Male al fegato? Potrebbe essere colpa del cadmio

Scritto da:
Davide Basili
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cadmio
Cadmio (Wikipedia)

Secondo uno studio condotto dai ricercatori americani della Johns Hopkins University School of Medicine, a Baltimora, coloro che hanno un livello di cadmio troppo elevato nell’organismo soffrono di male al fegato. Il cadmio, metallo utilizzato a livello industriale per diversi prodotti che l’uomo consuma giornalmente, tra cui pile e materiali plastici, è anche contenuto nelle sigarette, per cui i fumatori devono stare all’erta e tenere sotto controllo il livello della sostanza.

Gli studiosi, guidati da Omar Hyder, hanno condotto una ricerca su oltre 12mila partecipanti ad un grande sondaggio americano sulla salute dei cittadini, il  National Health and Nutrition Examination Survey, incrociando i livelli di cadmio presenti nelle urine con gli esiti emersi dagli ultrasuoni utilizzati per diagnosticare le più comuni malattie del fegato.

Dai dati emersi è evidente che il rischio di morte per coloro che hanno un alto tasso di cadmio nell’organismo è di 3,5 volte superiore rispetto a chi ha invece un tasso inferiore. Vi è dunque la necessità di approfondire l’argomento, visto che, come sottolinea il dottor Hyer: “Conosciamo già i rischi per la salute dei metalli pesanti come il piombo e il mercurio, ma non sappiamo molto di quello che il cadmio fa al corpo”.

Al momento, quello che si sa con certezza è che tra le possibili malattie causate dalla sostanza ve ne sono due caratterizzate dai depositi di grasso nel fegato che, ostacolando il normale funzionamento di filtraggio delle tossine del sangue, causano problemi sia nella digestione che nella produzione di ormoni. Si tratta della steatosi epatica non alcolica e della steatoepatite non alcolica.

A quanto è emerso dallo studio, sembra che gli uomini siano più colpiti delle donne, in quanto queste, specialmente durante la menopausa, sono per così dire protette da alcuni ormoni che permettono una maggiore distribuzione del cadmio in tutto il corpo, riuscendo così ad alleggerirne la concentrazione nell’organo.

Davide Basili
14 maggio 2013