Sindrome di Down: più vicini ad una cura

21 Luglio 2013 - di Maria Grazia Tecchia

donna-incintaI ricercatori del Massachusetts Medical School sono i primi ad aver scoperto che un cromosoma X presente in natura può essere indirizzato e neutralizzare il cromosoma responsabile della trisomia 21, ovvero della Sindrome di Down.

Questa sindrome è una malattia genetica che consiste nella perdita di valori cognitivi, a causa di una coppia di cromosomi in più nel corredo genetico.
Gli esseri umani posseggono 23 coppie di cromosomi, di cui due sono cromosomi sessuali, per un totale di 46 cromosomi in ogni cellula. Le persone con la sindrome di Down invece, nascono con tre copie del cromosoma 21 invece di due, e questa “trisomia 21” provoca disabilità cognitiva, insorgenza precoce di Alzheimer, alto rischio di leucemia infantile nonché difetti cardiaci e del sistema immunitario e disfuzione dei sistema endocrino.

Questa patologia si dimostra essere piuttosto complicata da curare in quanto si tratterebbe di correggere un intero cromosoma con cellule trisomiche.

La scoperta dimostra che il difetto genetico responsabile della trisomia 21 può essere soppresso in cellule di coltura (in vitro).
Si tratta di un risultato davvero molto importante che apre nuove strade ai ricercatori che studiano patologie cellulari, potendo identificare in questo modo il complesso percorso del genoma difettoso nella sindrome di Down. Così facendo, sarà molto più semplice studiare la malattia e riuscire a fornire dei farmaci adatti e mirati per le terapie future volte alla correzione di questo problema.

Il Professor Lawrence ha affermato che la correzione di centinaia di geni che fanno parte di un intero cromosoma è stata fino ad oggi al di fuori delle possibilità della scienza, ma con queste scoperte la ricerca riparte con ottime premesse per la terapia futura.

Lo studio ha appurato che la potenza del gene RNA XIST, normalmente responsabile dello spegnimento di uno dei due cromosomi X che si trovano nei mammiferi di sesso femminile, sarebbe potenzialmente in grado di spegnere anche il cromosoma in più che causa la sindrome di Down, agendo in laboratorio con cellule staminali derivanti dal paziente.

Questo importante lavoro consiste nell’aver dimostrato che il gene XIST può essere inserito in una posizione specifica del cromosoma difettato usando la nucleasi a dita di zinco (ZFN) e reprimendo il cromosoma in più lasciando inalterata l’espressione genetica a livelli quasi normali.

Maria Grazia Tecchia
21 luglio 2013