Riscoperto il sito perduto dell’ultimo Neanderthal

28 Ottobre 2013 - di Leonardo Debbia

NeanderthalUna documentazione archeologica sui Neanderthal, creduta persa, è stata riscoperta dagli scienziati del Natural Environment Research Council (NERC), l’organizzazione britannica che sostiene la ricerca nel campo delle Scienze ambientali, durante una spedizione nell’Isola di Jersey, nel Canale della Manica.
Lo studio che ne è scaturito, pubblicato sul Journal of Quaternary Science, rivela che si tratta di un sito archeologico chiave che ha conservato depositi geo-antropologici che si ritenevano andati perduti durante lo scavo di 100 anni prima.

La scoperta è stata fatta mentre il team era impegnato ad indagare su una parte della grotta La Cotte vicino a St Helier, sulla costa sud-orientale dell’Isola. Una gran parte del sito comprende sedimenti risalenti all’ultima éra glaciale che conservano 250mila anni di cambiamenti climatici e di testimonianze archeologiche.

Il sito, che ha prodotto più strumenti  Neanderthal in pietra di tutte quante le isole britanniche messe insieme, contiene i resti degli ultimi Neanderthal dell’Europa occidentale.

“Riguardo la quantità dei sedimenti, la ricchezza archeologica e il lungo arco temporale evidenziato, nelle Isole britanniche non c’è nient’altro di simile. Dato che questi depositi erano stati completamente rimossi dai precedenti ricercatori, riportare alla luce la quantità di cose rinvenute è stato affascinante quanto scoprire un nuovo sito”, dice Matt Pope, dell’Istituto di Archeologia presso l’University College di Londra, che ha partecipato alla ricerca.

Il team ha datato i sedimenti usando una tecnica chiamata ‘Luminescenza otticamente stimolata’, che misura il tempo trascorso dall’ultima volta che i grani di sabbia sono stati esposti alla luce solare. L’esame è stato eseguito presso il Laboratorio di ricerca  della luminescenza per l’Archeologia e la Storia dell’Arte presso l’Università di Oxford.

I risultati hanno mostrato che una parte della sequenza di sedimenti è databile tra 100mila e 47mila anni, il che indica che i denti di Neanderthal scoperti nel sito nel 1910 erano più recenti di quanto sia stato ritenuto e probabilmente appartenevano ad uno degli ultimi Neanderthal che avevano vissuto in quella regione.

“La scoperta che questi depositi esistono ancora e possono essere messi in relazione con i  depositi scavati in precedenza apre un ventaglio di possibilità interessanti”, assicura il Dr Martin Bates, dell’Università Trinity St Davids, che conduce lo scavo.

I risultati stanno riportando alla luce grandi collezioni di strumenti di pietra, ossa di animali e resti di Neanderthal.

“In futuro, i lavori di scavo offriranno l’opportunità di sottoporre il sito alla vasta gamma di approcci che usiamo oggi nell’archeologia del Paleolitico e nelle Scienze del Quaternario.Ad esempio, speriamo di essere in grado di collegare questo sito con paesaggi neandertaliani più ampi, attraverso lo studio di depositi coevi in tutta l’isola e, attraverso il rilievo batimetrico, di eventuali depositi sul fondo del mare”, dice Bates.

“Eravamo sicuri che i depositi conservassero un certo potenziale archeologico, ma questi dati indicano che abbiamo scoperto qualcosa di veramente eccezionale”, spiega Pope. “Abbiamo una sequenza di depositi, che coprono gli ultimi 120mila anni, ancora conservati nel sito e questo in esame è riferito sostanzialmente al periodo in cui le popolazioni Neanderthal dovevano essere, almeno all’apparenza, estinte”.

E’ stato questo il periodo in cui i Neanderthal sembrano essere stati sostituiti dalla nostra specie, l’Homo sapiens.

Leonardo Debbia
27/10/2013