Scoperto antico batterio della lebbra, la più antica infezione umana

Una ricerca dell’MD Anderson Cancer Center presso l’Università del Texas, pare aver svelato alcuni antichi misteri sulla lebbra o ‘morbo di Hansen’, che, in passato, ha afflitto l’umanità per secoli.

I risultati sono stati pubblicati su PLoS Neglected Tropical Diseases.

Secondo il nuovo studio, questa malattia potrebbe essere la più antica specifica infezione umana, con radici che affondano nella notte dei tempi.

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Si parla, addirittura, di milioni di anni fa.

Nel mondo compaiono ancora centinaia di migliaia di casi all’anno, anche se oggi può considerarsi una malattia in fase di scomparsa. Negli Stati Uniti, ad esempio, la presenza si riduce a 100-200 nuovi casi all’anno.

La lebbra – è risaputo – attacca pelle e nervi, ma attualmente, per combatterla, esiste una serie di efficaci antimicrobici.

Tuttavia, se non curata adeguatamente, oltre ai danni provocati dalle lesioni cutanee e le deformità del viso e degli arti, può ancora avere esiti fatali per chi ne viene colpito.

La ricerca, condotta dal patologo Xiang-Yang Han, parte dalla scoperta, nel 2008, di una nuova forma di lebbra, causata da un batterio, il Mycobacterium lepromatotis, nuovo arrivato rispetto al precedente, fino ad allora unico conosciuto, Mycobacterium leprae.

Han e il suo team avevano individuato il nuovo batterio in pazienti provenienti da Messico, Canada, Brasile, Singapore e Myanmar.

Nello studio sono stati esaminati resti scheletrici provenienti da due siti in Giappone, Tawara-ga Yatsu e Usukubo, le cui sepolture, sulla base della forma dei vasi e la presenza di monete metalliche, sono state fatte risalire al 18° secolo.

Il DNA, estratto da 11 campioni scheletrici di tre individui, ha rivelato infezioni da Mycobacterium leprae.

In collaborazione con Francisco Silva, un genetista evolutivo spagnolo, il team di ricerca ha confrontato 20 geni del nuovo batterio, Mycobacterium lepromatotis, con i geni di Mycobacterium leprae, scoprendo un antenato comune, antico di circa 10 milioni di anni.

Il team ipotizza che, prima della divergenza nelle due forme, questo antenato comune avrebbe subìto una massiccia ‘evoluzione riduttiva’ che provocò l’inattivazione del 40 per cento dei geni nel suo genoma: questi geni sarebbero diventati ‘pseudogeni’ o forse sarebbero andati perduti.

Questa evoluzione riduttiva, unica tra tutti i batteri patogeni conosciuti, era già stata evidenziata dal sequenziamento del genoma del Mycobacterium leprae diversi anni fa, prima della scoperta del Mycobacterium lepromatotis, da un altro gruppo di ricercatori.

In questo studio, alla luce del confronto, si conclude che la lebbra debba esistere da milioni di anni, spiegando le prove di questa asserzione.

Un primo elemento di prova è che la lebbra, severa malattia dell’uomo, sia imputabile a batteri in grado di accrescersi anche fuori del corpo umano, ad esempio negli armadilli selvatici, pure se limitatamente al Nord e Sud America, probabilmente infettati dai primi esploratori solo poche centinaia di anni fa.

Un secondo elemento di prova è che tutti i ceppi di Mycobacterium leprae in tutto il mondo hanno genomi identici, il che fa pensare: 1) la lebbra ha avuto origine in Africa 100mila anni fa e poi si è diffusa ovunque nel mondo, con l’uscita di Homo sapiens dall’Africa; 2) i batteri della lebbra sono talmente stabili che dimostrano una vita parassitaria molto più vecchia dei 100mila anni ipotizzati prima d’ora.

La terza prova riguarda l’antenato comune dei due batteri, che aveva un genoma gracile, incapace di vita libera e quindi improbabile che potesse essere trasmesso ad altre specie ospiti.

Infine, l’età più antica degli ‘pseudogeni’ dei batteri della lebbra suggerisce che l’inattivazione del gene sia iniziata milioni di anni fa – probabilmente 20 milioni – allorché l’antenato comune si trasmise ai primi antenati umani, trasformando la sua esistenza in rigorosamente parassitaria.

In sostanza, la teoria dello studio unifica l’evoluzione riduttiva dei batteri e il loro stile di vita esclusivamente parassitario nell’uomo in un unico, lungo processo.

La teoria avanzata da Han e Silva che la lebbra esista da milioni di anni offre nuove intuizioni sulla patogenesi della malattia.

L’adattamento parassita dei batteri ospiti nei corpi degli ominidi si assimila bene ad una sorta di gioco ‘a nascondino’: il parassita si nasconde dalle mutazioni, mantenendo le sue peculiarità e, alla fine, si traduce nell’ignorare le capacità immunitarie dell’ospite, fenomeno già osservato nella lebbra.

La conclusione di Han e Silva è che la lebbra può anche essere vista come una conseguenza naturale di un lungo parassitismo.

“La scoperta del nuovo agente della lebbra, il Mycobacterium lepromatotis, è stata incidentale.

Tuttavia, l’individuazione di una ulteriore causa della malattia, contribuisce alla comprensione della malattia antica. In particolare, rintracciare l’origine della lebbra attraverso l’evoluzione parassitaria adattativa dei batteri della lebbra serve non solo per questa malattia ma anche per comprendere i meccanismi che stanno dietro alle altre infezioni umane”, conclude Han.

Leonardo Debbia
5 marzo 2014