Profezia Maya. Non è vero, ma ci credo

Scritto da:
Leonardo Debbia
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1 minuto

profezia-mayaManca solo qualche giorno al 21 dicembre 2012, la data in cui, secondo la “profezia Maya”, il mondo dovrebbe finire.

Non avevo intenzione di trattare questo argomento che – è meglio premetterlo – mi vede tra gli scettici; anche perché nessun studioso vi trova un benché minimo fondamento scientifico.

Dato però che il web è inondato di domande, di dubbi, di richieste di chiarimenti e anche di notizie paradossali, scaturite di conseguenza, accogliendo anche le richieste che mi venivano espresse da più parti, ritengo che, come rivista scientifica, si dovesse anche noi dire la nostra, senza nasconderci dietro ironici sorrisini di sufficienza o silenzi che potrebbero passare per snobismo intellettuale.

D’altronde, se di un argomento se ne parla così diffusamente, un motivo deve pur esserci.

Cominciamo col dire che i Maya non hanno fatto nessuna profezia.

I Maya misuravano il tempo per mezzo di tre calendari: uno, religioso, della durata di 260 giorni e un secondo calendario, solare, di 365 giorni (18 periodi di 20 giorni ciascuno).

I Maya non consideravano gli anni come facciamo noi, ma la combinazione dei due calendari dava una alternanza di cicli di 18.980 giorni (corrispondenti a circa 52 anni) per un totale di 52 cicli ricorrenti.

A questi due calendari se ne aggiungeva un altro, detto di Lungo Computo, che calcolava il tempo dalla data della creazione del mondo secondo la loro mitologia, creazione che gli studiosi hanno a loro volta calcolato essere avvenuta l’11 agosto 3114 a.C.

Quest’ultimo calendario suddivideva il tempo in cicli non ricorrenti (b’ak’tun) della durata di 144mila giorni.

Secondo il Popol Vuh, la cosiddetta Bibbia dei Maya, l’attuale Lungo Computo è il quarto in ordine di tempo, perché gli dèi, non soddisfatti dei tre precedenti, li avrebbero distrutti. E il quarto Lungo Computo termina proprio il 20 dicembre 2012.

La domanda che ne scaturisce è ovvia: ci sarà quindi un’altra distruzione?

In un sito archeologico messicano, Tortuguero, è stata rinvenuta una epigrafe sul Monumento 6. Da questa iscrizione si ricava la data del 21 dicembre 2012 come il giorno in cui dovrebbe accadere un evento non ben definito. Dovrebbe trattarsi di un cambiamento apocalittico, ma non sappiamo se catastrofico, distruttivo o positivo, rivelatore (nel senso etimologico).

Se si coniugano il computo astronomico visto sopra con l’interpretazione religiosa, le due tendenze confluiscono e se ne conclude che siamo ad un punto finale, per i catastrofisti; oppure ad un punto di partenza e di rinnovamento, per i positivisti.

E’ da sottolineare peraltro che gli studiosi della cultura Maya confutano con forza ogni teoria catastrofica, anche perché l’iscrizione riporta altre date successive al 21 dicembre 2012, per cui si può affermare che i Maya non credevano affatto che questo giorno fosse l’ultimo del mondo.

I catastrofisti hanno previsto ogni genere di eventi di proporzioni planetarie: collisioni con altri corpi celesti, inversione dei poli terrestri, tempeste solari, inondazioni, terremoti, eruzioni.

I più fantasiosi o i più speranzosi, hanno tirato in ballo perfino l’arrivo degli alieni, le cui intenzioni sarebbero malvagie e distruttrici per i primi, benevoli e catartiche per i secondi.

Tralasciando gli extraterrestri, diciamo subito che terremoti ed eruzioni non sono fenomeni prevedibili e non si capisce come si possa metterli in relazione con predizioni vecchie di migliaia di anni.

Gli astronomi assicurano poi che, anche se impatti meteoritici di grosse dimensioni si sono verificate nel passato, al momento nessun corpo celeste è in rotta di collisione con la Terra.

Ma allora tutto il clamore sollevato, cui prodest? A chi giova enfatizzare questo clima da film del genere catastrofista tanto di moda ad Hollywood?

E’ un fatto che la “profezia Maya” è stato un grosso business per diverse persone, media e affaristi senza scrupoli. Si contano centinaia di kit di sopravvivenza venduti, soggiorni organizzati a prezzi esorbitanti in luoghi ritenuti “sicuri” da guru improvvisati, la proliferazione di gruppi di vari culti esoterici e via dicendo.

E’ un fatto anche che molto spesso, nel corso degli anni, si è più volte ripresentata questa paura collettiva della fine. E’ forse un modo per esorcizzare paure che sono insite nelle nostre menti fin dai tempi della preistoria o sviare le nostre ansie quotidiane verso un’unica “grande” paura?

Questa è però una domanda da girare a psicologi e filosofi.

In questi giorni, c’è molta gente che scrolla le spalle e si nasconde dietro battute ironiche o sorrisi scettici che però, francamente, non sempre convincono.

In altre parole, tanti aspettano, con una punta di ansia, che si arrivi al giorno 22 dicembre per tirare un sospiro di sollievo.

Leonardo Debbia
18 dicembre 2012