lo sport corre più veloce del Parkinson
- Giuliano Centonza
- 23 Maggio 2013
- Salute, Salute & Medicina
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Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa che compare solitamente tra i 59 e i 62 anni e di cui in Italia ne soffrono almeno 300mila persone, anche se si ritiene che molti anziani, non sono censiti.
Questa malattia è riconoscibile per una costante e continua perdita di elasticità articolare e muscolare, rigidità, lentezza nei movimenti e perdita di equilibrio e ciò è dovuto ad una produzione di dopamina ridotta al minimo o annullata data la morte di una percentuale di neuroni intorno al 50-60%. In modo particolare i neuroni ad essere interessati sono quelli che si trovano nella sostanza nera, una piccola zona del cervello atta a controllare tutti i movimenti, proprio attraverso il neurotrasmettitore dopamina.
Dato il manifestarsi così attardato, è necessario sottoporsi a controlli preventivi, soprattutto per chi ha altri casi in famiglia (possibilità che si sviluppi la malattia nei discendenti è del circa il 20%) anche se, tra le cause in studio, oltre a fattori genetici, ci sono fattori ambientali come ad esempio l’ esposizione a particolari sostanze contenenti metalli e pesticidi.
Come è facilmente intuibile, non si possono aspettare i primi sintomi per parlarne col medico in quanto vorrebbe dire prendere la malattia in uno stadio ormai avanzato e inarrestabile; ma vediamo come si può ridurre drasticamente la probabilità di sviluppare il Parkinson.
Uno studio della Scuola di salute pubblica della Harvard University, pubblicati sulla rivista Neurology, dimostrerebbe il rapporto tra il tenersi in esercizio e lo sviluppo del Parkinson.
Secondo questa ricerca infatti gli uomini che hanno affermato di aver fatto molto moto regolarmente da giovani hanno dimostrato di avere una probabilità di essere colpiti dal morbo di Parkinson molto inferiore (del 60%) rispetto agli uomini sedentari. Gli uomini che avevano fatto l´attività fisica più intensa solo all´inizio dello studio, durato 10 anni, sono riusciti a ridurre la probabilità del 50%. Allo studio hanno partecipato 125 mila uomini e donne. I risultati, però, non hanno dimostrato alcun beneficio per le donne.
Non a caso infatti tutti i medici si stanno battendo per inculcare la cultura della attività fisica.
Seppure questa non possa curare definitivamente questa malattia è molto utile in quanto si andrebbe a stimolare la produzione di dopamina e quindi tenere acceso questo sistema, in secondo luogo, anche quando la malattia ha lanciato i primi segnali, una moderata attività fisica andrebbe a rallentare la degenerazione oltre a migliorare la flessibilità delle articolazioni, la forza muscolare, il senso dell’ equilibro e soprattutto la coordinazione che mette più a dura prova il nostro cervello.
Molto importante risulta inoltre nel prevenire stipsi, disturbi del sonno ed osteoporosi, tutte conseguenze derivanti dalla ridotta attività motoria in seguito a degenerazione da Parkinson.
Inoltre altri studi più recenti hanno anche mostrato una stretta correlazione tra lo sviluppo della malattia e il Parkinson. I risultati di tale ricerca hanno messo in evidenza come la malattia si sviluppi meno in zone che seguono abbastanza rigorosamente la dieta mediterranea con elevato consumo di verdure e frutta stagionale ad alto contenuto di antiossidanti che hanno il ruolo di coadiuvare l’organismo ad eliminare le varie sostanze tossiche dovute al metabolismo.
A questi si contrappongono quei Paesi in cui è diffusa una alimentazione costituita principalmente da grassi e alimenti “spazzatura”.
Perciò quando la prossima volta il vostro medico vi dirà di fare attività fisica e seguire una dieta corretta ed equilibrata, prendetelo alla lettera.
Farete del bene non solo alla vostra linea ma a tutto il vostro organismo.
Giuliano Centonza
23 maggio 2013