Il clima e i felini decimarono gli antichi cani del Nord America

Scritto da:
Leonardo Debbia
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Un nuovo studio internazionale pubblicato sulla rivista PNAS afferma che nell’evoluzione della famiglia dei Canidi – comprendente lupi, volpi, coyote – la concorrenza dei felini avrebbe rivestito un ruolo più importante di quello rivestito dal cambiamento climatico.

Il team, composto di scienziati delle Università di Goteborg, Svezia, S. Paolo, Brasile e Losanna, Svizzera, guidato da Daniele Silvestro, biologo evoluzionista del Dipartimento di Scienze Biologiche ed Ambientali presso l’Università di Goteborg, ha analizzato più di 20mila fossili ed ha appurato che i felini provenienti dall’Asia sul continente nordamericano ebbero un impatto micidiale sulla diversità dell’antica famiglia del cane, contribuendo alla estinzione di ben 40 specie di Canidi.

Cranio di un antico canide – credit: Michele Silvestro
Cranio di un antico canide – credit: Michele Silvestro

Non tutti gli scienziati, però, la pensano così. Un gruppo di ricercatori delle Università di Malaga e Bristol e dell’American Museum of Natural History di New York, guidati dal biologo evoluzionista e zoologo Borja Figuierido, sono di parere diverso e in un articolo su Nature Communications affermano che a favorire i felini sarebbe stato il passaggio del clima da secco ad umido con il conseguente ampliarsi degli spazi privi di foreste.

“Solitamente siamo propensi a ritenere che i cambiamenti climatici abbiano svolto un ruolo enorme nella evoluzione della biodiversità”, afferma Silvestro. “Al contrario, per i canidi, la concorrenza tra le diverse specie carnivore – felini in primis – ha mostrato di essere ancora più importante del cambiamento climatico”.

In Nord America, la famiglia del cane ha origine tra i 37 e i 40 milioni di anni fa e raggiunge il massimo della diversità verso i 22mila anni fa, quando più di 30 specie abitavano il continente.

Di questa ampia diversità, oggi solo 9 specie di canidi sopravvivono nel Nord America.

All’inizio, si trattava di animali di piccole dimensioni, poco superiori a quelle di un gatto, ma che aumentarono progressivamente, mentre cresceva la specializzazione di grandi predatori. Alcune razze hanno raggiunto i 30 chilogrammi e sono da considerarsi tra i più grandi carnivori del continente nordamericano.
Il successo evolutivo dei carnivori è legato alla loro capacità di procurarsi il cibo e canidi e  felini avevano metodi di caccia molto simili, all’inizio basati esclusivamente sull’agguato.

Da questo punto in avanti le tesi dei due gruppi di studiosi si dividono.

Per il team di Silvestro la quantità limitata di risorse, ossia di prede, produsse una forte concorrenza tra tutti i carnivori che condividevano la stessa area geografica, e questo giocò a favore delle caratteristiche dei felini.

Figuierido ritiene altresì che la causa prima sia invece da imputarsi alla stretta correlazione che si instaurò tra cambiamenti climatici e mutamenti anatomici nelle specie delle due famiglie.

Con i colleghi, lo studioso ha esaminato fossili di 32 specie di canidi vissuti in Nord America tra 32 e 2 milioni di anni fa, analizzandone le strutture della giuntura scapolo-omerale, del gomito e dei denti e confrontandole con le caratteristiche anatomiche delle specie viventi.

“Dall’anatomia è stato possibile dedurre il movimento degli arti e quindi la loro locomozione”, afferma Janis Tseng, co-autore dello studio.

37 milioni di anni fa, finchè i canidi erano di piccola taglia e il clima permaneva caldo in tutto il Nord America, le foreste coprivano quasi per intero il territorio, ma.quando il clima iniziò a deteriorarsi e conseguentemente diminuirono i boschi, le due famiglie affrontarono il cambiamento con reazioni differenti.

Le grandi praterie prendevano il sopravvento e le strutture articolari dei cani cominciarono a modificarsi, sostiene il team di Figuierido. I predatori dovettero velocizzarsi e i felini lo fecero meglio dei canidi.

7 milioni di anni fa, i ghepardi, tra i felini, e il coyote e le volpi, tra i canidi, si contendevano le prede, cambiando la propria struttura ossea da predatori specializzati in corse brevi a predatori veloci e resistenti sui lunghi percorsi.

E qui, secondo noi, le due tesi tornano a convergere.

I canidi erano più lenti. Solo verso i 2 milioni di anni fa comparve il lupo, con una struttura ossea adatta alle grandi distanze.

Allora, chiederci se la causa della diminuzione dei canidi sia stato il cambiamento climatico o la competitività dei felidi è solo una questione accademica.

Il cambiamento del clima comportò degli adattamenti nei metodi di caccia. Dall’agguato, tipico dei felidi, si dovette passare alla caccia ad inseguimento e l’adattamento delle strutture scheletriche consentì l’insorgenza della competitività.

Hesperocyon e Sunkahetanka, due canidi nordamericani estinti. Credit:(Mauricio Antò)
Hesperocyon e Sunkahetanka, due canidi nordamericani estinti. Credit:(Mauricio Antò)

Se in questa fase i felidi siano stati più idonei, lo dimostra il fatto che le loro specie dilagarono mentre i canidi persero terreno, probabilmente perché meno adatti ai nuovi sistemi di caccia.

In Africa, cani selvatici, iene, leoni e altri felini sono costantemente in competizione tra di loro per il cibo.

Anche i carnivori del Nord America in passato potrebbero aver seguito le stesse dinamiche e gran parte della concorrenza si dovette instaurare tra membri della famiglia dei canidi e tra questi e antichi felidi.

E’ interessante notare che, mentre i felini sembra avessero un impatto fortemente negativo sulla sopravvivenza dei cani antichi, non è vero, invece il contrario. In altre parole, i felini furono probabilmente predatori più efficienti rispetto alla maggior parte delle specie estinte della famiglia del cane.

Leonardo Debbia