Congo: fra miseria, guerra e scienza

Scritto da:
Giulia Orlando
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1 minuto

congoTra il fiume Lomani ed il fiume Tshuapa, nella DRC, la Repubblica Democratica del Congo, la comunità scientifica ha scoperto, nel 2012, una nuova specie di mammifero, una scimmia del genere Cercopithecus.

Questa scoperta è solamente la seconda che, nel giro di venti anni circa, avviene in Africa. I motivi sono diversi, sia le grandi estensioni territoriali che la difficoltà di studiare senza influenze esterne le specie presenti all’interno di alcuni habitat.

Il Congo è un paese ricchissimo ed allo stesso tempo un paese poverissimo. Ricchissimo sia per le miniere di oro e di diamanti, presenti in grande quantità, che per la presenza di alcuni minerali di fondamentale importanza nella industria elettronica. E’ un paese ricchissimo anche a livello naturalistico, con una grande biodiversità a livello floro-faunistico. Questa sua ricchezza rende il Congo un paese travagliatissimo, in cui la rapacità nei confronti di queste ricchezze è causa sia di pesanti interventi esterni, sia di situazioni interne travagliatissime come la lunga guerra civile che sta causando sofferenza e danni sempre maggiori.

Lo scopo primario, anche degli attori esterni, è quello di impedire che il Congo raggiunga una unità ed un equilibrio stabili, che porterebbero la Repubblica Congolese ad una gestione unificata delle grandissime fonti di ricchezza del territorio.

A fronte di questa situazione, chiamata anche Africa World War, sicuramente le difficoltà di studio incontrate dalla comunità scientifica cedono il passo davanti alla umana disperazione di popolazioni rese povere proprio per via della ricchezza estrema del loro paese.

Eppure è proprio dalla comunità scientifica che viene un sollecito a far si che la situazione della Repubblica Congolese trovi al più presto una stabilizzazione pacifica interna, sia per un umano desiderio di pace che deriva dalla conoscenza e dal contatto con una realtà umana di sofferenza, sia per le enormi ricchezze del patrimonio biogenetico della zona che, in questa situazione, sicuramente non potranno essere salvaguardate.

Giulia Orlando
9 gennaio 2013