La memoria

La memoria
La memoria porta con sé tanti "punti interrogativi" a cui rispondere

A molti di noi sarà capitato di guardare una foto e ripercorrere con la memoria i tanti attimi vissuti prima e dopo quello scatto. Ci ricordiamo del luogo in cui eravamo,con chi eravamo al momento della foto e talvolta persino quali odori ci circondavano. Riportiamo alla mente insomma tutte le percezioni del momento. Tutto questo è reso possibile dalla memoria.

La memoria risiede nel nostro cervello e rappresenta un universo pieno di enigmi ancora da svelare. Spesso la si identifica come qualcosa di astratto,di inconsistente e non tangibile. Eppure anche la memoria ha una sua forma materiale. Non è ancora ben noto in cosa consista il processo di memorizzazione ma molti studiosi ritengono che essa sia il frutto di flussi ionici all’interno delle sinapsi del nostro cervello.

Diverse sono le sue classificazioni: c’è la memoria primaria, che si forma nei primi secondi di un evento, quella a breve termine, che permette di fissare il ricordo per una ventina di minuti, e quella a lungo termine, dove il ricordo permane per molto tempo superando il “controllo” delle informazioni importanti.

Ma chi decide cosa è davvero importante ricordare? Ancora una volta è il cervello a svolgere il lavoro finale. Nel cervello si individua in particolare una zona del sistema limbico chiamata ippocampo, la quale è responsabile della gestione delle emozioni.  Negli esseri umani e negli altri mammiferi sono presenti due ippocampi, uno in ogni emisfero del cervello, e nell’uomo esso ha una forma curva e convoluta, che ricordò ai primi anatomisti l’immagine di un cavalluccio marino,da cui deriva il nome greco (hippos = cavallo e campos = mare).

Le varie componenti del sistema limbico, strettamente collegate all’ipotalamo, regolano i comportamenti relativi ai bisogni primari per la sopravvivenza dell’individuo e della specie:  mangiare, bere, procurarsi cibo e relazioni sessuali nonché, per una specie evoluta come l’uomo, l’interpretazione dei segnali provenienti dall’ambiente.  Quindi gestisce le emozioni, i sentimenti e perciò anche la nostra percezione della realtà.
L’ippocampo si occupa di selezionare in base alle emozioni positive o negative le informazioni che risiederanno nella memoria a lungo termine, in qualche modo seleziona cosa è degno di essere “promosso” a ricordo.

La particolarità della memoria sta anche nel fatto che essa non è costituita da singoli dati impressi nel cervello come su un disco fisso, bensì da tanti dati associati, in maniera tale da permettere di ricordare un intero evento anche se questo risultasse sfocato in qualche punto,per esempio a  seguito di un ictus.

Lo studio dei processi di memorizzazione continua e risulta notevolmente affascinante pensare che attraverso l’analisi dei soggetti affetti da malattie che causano perdita di memoria, quale l’Alzheimer per esempio, si possa approfondire la conoscenza non solo della memoria ma anche della capacità di previsione di eventi futuri. Alcuni studiosi infatti hanno recentemente provato a far prevedere alcune situazioni a soggetti affetti da disturbi dell’ippocampo,notando che di fatto erano incapaci di dare un’idea di cosa sarebbe accaduto di lì a poco rispetto a soggetti sani.

Ci atteniamo ai dati comprovati, essendo la scienza per sua definizione una materia sperimentale, ma non c’è limite all’immaginazione e molti studiosi cercano di capire le relazioni che intercorrono tra memoria e capacità di elaborare eventi futuri.