‘Viaggio allucinante’ attraverso il corpo, estremamente preciso

18 Dicembre 2011 - di Maria Grazia Midossi
Una pillola endoscopica
Una capsula endoscopica

Gli endoscopi – piccole telecamere o fibre ottiche che di solito sono attaccate a tubi flessibili destinati ad esaminare l’interno del corpo – possono essere pericolosamente invasivi. Queste procedure spesso richiedono farmaci sedativi e alcuni tempi di recupero. Ora un ricercatore dell’Università di Tel Aviv sta sviluppando una “capsula endoscopica” che può muoversi attraverso il tratto digestivo per rilevare i problemi senza essere collegata a nessun tubo.

Secondo il Dott. Gabor Kosa della Scuola di Ingegneria Meccanica di TAU, il progetto è ispirato da una capsula endoscopica progettata per l’uso nel piccolo intestino. Ma a differenza della capsula esistente, che viaggia a caso e scatta foto ogni mezzo secondo per dare ai medici una visione d’insieme degli intestini, le nuove capsule “senza fili”  utilizzeranno il campo magnetico di una risonanza magnetica (MRI) e segnali elettronici manipolati da coloro che gestiscono la capsula per forgiare un percorso più preciso.

É un modo meno invasivo e più preciso per i medici per ottenere una visione rilevante del tubo digerente, dove è difficile  diagnosticare tumori o ferite che possono essere nascosti, o consentire trattamenti come biopsie o la somministrazione di medicinali locali. La tecnologia, che è stata recentemente riportata in Microdevices Biomedica, è stata sviluppata in collaborazione con Peter Jakab, un ingegnere del Laboratorio di Pianificazione chirurgica a Brigham e il Women Hospital di Boston, affiliato alla Harvard Medical School. Ciò che distingue questo endoscopio è la sua capacità di esplorare attivamente l’apparato digerente sotto la direzione di un medico.

 Per fare questo, il dispositivo si basa sul campo magnetico della risonanza magnetica come “forza trainante”, dice il Dott. Kosa. “Una risonanza magnetica ha un grande campo magnetico costante”, spiega. Al fine di aiutare le capsule a “nuotare” con la corrente magnetica, i ricercatori hanno dato loro delle “code”, una combinazione di bobine di rame e polimeri flessibili. Il campo magnetico genera una vibrazione nella coda che permette il movimento e microsensori integrati nella capsula  permettono all’operatore di manipolare il campo magnetico che guida il movimento del dispositivo.  “La capacità di guidare la capsula”, dice il Dott. Kosa , “non solo porta ad una migliore capacità di diagnosi, ma i pazienti sperimenteranno una procedura meno invasiva in una frazione del tempo”.