Artico, addio. Nuovi primati negativi nel 2012
- Leonardo Debbia
- 10 Dicembre 2012
- Ricerca & Scienza
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La regione artica ha continuato nel 2012 ad inanellare primati negativi, tra cui la perdita di ghiaccio marino estivo, la copertura di neve primaverile e lo scioglimento della calotta di ghiaccio in Groenlandia.
I risultati sono purtroppo reali, anche se quest’anno la temperatura dell’aria nella regione artica non è stata particolarmente rilevante rispetto alla media del decennio 2001-2011, secondo un rapporto pubblicato il 6 dicembre scorso.
“L’Artico sta cambiando, sia in modo prevedibile che in modo imprevedibile, per cui dobbiamo aspettarci sorprese”, ha affermato Jane Lubchenco, sottosegretario al Commercio per gli oceani e l’atmosfera e Amministratore della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), in occasione della riunione annuale della American Geophysical Union a S. Francisco, in California. “L’Artico è una parte estremamente sensibile del mondo e i risultati del riscaldamento globale sono sotto gli occhi di tutti: meno neve e ghiaccio marino, fusione della copertura di ghiaccio e modifica della vegetazione”.
Anche se le temperature sono rimaste alquanto stabili.
Lubchenco ha riportato l’aggiornamento annuale della Arctic Report Card, in cui sono riassunti i cambiamenti delle condizioni generali intervenuti dal 2006 e che, nell’insieme, rappresentano uno scenario dell’intera regione artica in rapido mutamento.
141 autori provenienti da 15 Paesi hanno contribuito con studi e interventi alla stesura della relazione, in cui sono stati fissati i principali punti di criticità, che di seguito elenchiamo:
Innevamento: Nuovo record negativo per l’emisfero settentrionale raggiunto nel mese di giugno 2012.
Il ghiaccio marino: Estensione minima della copertura di ghiaccio raggiunta nel settembre 2012, il valore più basso finora registrato dai satelliti a partire dal 1979.
Calotta di ghiaccio della Groenlandia: Durata della fusione del ghiaccio più lunga. In un solo giorno, durante il mese di luglio, si è verificato un raro evento di riduzione quasi “a foglio di carta” dello spessore della calotta che ricopre il 97% della superficie.
Vegetazione: La tundra è sempre più verde. La stagione è quella in cui si è avuta la maggior crescita vegetale del periodo 2003-2010. Nel Nord dell’Alaska è stato registrato un nuovo record di temperature più elevate nel permafrost.
Fauna selvatica e catena alimentare: La volpe artica è in via di estinzione e lascia spazio alla volte rossa che, di contro, è in espansione. Le recenti fioriture di fitoplancton sotto il ghiaccio marino estivo suggeriscono che le stime precedenti riguardo la produzione biologica che sta alla base della catena alimentare siano state dieci volte inferiori a quanto in realtà accade oggi.
Mare: Nell’estate 2012 le temperature in superficie sono risultate più elevate, mentre la variazione di salinità non mostra una chiara tendenza.
Tempo: Forte oscillazione della corrente nord-atlantica con differenze di pressione notevoli tra le Azzorre e l’Islanda sub-artica. Si sono verificati tre eventi meteo estremi: freddo intenso tra la fine di gennaio e i primi di febbraio 2012, con nevicate su tutta l’Eurasia e due tempeste importanti, causate da basse pressioni sulla terra e da forti venti sul mare aperto, in Alaska occidentale e in Alaska settentrionale, rispettivamente nel novembre 2011 e nell’agosto 2012.
“La relazione sullo stato dell’Artico” è stata introdotta nel 2006 dal programma della NOAA e viene aggiornata ogni anno dalla Arctic Report Card per monitorare le condizioni in rapido mutamento di quella regione.
“La regione artica dipinta come un luogo gelido remoto che ha poca attinenza con le regioni vicine è uno scenario da ridisegnare completamente” ha detto Martin Jeffries, co-editore della Artic Report Card 2012 e professore della Università dell’Alaska, Fairbanks.
La maggior parte degli studiosi è d’accordo, a parte due eccezioni, sul fatto che le temperature di quest’anno non siano state particolarmente elevate rispetto alla media del decennio. Tuttavia, sono stati notati cambiamenti in vari indicatori che influenzano il clima artico e gli ecosistemi e, nell’insieme, questi cambiamenti sono stati considerati prove evidenti di uno sconvolgimento estremo del sistema ambientale artico.
E’ improbabile – si afferma da diverse parti – che le condizione negative registrate quest’anno possano tornare rapidamente indietro.
“Il dato sulla quantità di neve primaverile e il dato negativo del minimo di ghiaccio marino del 2012 sono esempi di fonti che, da sole, mostrano quanto sia consistente il processo avviato e i motivi per cui la fase di cambiamento non si ferma, ma sta continuando”, ha aggiunto Jeffries. “Con il ritiro della copertura di ghiaccio marino e di terreno innevato, stiamo perdendo superfici altamente riflettenti e, con l’aumento delle aree con superficie scura, sia in terra che nell’oceano, aumenta anche l’esposizione alla luce solare. In questo modo si incrementa la capacità di accumulo di calore all’interno del “sistema Artico”, che consente quindi, oltre alla fusione, di avere un ciclo che si auto-rafforza”.
Leonardo Debbia
10 dicembre 2012