Animali esotici come pet: niente di naturale, niente di sano. Ecco perché.

22 Febbraio 2018 - di Chiara Grasso

Il processo di Co-Evoluzione che ha caratterizzato il legame tra Homo sapiens e Canis lupus familiaris è singolare nella storia dell’Uomo e anche del cane. Il cane non è infatti solo il migliore amico dell’Uomo, ma è anche l’unico animale con cui abbiamo sviluppato un peculiare canale comunicativo inter-specifico e un legame consolidato anche a livello endocrino.

Uno studio  giapponese del 2015 pubblicato su Science ha infatti dimostrato che il solo sguardo reciproco tra cane e umano stimola in entrambi la secrezione di ossitocina (chiamato “ormone dell’amore”). Cosa che, secondo i ricercatori di Tokyo, durante gli esperimenti, non è avvenuto tra Uomo e lupo. Tra Canis lupus familiaris e Homo sapiens sembra quindi esserci, anche a livello endocrino, lo stesso rapporto che c’è tra madre e figlio o tra partners.
Insomma, approssimativamente 25 mila anni di domesticazione hanno fatto in modo che cane e Uomo creassero questo peculiare legame che solo in casi di simbiosi sembra esserci, che sviluppassero un unico sistema comunicativo intra-specifico e che da entrambe le parti si perdesse la paura e l’aggressione a favore invece di un rapporto più amichevole e basato sulla fiducia reciproca.

La Co-Evoluzione intraspecifica è quel processo mediante il quale due specie appartenenti a due linee evolutive parallele, in un determinato momento della storia evolutiva, si sono incrociate modificando il resto dell’evoluzione per ambo le specie. In poche parole, l’Uomo non sarebbe quel che è oggi, se non avesse mai incontrato il cane, e viceversa.

Cosa diversa succede invece per gli animali selvatici: animali con i quali quindi l’Homo sapiens  non ha mai condiviso parte della sua storia evolutiva, modificando il suo comportamento in funzione di questi e né modificando il comportamento dei selvatici per convivere con l’Uomo.
I cani, probabilmente all’incirca 25 mila anni fa, hanno iniziato ad avvicinarsi agli accampamenti umani per approfittare dei resti di carne e cercare riparo dai predatori e dagli agenti atmosferici. Viceversa, l’Uomo nel cane ha trovato, secondo molte teorie evoluzionistiche, un ottimo alleato nella caccia e un’efficace guardia e protezione da altri carnivori.

Si sostiene che il gatto (Felis silvestris catus)sia venuto a contatto con l’Uomo creando un rapporto di fiducia e opportunismo reciproco probabilmente quando gli insediamenti antropici hanno iniziato ad essere infestati dai roditori. In quel momento l’Uomo ha usato il gatto ed il gatto ha usato l’Uomo, quindi da circa 7 mila anni gatto e Uomo condividono ambienti urbani e non, ed entrambi si sono sviluppati socio-cognitivamente a vivere con l’altro.
Questo è quel che si definisce Co-Evoluzione e animali come il cane, il gatto, le vacche, i cavalli, le pecore ecc., sono per questo definiti domestici.

In effetti, si parla di domesticazione (da domus: casa) per definire quel processo attraverso il quale un’intera specie animale si adatta all’Uomo attraverso svariate modificazioni genetiche che avvengono nel corso di generazioni e attraverso una serie di eventi di adattamento prodotti dall’ambiente. Nel caso del cane, tutto ciò è successo nell’arco di 15-35 mila di anni, e sta ancora accadendo.
Nel corso di molte migliaia di anni, solo poche specie sono state domesticate, mentre altre potrebbero non esserlo mai, nemmeno dopo molte generazioni di allevamento selettivo. Si parla invece di animale addomesticato o ammaestrato quando il processo di addomesticazione riguarda un singolo individuo, reso docile ed obbediente, ma la cui specie di appartenenza rimane selvatica e geneticamente uguale all’esemplare divenuto mansueto.
Il cane è un animale domestico, il leone del circo è un animale addomesticato:  la differenza la si trova nella componente genetica che ci permette di distinguere un cane dal lupo e che non differenzia invece il leone nato e cresciuto in cattività (anche da numerose generazioni) e il leone selvatico della savana africana.
Una tigre addomesticata, rimane un animale selvatico la cui condotta (del singolo) è stata modificata per soddisfare i bisogni dell’Uomo, ma rimane tuttavia un animale appartenente ad una specie selvatica e la genetica del singolo individuo addomesticato è identica a quella dei conspecifici wild, così come i suoi bisogni etologici e perciò, sebbene cresciuta in cattività, la singola tigre non si può definire una animale domestico. Ma addomesticato.

Agli inizi degli anni 50 un genetista sovietico, Dmitrji Beljaev, volle studiare il processo della domesticazione e effettuò degli esperimenti su alcune volpi selvatiche facendo accoppiare tra loro solo gli individui più docili e mansueti. L’esperimento è ancora in corso e si sta dimostrando che le volpi utilizzate, divenute generazioni dopo generazioni sempre più docili, hanno iniziato ad avere una pelliccia più chiara, un ciclo mestruale semestrale, le orecchie più abbassate e la coda alzata. Etologicamente, il loro comportamento è più simile a quello di un cane che a quello di una volpe selvatica. I circa 2000 esemplari di volpi addomesticate, dopo 6 generazioni, hanno infatti dimostrato di essere meno schive nei confronti dell’Uomo e di avere tratti amichevoli e atteggiamenti confidenziali come lo scondizolio e il mugolio.
L’esperimento sulle volpi argentate sovietiche è stato uno degli unici al mondo nella storia scientifica a dimostrare che specie selvatiche possono essere domesticate, cambiando geneticamente ed etologicamente gli individui con la sola perdita dell’aggressività e della paura. Tuttavia centinaia di generazioni di felini e altri animali selvatici a stretto contatto con l’Uomo (come nei circhi) non hanno reso possibile il cambiamento né etologico, né morfologico e genetico a livello di specie di leoni, elefanti, tigri etc.

Non tutte le specie di animali possono, dunque, essere rese domestiche e per quelle selvatiche, che hanno determinate necessità etologiche imprescindibili con la vita antropica, non è naturale, né etologicamente e biologicamente sano vivere a stretto contatto con l’Uomo in quanto tali necessità non potranno mai essere soddisfatte.

Sanitariamente parlando, le specie selvatiche hanno un diverso sistema immunitario rispetto alle domestiche che hanno, invece, sviluppato un sistema immunitario e di difesa virale adatto all’ambiente umano e urbano. Per tale motivo gli animali selvatici sono maggiormente esposti ai virus umani (Come l’Herpes simplex HSV-1  il classico virus dell’Herpes labiale), che in alcuni casi per gli animali selvatici possono essere letali.
Eticamente ed etologicamente, invece, un animale selvatico reso docile viene privato della sua natura e sebbene sia stato ammansito e addomesticato, la sua specie di appartenenza rimane selvatica e per questo motivo ogni cambiamento comportamentale che volontariamente o involontariamente l’animale subisca viene definita violenza etologica.

Per citare il filosofo studioso dell’animalità (umana e non ) Felice Cimatti, una tigre che non è in grado di esprimere il suo etogramma (repertorio comportamentale tipico di una data specie) non è una tigre, così come una zecca, che finché si trova immobile su un filo d’erba in attesa di succhiare il sangue da un mammifero non è una zecca, ma ha solo le potenzialità e le funzionalità di esserlo.

In una recente review del dipartimento di Animal Behavior and Welfare Research Group dell’Università inglese di Gloucestershire sono stati analizzati i motivi principali di carenza di benessere e di problemi sanitari negli animali selvatici tenuti come animali domestici. Sono stati quindi indagate le condizioni di vita in cattività e quelle che dovrebbero essere quelle etologiche e sanitarie in Natura di pappagalli (Psittaciformes), roditori quali conigli, lepri, Degu (Octodon degus), porcellini d’India, rettili e anfibi.
Nello studio si sottolinea come la mancanza di conoscenza etologica, sanitaria, alimentare e biologica delle specie selvatiche commercializzate come pet  metta a repentaglio la salute, il benessere e in alcuni casi la vita degli animali selvatici che teniamo in casa, oltre a provocare insoddisfazione e frustrazione nei proprietari di questi.
I ricercatori rimarcano sul concetto secondo cui gli animali selvatici hanno bisogni ed esigenze etologiche che possono essere soddisfatte adeguatamente solo in Natura per ragioni di spazio e di relazioni e composizioni sociali. Queste esigenze biologiche in casa logicamente, non possono essere appagate sufficientemente per garantire un buon livello di Welbeing: un concetto profondamente più radicato nel benessere psico-fisico e legato alle necessità biologiche specie-specifiche e non solo ai bisogni fisiologici, fisici e vitali dell’animale (Welfare) che in questo caso ambienti domestici potrebbero anche essere soddisfatti. Ma non sarebbe sufficiente una sola condizione di Welfare per poter parlare di benessere in toto.

Chiara Grasso

Fonti:

Filosofia dell’animalità – Felice Cimatti – 2013
Behavioural aspects of animal domestication – Edward O. Price – 1984
Domesticated: Evolution in a Man-Made World – Richard Francis – 2015
Origins of the dog: Domestication and early history. In The Domestic Dog: Its Evolution, Behaviour and Interactions with People – Clutton-Brock – 1995
Earliest evidence for commensal processes of cat domestication – Hu, Y.; Hu, S.; Wang, W.; Wu, X.; Marshall, F.B.; Chen, X.; Hou, L.; Wang – 2014
Oxytocin-gaze positive loop and the coevolution of human-dog bonds – Miho Nagasawa et al. – 2015
Early canid domestication: The farm-fox experiment – L. Trut – 1999
European wildcat and domestic cat: Do they really differ? – Greta Veronica Barbara Regaiolli, Simona Normando, Barbara De Mori, Cesare Avesani Zaborra, Caterina Spiezio – 2017
Herpes Simplex Virus 1 In Animals – Fenner’s Veterinary Virology (Fifth Edition) – 2017
The kiss of death – Herpes Simplex Virus 1 and your pet marmoset – Dorianne Elliott – 2015
The Lion in the Living Room: How House Cats Tamed Us and Took Over the World – Abigail Tucker
Social Cognitive Evolution in Captive Foxes Is a Correlated By-Product of Experimental Domestication – Brian Hare et al.– 2005
Toward understanding dog evolutionary and domestication history – Francis Galibert, Pascale Quignon, Christophe Hitte, Catherine André – 2011
Comparative analysis of the domestic cat genome reveals genetic signatures underlying feline biology and domestication – Michael J. Montague et al. – 2014
ExNOTic: Should We Be Keeping Exotic Pets? – Rachel A. Grant , V. Tamara Montrose , Alison P. Wills – 2017
Mason, G.J. Species differences in responses to captivity: Stress, welfare and the comparative method – 2010