La terra trema in Garfagnana

epicentro-garfagnanaVenerdì 25 gennaio, ore 15.48. La terra trema nell’Alta Toscana. Una scossa è stata avvertita per pochi secondi dalla popolazione locale, facendosi sentire anche a Pisa, Firenze, in Versilia e arrivando addirittura fino a Milano. Pochi secondi, è vero, ma sufficienti perché si scatenasse la paura fra la maggior parte della gente.

Per i più giovani era un’esperienza nuova, per tanti anziani si riaffacciavano i ricordi di vecchi scenari; e per tutti rivivevano le recenti immagini trasmesse dalle varie televisioni in occasione degli eventi sismici della vicina Emilia, i crolli e le macerie degli edifici, la polvere, i feriti e i morti.

Questa volta, per fortuna, tanta paura ma nessun danno.

L’epicentro – ha informato l’INGV – è stato localizzato sull’Appennino tosco-emiliano, in Garfagnana, terra ad alta pericolosità sismica, e l’ipocentro è stato individuato ad una profondità di 15,5 chilometri.

La Garfagnana è una regione geografica della Toscana settentrionale compresa tra le Alpi Apuane e l’Emilia, confinante a Nord con la Lunigiana, a Ovest con la Versilia e a Sud con la piana di Lucca. Il fiume principale che l’attraversa è il fiume Serchio, la cui sponda destra è costituita dalle Apuane e la sponda sinistra dall’Appennino tosco-emiliano.

Dal punto di vista geologico, si tratta di un’area caratterizzata da strutture estensionali ad orientamento NW-SE, con immersione SW e da faglie antitetiche aventi la stessa direzione ma immersione opposta. A queste strutture si accompagnano strutture appenniniche trasversali. La valle del fiume Serchio è un graben, cioè una fossa tettonica, una profonda fenditura della crosta terrestre in cui si verificano cedimenti delle parti centrali a seguito di “distensione” delle strutture, una zona cioè soggetta a forze tensionali che si dirigono in versi opposti, come se si cercasse di aprire ancor più il terreno.

sistema-di-grabenQuesta parte d’Italia non è certo nuova ad eventi del genere, anzi è un’area altamente sismica. Dal 18° secolo, si contano numerosi eventi sismici storici, con magnitudine superiore a 5, mentre per quanto riguarda i secoli precedenti mancano documentazioni attendibili, tant’è che sembrerebbe che abbia attraversato un periodo di quiete.

Gli eventi più importanti di cui si è a conoscenza, caratterizzati da danni ingenti alle abitazioni e da numerose vittime, furono quelli degli anni 1740, 1834, 1837 ma nessuno di questi ebbe le conseguenze dell’evento sismico più catastrofico, quello del 7 settembre 1920 che fu di magnitudo 6.5.

Nel ricordo degli abitanti più vecchi rivive la descrizione di uno scenario terribile: 500 paesi colpiti, di cui una settantina rasi al suolo. Tra questi, Montecurto e Vigneta in Lunigiana e Villa Collemandina in Garfagnana, con un totale di 171 morti, 650 feriti e migliaia di senzatetto

Quel sisma, il giorno prima, era stato preceduto da molte scosse minori e fu seguito da scosse di assestamento fino all’agosto dell’anno successivo.

Dopo il 1920, si registrarono altri eventi sporadici, ma nessuno paragonabile al sisma del 1920.

La terra, tuttavia, continuò a tremare molte volte, negli anni a seguire e gli abitanti furono costretti a edificare seguendo criteri di sicurezza che hanno dato i loro frutti, come si evince anche dagli avvenimenti di questi giorni. Non ci sono stati danni alle case, nonostante la popolazione di Castiglione Garfagnana – per fare un esempio, raccontato dagli abitanti – ha udito distintamente rintoccare la campana della chiesa, segno dell’ampiezza delle oscillazioni.

I movimenti attuali sono situati ai margini e a detta degli esperti sono dovuti a movimenti trascorrenti.

Dall’esame delle registrazioni riportate dall’INGV, lo sciame sismico ha prodotto altre 32 scosse di magnitudine compresa tra 2.2 e 2.4. nell’area, fino all’ultima delle ore 18.02 del 28 gennaio.

Leonardo Debbia
29 gennaio 2013