Grandi colline su Marte: opera del vento, non dell’acqua

Scritto da:
Leonardo Debbia
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1 minuto

Una “collinetta” marziana dell’altezza di 5500 metri, che gli scienziati attribuiscono alla deposizione di sedimenti in un antico, enorme lago ora prosciugato, potrebbe invece aver avuto origine dall’atmosfera ricca di polvere del Pianeta Rosso.

Se l’ipotesi, suggerita da una recente ricerca, fosse corretta, potrebbe fugare le aspettative che nella roccia della collina sia contenuta una certa quantità d’acqua che, se fosse davvero presente, avrebbe importanti implicazioni per la comprensione della passata abitabilità di Marte.

montesharp
Il Monte Sharp (altezza 5500 metri) è probabilmente una formazione di origine eolica e non ha niente a che vedere con la presenza di acqua. Gli scienziati ritengono che l’aria sarebbe rifluita dai bordi del cratere (frecce rosse) e avrebbe risalito le pendici del Monte Sharp (frecce gialle) durante la mattina, quando la superficie di Marte era riscaldata e avrebbe invertito il corso nel fresco tardo pomeriggio. I modelli al computer hanno mostrato che la polvere fine portata da questi venti si sarebbe accumulata nel corso del tempo fino a costruire una montagnola delle dimensioni del Monte Sharp, anche se il terreno fosse stato nudo e piatto fin dall’inizio. Le frecce blu indicano modelli di venti più variabili sul fondo del cratere, dove si trova il punto d’atterraggio di Curiosità, contrassegnato dalla X. (fonte: NASA)

Gli autori della ricerca, che appartengono alla Princeton University e all’Istituto di Tecnologia della California, ipotizzano che la collina, conosciuta come Monte Sharp, si è probabilmente formata per l’azione di forti venti che trasportarono polvere e sabbia nel cratere, largo 96 miglia, al centro del quale la collina si trova oggi.

Gli studiosi affermano sulla rivista Geology che con tutta probabilità le masse d’aria si formavano nella zona esterna al massiccio Cratere Gale quando, durante il giorno, il suolo marziano si scalda, per poi scivolar giù per le sue ripide pareti, raschiandole letteralmente, durante la notte.

Anche se scesero con forza  lungo le pareti del Cratere Gale, questi cosiddetti “venti di pendenza” non sarebbero riusciti però ad arrivare al centro del cratere, che sarebbe diventato così un luogo ideale per il deposito delle polveri fini trasportate in sospensione che, accumulandosi nel tempo, avrebbero formato il Monte Sharp, simile, per dimensioni, al monte McKinley in Alaska.

Questa dinamica si oppone alla teoria corrente che il Monte Sharp sia stato formato da strati di limo di un antico fondale lacustre e potrebbe anche significare che la collina non conterrebbe poi grandi prove di un passato clima marziano simile a quello terrestre, come gli scienziati invece attualmente sostengono.

La possibilità che il Cratere Gale un tempo contenesse un lago è stata determinante per la scelta del punto di atterraggio su Marte del rover Curiosity della NASA. Il rover è atterrato nei pressi del Monte Sharp in agosto con lo scopo di raccogliere le prove di un ambiente abitabile; e in dicembre Curiosity ha trovato tracce di argilla, molecole d’acqua e composti organici.

Determinare l’origine di questi rinvenimenti e come questi siano riferibili al Monte Sharp sarà l’obbiettivo di Curiosity nei prossimi mesi.

“Ma la collinetta, con ogni probabilità, non è mai stata sott’acqua, anche se una certa quantità d’acqua potrebbe essere esistita nel gran fossato che corre attorno alla base del Monte Sharp” ha affermato Kevin Lewis, co-autore e studioso di Scienze della Terra, associato alla Princeton University, e scienziato partecipe della missione del rover Curiosity, il Mars Science Laboratory. “La ricerca per determinare se un tempo Marte sia stato in grado di ospitare la vita potrebbe essere indirizzata altrove”, ha sostenuto.

Il nostro lavoro non esclude la presenza di un lago nel cratere Gale, ma suggerisce che la maggior parte del materiale del Monte Sharp è stato depositato dal vento” assicura Kevin Lewis, il cui team, oltre all’autore principale dello studio, Edwin Kite, era composto da Michel Lamb, professore di Geologia al Caltech e dai  ricercatori Claire Newman e Mark Richardson.

“Con questi venti che spazzano i pendii ripidi del cratere, non è un evento insolito che si possa formare un accumulo come il Monte Sharp”, ha detto Lewis. “Fra l’altro, questi accumuli sedimentari potrebbero aver registrato milioni di anni di clima marziano. E’ lo stesso modo con cui impariamo a conoscere la storia della Terra,  esaminando strato per strato e trovando quante più prove possibili. Anche se ritengo che il Monte Sharp possa fornire prove incredibili, tuttavia personalmente non penso sia stato un lago”.

Gli scienziati hanno scoperto che i vari livelli della collinetta non hanno una giacitura orizzontale e pianeggiante, come ci si aspetterebbe da sedimenti depositatisi in un lago. Al contrario, gli strati sono disposti a ventaglio verso il bordo dell’accumulo, in una raggiera insolita e anche una simulazione al computer effettuata da Kite ha confermato la ricostruzione del team.

Osservazioni satellitari avevano in precedenza rilevato dei minerali legati alla presenza di acqua nella parte più bassa del Monte Sharp, ma la loro presenza potrebbe essere ambigua. Prima di tutto, gli strati superiori dell’accumulo sono più alti delle pareti del cratere in più punti. Inoltre, il Cratere Gale è situato al limite delle pianure settentrionali di Marte. Se tutto il cratere fosse stato riempito d’acqua fin quasi all’altezza del Monte Sharp, allora si dovrebbe ammettere che l’intero emisfero settentrionale fosse stato allagato.

L’erosione eolica, quella del vento per intenderci, trova un altro supporto nelle dimensioni dei granelli del terreno che ci permettono di risalire anche alla velocità dei venti.

Sulla Terra i sedimenti hanno bisogno di una certa quantità di umidità per essere cementati in una roccia. Sarà interessante sapere come gli strati di roccia del Monte Sharp siano tenuti insieme e in che modo l’acqua potrebbe essere coinvolta in questo processo.

“Se il meccanismo che descriviamo è corretto – ha concluso Lewis – potrebbe dirci molto su Marte, perché il Monte Sharp è solo uno dei tanti altri accumuli di roccia visibili sulla superficie del Pianeta Rosso. 

Leonardo Debbia
18 maggio 2013