Legambiente lancia l’allarme sulla qualità dell’aria nelle città italiane
- Stefano Erbaggio
- 21 Gennaio 2012
- Ambiente, Ambiente & Natura
- 0 Comments
Legambiente ha presentato il suo annuale studio sulla qualità dell’aria nelle città italiane, il dossier Mal’aria. L’inquinamento atmosferico costituisce una enorme problema per la salute dei cittadini italiani, e la filiera istituzionale (dallo Stato ai Comuni) non si è dimostrata in grado di prendere provvedimenti adeguati per contrastare tale fenomeno: il 67% dei capoluoghi di provincia monitorati non ha rispettato il limite consentito di superamenti della soglia di PM10, un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Torino, Milano e Verona sono in testa con 158, 131 e 130 superamenti registrati nella centralina peggiore di ognuna delle tre città.
Secondo la normativa, il Dlgs. 155/2010, la quantità limite di Pm10 (ovvero il particolato formato da particelle con dimensioni inferiori ai 10 micron ) è di 50 μg/m3, in riferimento alla media giornaliera, e non può essere superata più di 35 giorni l’anno. Nel 2011, secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio”, sulle 82 città monitorate, 55 hanno esaurito i 35 superamenti all’anno. L’area della Pianura Padana si conferma per l’ennesima volta la più critica, dove solo sei città non hanno superato i limiti consentiti. Un dato allarmente emerge sugli altri: il divario tra il numero di superamenti tra il 2010 e il 2011, probabilmente dovuto ai pesanti tagli applicati al trasporto pubblico che ha provocato un aumento dell’uso dell’automobile. Rispetto al 2010, in alcune città la situazione è peggiorata in modo drammatico: Cremona ha registrato quasi tre mesi in più di aria irrespirabile, Verona due mesi in più, Treviso 50 giorni, e numeri allarmanti si leggono anche per Milano (44 giorni in più), Terni (42), Cagliari e Vercelli (entrambe hanno registrato un aumento di 38 giorni).
Assieme ai dati relativi ai Pm10, sono stati analizzati anche quelli relativi alle emissioni di ozono e di biossido di azoto. Sono 18 quelle in cui gli sforamenti di ozono sono stati più del doppio di quelli concessi. Addirittura il triplo a Lecco, Mantova e Novara. Le causa dell’inquinamento atmosferico sono molteplici, ma analizzando le fonti di emissioni a livello cittadino emerge l’incisività del trasporto su gomma per quanto riguarda le polveri fini e per gli ossidi di azoto. Un’altra fonte sempre più influente in città è quella dei riscaldamenti, che in alcuni casi supera anche il contributo delle automobili, come ad esempio a Bolzano, Trento, Cagliari. “Al traffico – commenta Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – si risponde troppo spesso con interventi occasionali di emergenza. La soluzione è possibile, richiede però più coraggio da parte degli amministratori e più responsabilità da parte dei cittadini”. Ridurre il traffico cittadino in funzione di una migliore qualità dell’aria (e quindi della vita) è possibile solo potenziando il trasporto pubblico locale e la mobilità sostenibile nelle città. Secondo Legambiente, aumentare di mille unità i treni in circolazione o investire a lungo termine per portare i passeggeri ad almeno 4 milioni, porterebbe benefici non solo alla qualità della vita, ridurrebbe le congestioni da traffico, e comporterebbe un risparmio di emissioni in atmosfera stimate da Legambiente in una riduzione dal 3,3% al 5,5% di PM10.
Stefano Erbaggio