Scoperto scheletro umano completo dell’americano più antico: una ragazza

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

I resti scheletrici di un’adolescente femmina del tardo Pleistocene, vissuta probabilmente in un periodo coincidente con l’ultima glaciazione, sono stati scoperti in una caverna subacquea in Messico.

Questa scoperta ha importanti implicazioni per comprendere le origini dei primi abitanti dell’emisfero occidentale e il loro rapporto con i nativi americani contemporanei.

In un articolo pubblicato sulla rivista Science, un team internazionale di ricercatori e speleosub hanno presentato i risultati di una spedizione che ha rinvenuto lo scheletro umano completo della probabile prima americana con il cranio quasi intatto e il DNA conservato.

Le ossa sono stati trovate assieme ad una varietà di resti di animali, ora estinti, a più di 40 metri sotto il livello del mare, in una località chiamata Hoyo Negro, una fossa profonda all’interno del sistema di grotte Sac Actun nella penisola messicana dello Yucatan.

Due ricercatori del team trasportano il cranio rinvenuto nella profonda dolina di Hoyo Negro, nella penisola dello Yucatan, Messico (credit: Paul Nicklen / National Geographic)
Due ricercatori del team trasportano il cranio rinvenuto nella profonda dolina di Hoyo Negro, nella penisola dello Yucatan, Messico (credit: Paul Nicklen / National Geographic)

“Questa scoperta è estremamente significativa”, afferma Pilar Luna, direttrice del National Institute of Antrhropology and History (INAH) e archeologa subacquea. “Non solo getta luce sulle origini dei moderni americani, ma dimostra chiaramente il potenziale paleontologico esistente nella penisola dello Yucatan”.

Si possono, a ragione, trarre alcune conclusioni:

a) Questa è la prima volta che i ricercatori sono stati in grado di abbinare uno scheletro con un cranio americano primitivo (o Paleoamericano) e le caratteristiche del viso con il DNA dei cacciatori-raccoglitori che attraversarono il ponte di Bering – la famosa Beringia – dall’Asia nord-orientale tra i 26mila e i 18mila anni fa, diffondendosi in seguito nel continente americano, qualche secolo dopo i 17mila anni fa.

b) Sulla base di una combinazione della datazione diretta al radiocarbonio con una indiretta che ha usato il metodo uranio-torio, si può considerare uno degli scheletri più antichi rinvenuti nel Nuovo Mondo.

c) E’ indubbiamente lo scheletro più completo, vecchio di 12mila anni, dal momento che include tutte le principali ossa del corpo e presenta cranio e dentatura intatti.

Secondo l’autore principale dello studio, James Chatters di Paleoscienze applicate, “Questa spedizione ha prodotto alcune delle prove più convincenti circa la probabile data di un collegamento tra Paleoamericani, i primi effettivi abitatori del continente americano dopo

l’ultima era glaciale, e i moderni nativi americani. Questo significa che le differenze tra le due popolazioni sono il risultato di un’evoluzione ‘in situ’ piuttosto che migrazioni separate da vecchi luoghi di provenienza distinti”.

I primi abitatori del continente americano giunsero probabilmente dall’Asia Nord-orientale attraverso il ponte di terra emergente dal mare, che univa i due continenti durante l’ultima glaciazione (credit: Julie McMahon)
I primi abitatori del continente americano giunsero probabilmente dall’Asia Nord-orientale attraverso il ponte di terra emergente dal mare, che univa i due continenti durante l’ultima glaciazione (credit: Julie McMahon)

Il team di ricerca ha avuto estreme difficoltà di accesso alla posizione subacquea in cui giaceva lo scheletro, nella parte inferiore dell’Hoyo Negro, in profondità sotto la giungla che copre la parte orientale della penisola dello Yucatan. Le ossa sono comunque state documentate sul luogo dai ricercatori subacquei, archeologi e paleontologi.

Per valutare le condizioni dello scheletro è stato necessario un nuovo approccio, date le difficili condizioni ambientali. Il gruppo ha analizzato lo smalto dei denti mediante il metodo della datazione al radiocarbonio, mentre per i depositi di calcite sulle ossa si è ricorsi al metodo uranio-torio, con il risultato di un’età attribuibile a 12 o 13mila anni fa.

Usando le stesse metodologie sono state determinate le età di un mastodonte di 40mila anni fa e di 26 grandi mammiferi, inclusi tigri dai denti a sciabola e bradipi giganti, che 13mila anni fa in Nord America erano per la maggior parte già estinti.

L’età dello scheletro è stata anche avvalorata da prove legate al livello del mare che in quel periodo era di circa 120 metri inferiore all’attuale.

L’età della donna doveva essere di circa 15-16 anni all’età della morte, stimata in base allo sviluppo dello scheletro e dei denti.

Le analisi del DNA estratto dai denti della giovane sono state affidate a tre diversi laboratori, i cui risultati hanno comunque confermato l’appartenenza ad una linea derivata dall’asiatica e sviluppatasi solo in America.

Leonardo Debbia
18 maggio 2014