Perimetrazione dell’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola del Mal di Ventre”

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Redazione
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Importanti novità hanno interessato in questi giorni l’Area Marina ProtettaPenisola del SinisIsola di Mal di Ventre”, situata nel territorio del Comune di Cabras, in Sardegna.Penisola del Sinis Sulla Gazzetta Ufficiale del 15 novembre 2011 è stato infatti pubblicato il Decreto Ministeriale del 20 luglio 2011 denominato “Aggiornamento dell’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre”, che riguarda la nuova perimetrazione di questa importante zona di tutela.

Le modifiche fondamentali riguardano l’aumento dell’estensione della Zona C, che ora arriva fino all’area denominata di Mare Morto, ed un diverso disegno della Zona A inerente il dicco vulcanico del Catalano.

Quella entrata in vigore a novembre risulta essere la terza perimetrazione inerente l’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre”, in quanto la prima stesura del 1997 venne già modificata nel 2003.

Secondo le dichiarazioni rese dal Comune di Cabras, Ente Gestore dell’AMP, “La richiesta di ampliamento era stata avanzata, principalmente, con l’obiettivo di includere nuovamente un tratto di mare di particolare rilevanza naturalistica (…). L’aggiornamento del perimetro risponde inoltre ad una precisa esigenza degli operatori locali della pesca del riccio di mare, in considerazione della storica ed elevata produttività di questo particolare tratto di mare, che in questi anni è stata lungamente minata da una tipologia di prelievo non sostenibile”.

Le dichiarazioni rilasciate dai responsabili dell’ente spiegano in parte questo susseguirsi di modifiche ed aggiustamenti evidenziando come si sia cercato di tener conto delle esigenze degli operatori locali, ma sempre nell’ottica prioritaria della protezione e tutela dell’ambiente marino.

E’ questa sicuramente una considerazione corretta, in quanto per ottimizzare la gestione di un’area marina protetta, l’incontro e il confronto con la popolazione locale deve essere un momento di primaria e fondamentale importanza.

Spesso però questa fase viene sottovalutata e di conseguenza trascurata nelle procedure di istituzione. Questo risulta essere un grave errore, poiché le popolazioni locali, specie in territori in cui si praticano attività tradizionali come la pesca, tendono a mal tollerare enti e conseguenti restrizioni imposte “dall’alto”, in quanto vedono con esse minate la propria libertà ed anche la loro sussistenza.

La costante ricerca di miglioramento e di ottimizzazione, la cosiddetta quadratura del cerchio tra le esigenze di tutela e quelle locali può quindi impegnare per molti anni gli enti gestori, sia a livello tecnico e amministrativo sia, ovviamente, a livello economico.

Una maggior concertazione iniziale quindi, pur non trascurando l’obbiettivo primario di tutela, potrebbe sicuramente portare a ottimi risultati di gestione ed in tempi molto più rapidi.

Paolo Pinna