Lucy e Selam camminavano e si arrampicavano sugli alberi, si vede dalle loro scapole

20 Novembre 2012 - di Leonardo Debbia

Sappiamo che Australopithecus afarensis (la specie cui appartenevano il famoso scheletro di Lucy e quello più antico di Selam) aveva sicuramente una stazione eretta ed era in grado di camminare sul terreno, ma finora non abbiamo mai saputo dire con certezza se avesse anche condotto uno stile di vita arboricolo. Anche perché una serie completa di scapole di A. afarensis non è mai stata disponibile per uno studio adeguato.

Per la prima volta David Green, professore della Midwestern University e Zeresenay Alemseged, Curatore di Antropologia presso l’Accademia delle Scienze della California, hanno esaminato accuratamente le due scapole complete di “Selam”, il fossile della bambina afarensis rinvenuto a Dikika, in Etiopia, dallo stesso Alemseged nel 2000. Analisi approfondite e ulteriori osservazioni di queste ossa hanno rivelato ora caratteristiche sicuramente scimmiesche, tali però da permettere a questa specie sia di arrampicarsi sugli alberi che di avere un’andatura bipede sul terreno.

“La questione se Australopithecus afarensis fosse esclusivamente bipede o si arrampicasse anche sugli alberi è stata ampiamente dibattuta per più di trent’anni”, ha ricordato il prof.Green. “Questi importanti fossili forniscono una prova evidente che questi individui, in questo stadio dell’evoluzione umana, erano ancora in parte degli scalatori”.

I risultati dell’indagine sono stati pubblicati su Science del mese di ottobre.

Cranio di Selam (in alto) e scapola destra (in basso). Datato 3,3 milioni di anni fa, è il reperto infantile di ominide fossile più antico. Di sesso femminile, visse 150mila anni prima di Lucy (da Sciencedaily).

Il dott. Alemseged, coadiuvato dal tecnico di laboratorio Keniota Christopher Kiarie, ha impiegato ben undici anni per estrarre accuratamente le due scapole dal resto dello scheletro, incassato in un blocco di arenaria, e per esaminarle molto attentamente.

“Poiché le scapole sono sottili come carta, si trovano raramente allo stato fossile, e quando questo accade, sono quasi sempre frammentate”, dice Alemseged. “Così, trovare entrambe le scapole completamente intatte  e in connessione con lo scheletro di una specie conosciuta e fondamentale è stato come vincere una lotteria. Questo studio ci porta un passo avanti verso la risposta alla domanda: “Quando i nostri antenati hanno smesso di arrampicarsi sugli alberi?” Sembra che questo sia accaduto molto più tardi di quanto i ricercatori abbiano finora ritenuto”.

Selam, come si è detto, era una bambina afarensis di tre anni, vissuta circa 3,3 milioni di anni fa, il cui scheletro è il più completo del suo genere ritrovato fino ad oggi. Dopo aver liberato le scapole dalla roccia circostante, Green e Alemseged hanno digitalizzato le immagini e hanno misurato dettagliatamente le ossa per caratterizzare la loro forma e funzione, confrontandole con altri resti fossili della spalla di altri ominidi, i primitivi parenti: Homo ergaster (il ragazzo Turkana), Homo floriesensis (l’Hobbit), A.africanus e due esemplari adulti di A.afarensis.

Hanno anche fatto un confronto con un ampio campione moderno di giovani scimmie adulte: scimpanzé, gorilla, orang-utang e altri campioni umani.

L’analisi della funzione e della forma delle ossa hanno rivelato che le scapole di A.afarensis sono di natura scimmiesca, il che indica uno stile di vita parzialmente arboricola. D’altra parte, anche l’anatomia della spalla di rappresentanti giovani e adulti di A.afarensis è molto simile all’anatomia delle scimmie viventi.

“Gli umani cambiano la forma delle scapole durante l’ontogenesi in un modo molto diverso da quello delle scimmie”, ha detto il Dott. Green. “Quando abbiamo confrontato la scapola di Selam con i membri adulti di A.afarensis, è stato chiaro che il modello di crescita era più coerente con quello delle scimmie che non con quello degli esseri umani”.

La maggior parte dei ricercatori, comunque, concorda sul fatto che molti caratteri dell’osso dell’anca, degli arti inferiori e del piede degli afarensis sono inequivocabilmente simili all’uomo e adattati per camminare in posizione eretta.

“Questa nuova scoperta conferma il ruolo fondamentale che le specie di Lucy e di Selam occupano nell’evoluzione umana”, ha affermato Alemseged. “Mentre era bipede come gli esseri umani, A.afarensis era ancora un capace scalatore, mantenendo quindi caratteri intermedi.

Anche se non chiaramente umana, la strada di afarensis era però orientata in quella direzione.

Leonardo Debbia
20 novembre 2012