intelligenza-animaleSecondo autorevoli studi e numerose ricerche, esistono prove valide a testimoniare che i maiali siano tanto intelligenti e socievoli quanto lo sono i cani.

Per dirla tutta, queste conclusioni non trovano il consenso unanime del mondo scientifico. L’obiezione più diffusa riguarda proprio gli autori degli studi in questione, la cui oggettività viene messa in dubbio in partenza (e nel prosieguo di questa esposizione, si avrà modo di verificare che alcune opinioni sono effettivamente guidate da interessi di parte).

Infatti, l’affermazione iniziale era solo introduttiva per una considerazione che immediatamente  consegue. Se si riconosce ai maiali una intelligenza e una socievolezza pari a quella dei cani, si deve tuttavia riconoscere che questi ultimi godono del nostro affetto e di mille altre attenzioni, mentre gli altri li apprezziamo soltanto quando li abbiamo in tavola come cibo.

Negli Stati Uniti è in atto una campagna, ribattezzata “The Someone Project”, che mette in evidenza come gli animali da fattoria siano realmente più intelligenti ed emotivamente più complessi di quanto finora si sia creduto.

Gli autori di questo progetto sperano che d’ora in avanti questi animali possano essere visti sotto una luce diversa, con la stessa simpatia che viene riservata alle scimmie, ai delfini o agli elefanti.

“Quando chiediamo perché si mangino polli ma non cani o gatti, la risposta che riceviamo è che questi ultimi sono cognitivamente più sofisticati. Ma sappiamo che questo non è vero”, ha detto Bruce Friedrich, di Farm Sanctuary, l’organizzazione di protezione degli animali, che sta coordinando il nuovo progetto.

“Siamo un popolo di amanti degli animali” dice Friedrich. “Ma gli animali con cui abbiamo più frequentemente a che fare sono quelli destinati alle nostre mense (e che possiamo mangiare)”.

Il fatto che a pronunciarsi così sia un “vegano”, una persona che si nutre di frutta e verdura e rifiuta la carne come alimento, non deve farci trarre conclusioni affrettate o provocare alzatine di spalle. Molti che – come chi scrive – vegani non sono e che quindi mangiano abitualmente carne, o non trovano di meglio che dare giustificazioni coinvolgenti esclusivamente la sfera affettiva o propongono spiegazioni storico-antropologiche per un comportamento che ha probabilmente radici più profonde.

Tornando al progetto USA, lo scienziato che lo guida è Lori Marino, anch’egli vegano e docente di psicologia alla Emory University della Georgia (USA), che ha condotto studi approfonditi sull’intelligenza di balene, delfini e primati.

Il programma di Marino è di rivedere la letteratura scientifica esistente sull’intelligenza degli animali da fattoria, di individuare le aree che giustifichino le nuove ricerche e di proporre i risultati di queste ricerche tramite conferenze, filmati e social media.

In una intervista, Marino afferma: “Il punto non è essere superiori a questi animali, ma ri-educare i giudizi delle persone su di essi. Questi sono, in realtà, animali molto complicati”.

Per Marino e Friedrich l’obiettivo del progetto è duplice: sostenere un trattamento più umano degli animali e far crescere il numero di cittadini americani che scelgono di non mangiare carne.

“Noi non vogliamo che siano tutti vegani o sostengano le nostre idee”, ha puntualizzato Marino. “Ma vorremmo chiedere un momento di riflessione e magari – perché no? – far sentire la gente un po’ a disagio”.

Le principali associazioni che rappresentano i produttori di polli e di maiali assicurano che si sono già fatti passi avanti nel trattare meno crudelmente gli animali da allevamento.

“Pur riconoscendo che gli animali da allevamento hanno un certo grado di intelligenza, Farm Sanctuary, secondo noi, sta cercando di umanizzarli per poter porre fine al consumo di carne”, ha sostenuto David Warner, del Consiglio Nazionale Produttori di Maiali. “Mentre i vegani hanno tutto il diritto di esprimere la propria opinione e noi il dovere di rispettarla, loro non dovrebbero forzare gli altri a condurre il loro stile di vita”.

Gwen Venable, dell’ U.S. Poultry and Egg Association, ha fatto presente che il pollame ha il vantaggio di fornire un buon quantitativo di proteine a prezzi accessibili.

“I consumatori hanno tutto il diritto di scegliere di mangiare quello che più si adatta alle loro preferenze alimentari e alle esigenze nutrizionali”, ha scritto Venable in una e-mail. “Noi non riteniamo però ragionevole la campagna di Farm Sanctuary, il cui fine ultimo è togliere dalle mense la carne dei polli e dei suini”.

Thomas Super, del National Chicken Council, ribadisce a sua volta che gli sforzi volti a collegare gli animali da allevamento con gli animali domestici fa parte di una strategia per  creare una “società senza carne”.

Mentre “The Someone Project” coinvolgerà molte specie di animali da allevamento, i maiali saranno forse uno dei punti di forza, data la vastità degli studi sulla loro intelligenza ed il loro comportamento. Alcuni ricercatori stimano infatti che le capacità cognitive dei maiali siano superiori a quelle di un bambino di tre anni, così come accade per i cani e i gatti.

Sul sito web della Ethical Treatment of Animals  c’è una sezione intitolata “Le vite nascoste dei maiali”, in cui questi animali vengono descritti come sociali, giocosi e protettivi, capaci di capire fino a 20 parole diverse.

“I maiali sono noti per la loro capacità di sognare, riconoscere i propri nomi, imparare giochi e condurre una vita sociale che un tempo veniva attribuita soltanto ai primati” si legge sul sito. “Ai maiali piace giocare con la palla, ascoltare musica ed essere accarezzati, proprio come succede agli esseri umani”.

Il sito racconta anche storie di maiali che hanno salvato vite umane in pericolo nonché le loro stesse vite, fuggendo dai camion diretti ai macelli.

Bob Martin, un esperto di sistemi alimentari della Johns Hopkins School of Public Health, ha raccontato che, durante una sua visita in una fattoria dell’Iowa, aveva notato che i maiali chiusi in gabbia mostravano segni di depressione, mentre quelli che erano lasciati liberi correvano incontro all’allevatore per salutarlo e per interagire con lui, come fanno i cani.

Bernard Rollin, professore di filosofia e scienze animali alla Colorado State University, afferma: “Bisogna avere una cecità ideologica per pensare che questi animali non siano intelligenti. Spero che si possa tornare ad una agricoltura che tenga conto delle esigenze e della natura biologica e psicologica degli animali, piuttosto che lavori contro di loro”.

 “Il punto è che siamo abituati a vederli come insiemi, mandrie o branchi”, ha detto. “Vedi 1000 mucche o maiali e pensi che siano tutti uguali. In realtà esistono molte differenze individuali”.

In uno studio della British Columbia University, gli psicologi Matthew Ruby e Steven Heine concludono che tra i dubbi della gente che mangia carne, la preoccupazione maggiore è rappresentata dal livello d’intelligenza dell’animale.

Un altro studio recente di Università australiane e britanniche ha invece concluso che l’esperienza di molti mangiatori di carne cozza contro il ricordo di come siano intelligenti gli animali di cui si nutrono.

“Sebbene alla maggior parte non importi della carne che mangia, non piace tuttavia pensare che l’animale che sta mangiando possa aver avuto una mente”, hanno scritto i ricercatori sul Personality and Social Psychology Bulletin.

Leonardo Debbia
4 agosto 2013