Pasta asciutta a rischio?

22 Dicembre 2012 - di Giulia Orlando

granoI cambiamenti climatici che, in molte aree, sono causa diretta di gravi danni alla agricoltura, stanno mettendo a rischio le coltivazioni di grano.

Ne parla il giornalista Mark Hertsgaard dalle colonne del Newsweek: l’allarme siccità coinvolge l’intero pianeta e senza drastici provvedimenti contro il riscaldamento globale, anche la pasta è a rischio.

Non solo la pasta ovviamente: ad essere a rischio sono infatti le coltivazioni di grano, sempre più colpite dall’aumento delle temperature, dalle tempeste e dalla siccità che, secondo i più recenti studi, sono fenomeni che si prospettano essere in continuo aumento.

Il giornalista ha ricordato anche gli effetti degli uragani Sandy e Katrina, a dimostrazione del fatto che le condizioni climatiche estreme provocate dal surriscaldamento possono diventare gravissime e pericolose.

Il cuore dell’ articolo di Hertsgaard è il collegamento fra i cambiamenti climatici indotti dall’uomo e la capacità stessa dell’uomo di sopravvivere e di alimentarsi.

Grano, riso, mais: tutti sono soggetti agli effetti dei cambiamenti climatici, ma a soffrirne di più è il grano, minacciato in quanto fortemente sensibile all’aumento delle temperature.

Il professor David Lobell, professore per la sicurezza alimentare e l’ambiente alla Stanford University, ha pubblicato uno studio secondo cui l’aumento della temperatura globale, negli ultimi 50 anni, di circa un grado, ha causato un calo del 5,5 % nella produzione di grano.

Gli studi compiuti dall’IFPRI, l’ International Food Policy Research Institute, hanno portato alla previsione di una diminuzione della produzione fra il 23 % ed il 27 % entro il 2050, se non verranno adottate misure atte a limitare l’aumento delle temperature.

La siccità che ha colpito gli Stati Uniti, dovuta al caldo record del 21012, continua ad interessare il 60 % degli USA ed il drastico calo di resa di mais e soia ha provocato un brusco aumento dei prezzi degli alimenti in tutto il mondo.

Il problema quindi, non è così remoto come potrebbe sembrare.

Giulia Orlando
22 dicembre 2012