Nan Madol, la misteriosa città degli antichi isolani del Pacifico
Una nuova datazione delle costruzioni in pietra di Nan Madol, nell’isola di Pohnpei, suggerisce che l’antica città, costruita sulla barriera corallina in pieno Oceano Pacifico, sia stata la capitale della prima isola della Micronesia ad essere governata da un unico capo.
Secondo l’archeologo Mark D. McCoy, della Southern Methodist University (SMU) di Dallas, USA, che ha eseguito lo studio relativo, Nan Madol costituisce la chiave per studiare il passaggio delle antiche società da semplici in complesse.
Utilizzando per la datazione il metodo uranio-torio, significativamente più preciso del metodo del radiocarbonio usato in precedenza, è stata calcolata l’età degli edifici in basalto del sito; in particolare, l’età di una tomba che è il primo esempio di sepoltura monumentale in quelle remote isole.
Mc Coy, archeologo presso il Dipartimento di Antropologia della SMU, ha riportato i risultati della scoperta sulla rivista Quaternary Research.
Vulcano inattivo per almeno un milione di anni, l’isola di Pohnpei, con una superficie di 334 chilometri quadrati – poco più grande dell’isola d’Elba – ed una popolazione di 34mila abitanti, fa parte degli Stati Federati di Micronesia.
Nan Madol, la capitale di un tempo, è considerata il più grande sito archeologico del Pacifico nord-occidentale.
Disabitata per secoli ed oggi proclamata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è raggiungibile solo con un volo di 10 ore dalle Hawaii e una serie di scali tra gli atolli.
Finora si riteneva che la sua fondazione risalisse al 1300 d.C., ma con la nuova datazione, la sua origine è sicuramente di almeno100 anni più antica.
La scoperta retrodata ovviamente anche il dominio della dinastia dei capi Saudeleur, che detennero il potere fino al 1500 d.C.
Possiamo supporre quindi che, già prima del 1200, massicci basalti siano stati prelevati dal lato opposto dell’isola e trasportati a Nan Madol per costruire una tomba che dal 1200 accolse la prima inumazione del luogo, il capo Saudeleur dell’isola.
Le costruzioni di Nan Madol rappresentano un mistero di ingegneria, come le piramidi d’Egitto.
“Il confronto con le Piramidi è adeguato, perché la costruzione della tomba non è servita ad altri scopi se non ad accogliere il corpo di un defunto, come le Piramidi”, spiega McCoy. “E’ importante evidenziarlo, perché questa meraviglia architettonica indica che, oltre l’Egitto, un’altra antica popolazione si è impegnata nella costruzione di un monumento sepolcrale”.
“Riteniamo che questo possa essere associato all’idea di un nuovo modello di società, un sistema che comprendeva l’intera isola”, dice McCoy.
Nella storia, tuttavia, l’evoluzione di questa società, a differenza di quella egizia, è avvenuta in tempi più recenti.
“Nel 1200 in Europa erano già state fondate le Università. La civiltà romana era giunta al suo apice ed era già decaduta, come prima era accaduto a molte altre antiche civiltà. Ma studiando Nan Madol, proprio perché è così recente, possiamo disporre delle testimonianze orali dei discendenti dei fondatori della capitale; prove che non troviamo da nessun’altra parte”.
I primi insediamenti su Pohnpei risalgono al 200 a.C., lasciati probabilmente da navigatori provenienti dagli arcipelaghi meridionali delle Salomone e di Vanuatu, nella Melanesia.
Stando alla tradizione e risalendo nel tempo dalle generazioni attuali, la Dinastia Saudeleur avrebbe iniziato il suo dominio intorno al 1160.
Per costruire la tomba e le altre strutture, furono trasportate – non sappiamo come – rocce di basalto, pesanti tonnellate, dalle cave sul lato opposto dell’isola ad una laguna ricoperta di mangrovie, di 83 ettari di superficie.
I blocchi di basalto, antichi di 1-8 milioni di anni, consistevano in lunghi massi a forma di colonne esagonali e ottogonali.
Le strutture della città furono erette dalla Dinastia Saudeleur sopra 98 isolotti della barriera corallina, per lo più sommerse dal mare circostante per circa tre piedi, con pietre squadrate, i vuoti tra di esse riempiti di coralli schiacciati e doppi muri paralleli.
Gli isolotti appaiono separati da canali e protetti dal mare da 12 dighe, per cui Nan Madol viene considerata la Venezia del Pacifico.
La più grande ed elaborata struttura della città è la tomba del primo Saudeleur, che misura ben 80 metri per 60 (in pratica, le misure di un campo di calcio), un’altezza di 8 metri ed ha le pareti esterne di un metro e mezzo di spessore medio.
Un labirinto di pareti interne protegge una cripta sotterranea ricoperta, a sua volta, di basalto.
Si è giunti alla datazione con il metodo dell’uranio-torio, in base alla quantità degli isotopi torio-230 e uranio-234 presenti.
La datazione con l’uranio offre una maggiore accuratezza, potendola usare sul corallo, con un’incertezza di pochi anni in più o in meno dalla morte del corallo, a differenza del radiocarbonio con cui l’intervallo di incertezza sale a 100 anni in più o in meno.
“Se Nan Madol non fosse stata costruita con quel tipo di pietra e se gli antichi architetti non avessero usato il corallo, non saremmo stati in grado di fornire una datazione così precisa”, commenta McCoy.
Per l’archeologo, la ricerca futura dovrà essere indirizzata a capire cosa ci fosse realmente alla base di questa antica civiltà, così misteriosamente evoluta da essere in gradi di erigere edifici monumentali così imponenti.
Leonardo Debbia