Dalla lotta per la sopravvivenza all’eternità: l’ambra, la macchina del tempo della Natura

Scritto da:
Andrea Bonifazi
Durata:
1 minuto

Bzzzzz Bzzzzz

“Avverto un ronzio in lontananza.”

Bzzzzz bzzzzzzzz

“Si fa sempre più vicino, lo percepisco chiaramente. In pochi secondi piomba su di me un apparentemente innocuo Insetto fitofago, tanto piccolo, quanto famelico! Mi perfora la corteccia, comincia a succhiare avidamente la mia linfa. Non sento dolore, ma devo reagire: a un attacco si risponde sempre con un contrattacco! Non riesco a muovermi, ma posso contare su altre strategie difensive: una luccicante sostanza fluida estremamente viscosa comincia a essudare dal mio corpo, colando ai lati del mio robusto fusto. Devo tentare di intrappolare e uccidere il nemico, chiunque si pone tra me e lui sarà sacrificato per lo status quo!”

Bzzz…bzz…bz…

“È morto! E ha trascinato con sé anche chi non c’entrava nulla! “In guerra non devi riuscire simpatico: devi soltanto avere ragione”, dirà qualcuno tra qualche anno.”

Questo reperto cela al suo interno un ecatombe di Formiche. Ambra dominicana proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
Questo reperto cela al suo interno un ecatombe di Formiche. Ambra dominicana proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

La guerra è una strategia collaudata da milioni di anni, non abbiamo inventato nulla di nuovo, solo i mezzi con cui combatterla. “La guerra c’è sempre stata. Prima che nascesse l’uomo, la guerra lo aspettava. Il mestiere per eccellenza attendeva il suo professionista per eccellenza. Così era e così sarà”, diceva lo scrittore Cormac McCarthy. In Natura la guerra è riscontrabile in qualsiasi Regno…ed è sempre senza esclusione di colpi. Anche le piante combattono quotidianamente, sebbene non usino cannoni e bombe, ma resina, spine e sostanze tossiche.
Ma è anche grazie a una guerra che è possibile ottenere l’immortalità. Proprio grazie a questo “mors tua vita mea vegetale” oggi possiamo ammirare il reperto fossile probabilmente più incredibile e spettacolare, quantomeno per lo stato di conservazione delle inclusioni che cela al suo interno: l’ambra. Foglie, fiori, frutti, funghi, Insetti, Aracnidi, Crostacei, addirittura Rettili e Anfibi, nulla era immune da queste inesorabili colate di resina che potevano trascinare con sé anche animali intenti a recitare scene di vita quotidiana come accoppiamenti, predazioni, deposizione delle uova, immortalandoli per l’eternità.

Ditteri in accoppiamento: l'eternizzazione di un atto incompiuto. Ambra baltica proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
Ditteri in accoppiamento: l’eternizzazione di un atto incompiuto. Ambra baltica proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

Oltre alla sua inopinabile bellezza e al suo indiscutibile fascino, enorme è anche la valenza scientifica dell’ambra, essendo il suo studio decisamente trasversale ed interdisciplinare: possono infatti orbitare attorno ad essa Paleontologia, Botanica, Entomologia, Mineralogia, Geologia…addirittura Archeologia!

Un duplice viaggio nel tempo: una colata di resina più antica conservata all'interno di una più recente. Ambra dominicana proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
Un duplice viaggio nel tempo: una colata di resina più antica conservata all’interno di una più recente. Ambra dominicana proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

Ma esattamente cos’è l’ambra?
Si tratta di una pietra di natura organica, composta principalmente da Carbonio, Ossigeno e Idrogeno e, secondariamente, da alcune impurità, originata di colate di resina fossilizzatesi nel corso di milioni di anni in seguito a processi di polimerizzazione. Tipicamente presenta una colorazione giallo-arancione, appunto il classico color ambra, ma le tonalità cromatiche in cui possiamo ammirarla sono molteplici, dal rosso scuro al bianco opaco, passando per il marrone, il verde, il nero e il blu. Il colore è generalmente relazionato alle inclusioni presenti al suo interno: la parziale decomposizione di un organismo animale o vegetale può infatti opacizzare la gemma, mentre inclusioni terrigene possono notevolmente scurirla, ma può dipendere anche da fattori esterni.

Non importa se sei preda o predatore: l'ambra non perdona. In questi due reperti un Ragno Salticide e una ragnatela. Ambre baltiche proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
Non importa se sei preda o predatore: l’ambra non perdona. In questi due reperti un Ragno Salticide e una ragnatela.
Ambre baltiche provenienti dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

La classificazione su base cromatica è immediata, ma non sempre accurata in quanto colorazioni simili possono essere rilevate in giacimenti molto distanti tra loro. Più precisa è la suddivisione su base cronologica e geografica, quest’ultimo aspetto ampiamente indagato attraverso la Paleobotanica.
L’incredibile fascino di questo reperto risiede nel fatto che può essere utilizzato come un orologio fermo da milioni di anni che ci permette di fare un repentino salto indietro nel tempo: le prime ambre di cui si ha notizia derivano da colate risalenti al Carbonifero, quindi di oltre 300 milioni di anni fa, molto prima della comparsa dei Dinosauri, ma si tratta di gemme prive di inclusioni animali. Queste si trovano principalmente in antichi giacimenti inglesi, francesi e nordamericani. Sempre risalenti al Paleozoico, ma più recenti (sembra quasi un eufemismo, considerandone l’età) sono le ambre del Permiano, di oltre 200 milioni di anni, presenti in giacimenti italiani e russi; le prime inclusioni compaiono proprio nelle pietre di questo periodo. Nel Mesozoico, Era della durata di circa 200 milioni di anni in cui prima compaiono, poi si estinguono i Dinosauri, abbiamo isolati giacimenti triassici e cretacici, mentre pressoché inesistente è l’ambra giurassica. Nel Cenozoico l’ambra diventa molto più comune: risale infatti all’Eocene (circa 30-40 milioni di anni fa) la celebre ambra baltica, di origine nordeuropea, mentre è oligocenica e miocenica (una ventina di milioni di anni fa) quella dominicana, con giacimenti centroamericani.

Meno frequenti sono i Crostacei conservati in ambra, rappresentati quasi esclusivamente da Isopodi. Ambra baltica proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
Meno frequenti sono i Crostacei conservati in ambra, rappresentati quasi esclusivamente da Isopodi. Ambra baltica proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

Ricordate la miniera Mano de Dios in Repubblica Dominicana da cui veniva estratta la celebre ambra con la Zanzara di Jurassic Park? Quello è un tipico giacimento miocenico del Centro America. Un’ambra miocenica che ha dato origine a un parco abitato da specie mesozoiche. Non notate alcuna incongruenza temporale in questa affermazione? Come già detto, il Giurassico è infatti un periodo pressoché privo di ambra: un errore non da poco per un capolavoro del genere! “Benvenuti…al Miocenic Park!” sarebbe stato più appropriato, ma probabilmente l’appeal sarebbe stato inferiore.
A seconda dell’area di rinvenimento e dei processi di formazione, l’ambra può assumere anche differente denominazione: tra i nomi più celebri con cui è rinominata vi è la burmite, ambra asiatica i cui giacimenti sorgono in quella che era la Birmania, la simetite siciliana, rinvenuta alla foce del Fiume Simeto, e la succinite baltica, comune lungo le coste del freddo Mar Baltico. Quest’ultima presenta ancora un alone di mistero riguardo la pianta che l’ha originata: secondo alcuni autori proviene da colate di resina del estinto Pinus succinifera, secondo altri da antiche Auracariacee.
Una peculiarità dell’ambra baltica, tanto da permetterne un immediato riconoscimento, è la costante presenza dei cosiddetti “peli stellati”(“stellate hairs” in lingua inglese): si tratta di tricomi, microscopiche inclusioni vegetali morfologicamente simili a “piccoli asterischi” provenienti da antichissime Querce, trasportati dal vento e spesso intrappolati dalle colate di resina di questi alberi.
Senza bisogno di interpellare la Dottoressa Ellie Sattler, è invece certa l’origine della non meno rinomata ambra dominicana: la resina era prodotta da Hymenaea protera, una Leguminosa estinta.

Petalo della Leguminosa Hymenaea protera. Ambra dominicana proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
Petalo della Leguminosa Hymenaea protera. Ambra dominicana proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

Oltre a queste “ambre D.O.C.G.”, in molte fiere, ma anche in negozi specializzati, è possibile imbattersi nelle fantomatiche “ambre della Colombia” e “ambre del Madagascar”. Cosa c’è di strano? In quelle zone non sono presenti giacimenti di ambra! Si tratta infatti del molto più giovane copale, un reperto che generalmente ha pochi secoli, se non decenni…praticamente ieri, geologicamente parlando. Sebbene sia oggettivamente affascinante in quanto ricco di inclusioni anche di notevoli dimensioni, il copale non ha completato i processi di fossilizzazione, quindi ancora non ha nulla a che fare con l’ambra, che deve avere almeno 5 milioni di anni per essere considerata tale.

I celebri "stellate hairs", inclusioni vegetali che permettono di riconoscere un'ambra vera da una artificiale con una buona sicurezza. Ambra baltica proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.
I celebri “stellate hairs”, inclusioni vegetali che permettono di riconoscere un’ambra vera da una artificiale con una buona sicurezza. Ambra baltica proveniente dalla collezione privata di Andrea Bonifazi.

Non c’è bisogno dei soldi di John Hammond, della lungimiranza di Ian Malcolm o del coraggio di Alan Grant per farsi ammaliare dal fascino dell’ambra: basta avere una lente d’ingrandimento per fare un viaggio di milioni di anni e riscoprire un ecosistema concentrato e riassunto in una piccola pietra arancione.

Andrea Bonifazi

Bibliografia

Trevisani E. ed. (2007). Ambra. Il fascino di una gemma tra mito, scienza e vanità. Minerva Edizioni: 126 pp.

www.amberfossilshop.com di Giovanni Luca Cattaneo