Alghe del Mediterraneo e attività umane

Cystoseira zosteroides è un’alga di colore marrone, appartenente all’ordine delle Fucales che, vivendo in foreste sottomarine su litorali rocciosi, costituisce l’habitat, la  protezione e il cibo per altri organismi.

Nonostante il suo valore ecologico, non c’è ancora molta bibliografia su questa specie, che si sa comunque essere una delle alghe più sensibili e più colpite dagli impatti ambientali e antropogenici nel Mediterraneo.

  Gli autori sottolineano che la lenta crescita e la bassa attività riproduttiva delle alghe sono in funzione della loro capacità di adattamento all’ambiente (credit: Pol Capdevila, Univ. Barcellona)

 Gli autori sottolineano che la lenta crescita e la bassa attività riproduttiva delle alghe sono in funzione della loro capacità di adattamento all’ambiente (credit: Pol Capdevila, Univ. Barcellona)

Secondo il ricercatore Pol Capdevila, dell’Università di Barcellona (UB), autore principale dello studio relativo, “si è verificata una drammatica diminuzione dell’habitat di formazione delle alghe – principalmente per i generi Cystoseira e Sargassum. Negli ultimi anni, per esempio, in alcune aree marine delle coste francesi, C. zosteroides è drasticamente diminuita a causa delle attività antropiche, quali l’ampliamento di porti e l’inquinamento delle acque.

“Nelle Isole Medes – continua lo studioso – vive una popolazione di Cystoseira che non si è ancora ripresa dagli effetti della tempesta del 26 settembre 2008; un episodio estremo, con venti insolitamente forti e onde di 14 metri, che provocò la morte di circa il 79 per cento delle comunità di questa specie”.

Sussistono molti enigmi sulla biologia e la distribuzione di C. zosteroides nel Mediterraneo, per cui dal 2008 al 2012 un team di ricercatori della UB ha studiato alcune comunità presso le Isole Columbretes, la Costa Montgri, le Isole Medes e il Cap de Creus (Girona, Spagna).

“Tutti gli studi scientifici sulle alghe marine sono difficili, perché è necessario immergersi

su fondali profondi. L’alga Cystoseira zosteroides vive in ambienti molto profondi (dai 25 ai 60 metri) per cui è necessario disporre di molto tempo per poterle studiare in situ”, spiega Capdevila.

Le alghe adottano strategie di vita molto diverse, a seconda degli habitat, sostengono gli autori. Alcune specie si comportano come le erbe, cioè vivono molti anni e si riproducono parecchio; altre sono più simili agli alberi: vivono molti anni, crescono lentamente e si riproducono poco.  

  1. zosteroides ha adottato una strategia simile agli alberi: crescita lenta, alta sopravvivenza e basso tasso riproduttivo.

“Sopravvivenza, riproduzione e crescita sono tre processi demografici essenziali per tutti gli esseri viventi”, afferma Capdevila. “Finchè le risorse sono limitate, ciascuna specie sceglie una  strategia propria. Qualcuna impiega più risorse per aumentare la longevità degli individui (sopravvivenza); altre propendono ad aumentare il numero dei discendenti (riproduzione).

“Gli alberi terrestri e C. zosteroides  impiegano molte risorse per mantenere la biomassa strutturale (crescita del tronco), che fa preferire loro l’elevato tasso di sopravvivenza (una cinquantina d’anni, nel caso dell’alga”.

Questa strategia rende difficile all’alga l’adattamento alle perturbazioni estreme dell’ambiente marino.

“Quest’alga vive in ambienti profondi e tranquilli, dove le risorse (luce naturale) sono limitate, per cui ha difficoltà a reagire ai cambiamenti di breve durata”, avverte lo studioso.

Impatti locali, quali resti di attrezzi da pesca abbandonati sul fondo (reti, fili, tramagli),  inquinamento e intorbidamento dell’acqua e impatti più globali (acidificazione e riscaldamento delle acque) sono tra i fattori più dannosi per le popolazione di C. zosteroides  nel Mediterraneo.

Secondo gli autori, l’alga può compensare le perturbazioni mediante la nascita di nuovi individui che beneficiano dello spazio lasciato dagli adulti. Tuttavia, anche se la comunità non scompare, la popolazione perde il valore strutturale delle sue funzioni nella relativa biomassa. Un piccolo individuo non ha la stessa funzione di un adulto, così le foreste marine – strutture tridimensionali complesse, che aiutano altre specie – diminuiscono. Per di più, la lentezza nella riproduzione produce una crescita lenta della popolazione di alghe, che richiedono molti anni, anche decenni, per recuperare.

“Episodi con frequenti perturbazioni della luce – una forte tempesta ogni venticinque anni – potrebbe significare l’estinzione di C. zosteroides non solo per la perdita di individui, ma anche la perdita di comunità”, avverte Capdevila.

Ovviamente la diminuzione o – peggio – la scomparsa di una specie si ripercuote sull’intero ecosistema e può comportare la perdita di altre specie, determinando uno stravolgimento dell’habitat.

Gli ecosistemi marini sono poco conosciuti e questo peggiora la situazione delle specie in via d’estinzione.

“Abbiamo poche risorse economiche per studiare le alghe, che necessitano tuttavia di protezione e conservazione”, afferma Capdevila. “Ora, stiamo valutando strumenti di ripopolamento delle aree da dove è scomparsa C. zosteroides, per migliorare una loro futura conservazione”.

Leonardo Debbia