Entro il 2100, mari più alti di un metro. Lo assicura un nuovo studio

Scioglimento del ghiaccio sulle coste della Groenlandia.
Scioglimento del ghiaccio sulle coste della Groenlandia.

Secondo una recente ricerca condotta da due studio di dell’Università di Bristol, il futuro innalzamento globale del livello del mare provocato dallo scioglimento del ghiaccio in Antartide e in Groenlandia potrebbe avere effetti di gran lunga superiori di quanto stimato nel Climate Change del 2007, il quarto rapporto di valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change), l’organo istituito nel 1988 con il compito di fornire valutazioni tecnico-scientifiche e socio-economiche, escludendo però la ricerca cera e propria, in materia di cambiamenti climatici, impatti  e ricadute, adattamento e mitigazione.

Lo studio, pubblicato il 6 gennaio su Nature Climate Change, è il primo del suo genere sull’argomento dello scioglimento del ghiaccio.

Jonathan Bomber e Willy Aspinall, i due autori, hanno “pesato” le previsioni  di 26 scienziati, raccolte in un questionario, sull’innalzamento dei mari durante i prossimi cento anni.

Questo metodo, chiamato “expert elicitation”, è già stato utilizzato in un certo numero di settori scientifici quali, ad esempio, la previsione di eruzioni vulcaniche e la diffusione di malattie.

Stando alle previsioni raccolte, unitamente a modelli previsionali matematici, il contributo dei ghiacci nell’innalzamento del livello del mare entro il 2100 per fusione delle calotte di ghiaccio dell’Antartide e della Groenlandia, sarebbe stimato in 29 centimetri, con una probabilità del 5 per cento che si possa arrivare a superare gli 84 centimetri.

Da sottolineare, per inciso, che le calotte di ghiaccio sono sì potenzialmente il fattore responsabile più importante su un eventuale futuro aumento del livello dei mari, ma mostrano anche la più grande incertezza sul loro comportamento futuro.

Tuttavia, se questo dato viene utilizzato in combinazione con altri fattori responsabili della crescita del livello marino, è implicito un rischio plausibile che la crescita effettiva superi il metro entro il 2100, una misura che, come si può facilmente arguire, avrebbe conseguenze devastanti  per l’intera umanità.

Da notare che il rapporto dell’IPCC aveva fornito valori che andavano dai 18 ai 59 centimetri per sei possibili diversi scenari.

Come corollario, va detto che questo innalzamento di 1 metro e anche più era stato già preannunciato nel gennaio 2009 da Aslak Grinsted, geofisico del Centro per il ghiaccio e il clima al Niels Bohr Institute dell’Università di Copenhagen sulla rivista Climate Dynamics.

“Invece di fare calcoli su quello che si crede accadrà in futuro con lo scioglimento delle calotte di ghiaccio” – commentava Grinsted – “abbiamo fatto calcoli su quello che è accaduto in passato. Abbiamo esaminato la relazione diretta tra la temperatura globale ed il livello del mare nei passati 2000 anni”.

Per questi studi i ricercatori danesi si erano avvalsi anche delle indicazioni fornite dagli anelli di crescita annua degli alberi e di carotaggi nel ghiaccio prelevati da diversi siti del globo.

Fu messo in evidenza che nel 12° secolo, durante il periodo caldo medievale, il livello del mare era più alto di 20 centimetri; mentre nel 18° secolo, durante la “Piccola Era glaciale” il mare era 25 centimetri più basso dell’attuale livello.

“Supponendo che il clima del prossimo secolo sia di 3 gradi più caldo, si dovrebbe prevedere un innalzamento del mare compreso tra 0,9 e 1,3 metri”, aveva concluso Grinsted.

Nella situazione di riscaldamento globale oggi in atto, le conclusioni di Grinsted su un aumento di livello del mare pari ad almeno un metro nei prossimi cento anni sono quindi da ritenersi alquanto attendibili. 

Leonardo Debbia
9 gennaio 2012