Titano. Là dove scorre il fiume…di metano
- Leonardo Debbia
- 4 Gennaio 2013
- Ricerca & Scienza, Spazio
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Titano è il più grande satellite di Saturno. Supera in dimensioni il pianeta Mercurio ed è il secondo satellite del sistema solare dopo Ganimede, satellite di Giove. Possiede alcune caratteristiche che lo rendono simile al nostro pianeta: è il solo satellite ad avere una densa atmosfera, tanto che spesso la sua superficie non è visibile dalla Terra; e, come la Terra, è dotato di stagioni.
L’atmosfera di Titano è formata per la maggior parte di azoto (98,4%) e metano (1,4%) oltre ad altri numerosi componenti in tracce, e il metano, a causa dei valori della temperatura media vicina al suo punto triplo, è presente su Titano in tutte e tre le fasi, solida, liquida e gassosa.
La sua orbita attorno al Sole si compie in quasi 29,5 anni terrestri, attorno a Saturno in 15 giorni e 22 ore. Come molti altri satelliti dei pianeti gassosi, è in rotazione sincrona con Saturno, come la Luna con la Terra, per cui mostra al suo pianeta sempre la stessa faccia.
Mediante le osservazioni fatte dalla Terra, gli astronomi hanno scoperto su Titano il verificarsi del fenomeno delle stagioni, diretta conseguenza dell’inclinazione del suo asse di rotazione sul piano dell’orbita, esattamente come avviene per la Terra.
E’ stata l’osservazione costante dell’intera orbita di Titano che ha consentito all’Osservatorio Athena di Parigi di registrare variazioni periodiche stagionali della temperatura atmosferica, specialmente in corrispondenza delle regioni polari, osservazioni ora confermate appieno dalla sonda Cassini, che fa parte della missione congiunta NASA/ESA/ASI iniziata nel 2004.
Durante l’inverno, nella regione polare la temperatura scende a –190°C e, a causa della condensazione del metano, si formano ampi laghi di idrocarburi. Durante gli equinozi, invece, lo strato di foschia tende a dissolversi, per l’innalzamento della temperatura che segue alla maggiore azione della radiazione solare.
Per conoscere meglio questo lontano corpo celeste sono state fondamentali le osservazioni con il telescopio spaziale Hubble e soprattutto quelle effettuate dalla sonda Cassini, che hanno permesso di verificare l’esistenza di immensi laghi di idrocarburi (metano ed etano) su una superficie abbastanza liscia, praticamente priva di crateri da impatto, ma su cui si sono rilevati altopiani, vallate e percorsi di fiumi.
Uno di questi fiumi è quello fotografato dalla sonda Cassini e riportato nella foto sopra, una immagine alquanto suggestiva e molto somigliante al percorso del fiume Nilo. I ricercatori hanno calcolato che nella valle fotografata il fiume di idrocarburi abbia una lunghezza di 400 chilometri. Il suo corso ha un andamento sinuoso ma sostanzialmente rettilineo e sfocia con un tipico delta, che ricorda appunto quello del Nilo, nel Mare Kraken, un bacino che ha una grandezza pari al nostro Mediterraneo.
Il fiume costituisce, al momento, un unicum per quanto concerne i corpi celesti conosciuti, un sistema fluviale mostrato in tutta la sua bellezza.
“Anche se ci sono alcuni brevi meandri, la forma pressoché rettilinea del percorso del fiume suggerisce che questo segua la traccia di una faglia” afferma Jani Radebaugh, della Brigham Young University e ricercatore del team incaricato di seguire la sonda.
”Tali faglie su Titano potrebbero non aver prodotto una vera e propria tettonica delle placche, come accade sulla Terra, ma potrebbero comunque aver portato alla formazione di bacini e forse anche alla formazione dei grandi mari”.
Titano è un corpo celeste dove, come sulla Terra, è possibile trovare stabilmente elementi liquidi in superficie, con la sostanziale differenza che, mentre sulla Terra i cicli biologici hanno a che fare esclusivamente con l’acqua, i cicli equivalenti su Titano sono costituiti da idrocarburi come l’etano e il metano. Da porre in evidenza il fatto che questi idrocarburi sono in costante movimento.
Leonardo Debbia
4 gennaio 2013