Cellule staminali per combattere l’infertilità dovuta ai trattamenti contro i tumori

Uno degli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia è il rischio di infertilità. Nel caso degli uomini, il problema è presto risolto, visto che, prima di sottoporsi al trattamento, possono far congelare lo sperma depositandolo presso la banca dello sperma. Per i ragazzi che non sono ancora entrati nel periodo della pubertà, invece, la situazione è leggermente più complicata, ma un nuovo studio sembra aver trovato la soluzione.

I ricercatori dell’Università di Pittsburgh sono riusciti a dimostrare come, attraverso la crioconservazione delle staminali spermatogoniali ed il loro successivo trapianto, sia possibile ottenere dello sperma in grado di fertilizzare ovociti. Gli adolescenti non sono ancora in grado di produrre sperma, ma sono dotati di cellule staminali che si trovano nel loro tessuto testicolare e che sono già pronte per iniziare a produrre lo sperma durante la pubertà.

Il dottor Kyle Orwing, professore associato del Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Medicina della Riproduzione, della Facoltà di Medicina dell’Università Pittsburgh, nonché ricercatore presso il “Magee-Womens Research Institute”, insieme al suo team, ha voluto verificare se fosse possibile ripristinare la fertilità utilizzando queste cellule. Per fare ciò, sono state prelevate e congelate le cellule di maschi di macaco, e le scimmie sono poi state trattate con agenti chemioterapici che danneggiano la fertilità.

Pochi mesi dopo il trattamento, i ricercatori hanno reintrodotto le cellule staminali di ogni scimmia nei testicoli. Lo sperma trapiantato ha fecondato con successo  ben 81 uova, che si sono sviluppate e sono state impiantate nell’utero della madre.

“Si tratta del primo studio in assoluto che dimostra che trapiantare cellule staminali di questo tipo può funzionare perfettamente anche nei primati. Un enorme passo avanti verso la cura della sterilità maschile, anche per gli esseri umani” ha dichiarato Orwig quando ha presentato la ricerca pubblicata su “Cell Stem Cell”.

Dall’America arriva quindi un lavoro che potrebbe davvero rappresentare una pietra miliare nel lungo percorso clinico che potrebbe aiutare i giovani che si sottopongono alla chemioterapia ad avere, in futuro, un figlio.

Krizia Ribotta
4 novembre 2011