Da atleti a pantofolai: come cambiano gli esseri umani in 6000 anni

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

Le ossa umane sono notevolmente plastiche e rispondono sorprendentemente e rapidamente ai cambiamenti. Messe sotto stress attraverso lo sforzo fisico, come percorrere lunghe distanze a piedi o correndo, le ossa guadagnano in forza, dato che le fibre di cui sono costituite vengono aggiunte o ridistribuite.

La capacità dell’osso di adattarsi al carico è mostrata mediante l’esame degli scheletri di atleti moderni, le cui ossa mostrano un notevole e rapido adattamento sia all’intensità che alla direzione degli sforzi.

Poiché la struttura delle ossa umane ci può dare utili informazioni sugli stili di vita degli individui cui appartengono, dalle ossa possono essere tratti dai biologi e dagli antropologi indizi preziosi sulle culture del passato.

Scheletro di uomo del Neolitico inferiore (35-40mila anni fa) da Vedrovice, Repubblica Ceca (credit: Moravian Museum)
Scheletro di uomo del Neolitico inferiore (35-40mila anni fa) da Vedrovice, Repubblica Ceca (credit: Moravian Museum)

La ricerca di Alison Macintosh, dottoranda del Dipartimento di Archeologia e Antropologia dell’Università di Cambridge, dimostra che in Europa centrale, dal 5300 a.C. circa, dopo la nascita dell’agricoltura, le ossa di coloro che vivevano nei terreni fertili vicini al Danubio sono diventate progressivamente meno forti, tendendo ad una diminuzione sia della mobilità che del carico cui venivano sottoposte.

Macintosh nel suo studio mostra inoltre che la mobilità e il minor carico degli arti negli agricoltori di sesso maschile subirono un calo progressivo e costante nel tempo.

Il cambiamento culturale avvenuto nell’Europa centrale pare infatti aver avuto una maggiore influenza sugli individui di sesso maschile rispetto a quanto è avvenuto per il sesso femminile.

Un lavoro pubblicato dal biologo e antropologo Colin Swaw, della stessa Università di Cambridge, ha permesso alla Macintosh di dare una interpretazione a queste variazioni maschili del passato, mettendole in relazione con le differenze riscontrate nella popolazione degli studenti di Cambridge.

Utilizzando lo studio di Swaw sulla rigidità dell’osso e comparando gli antichi agricoltori con gli attuali studenti di Cambridge, la Macintosh ipotizza che la mobilità tra gli agricoltori di sesso maschile di 7300 anni fa sia stata mediamente simile a quella di un attuale studente universitario che svolge assiduamente una pratica sportiva.

Poi, in un lasso di tempo di poco più di 3000 anni, durante il quale sono intercorse le variazioni accennate prima, la mobilità media degli antichi agricoltori scese al livello degli attuali studenti valutati come sedentari.

“Non sono state effettuate analisi biomeccaniche delle ossa sul lungo termine a seguito del passaggio verso l’agricoltura nell’Europa Centrale. Ma in altre parti del mondo queste analisi mostrano una variabilità regionale nelle tendenze. A volte la mobilità aumenta, a volte diminuisce, a seconda della cultura e del contesto ambientale. Con il passaggio all’agricoltura, il cambiamento culturale è stato prolungato e il suo ritmo accelerato. La mia ricerca nell’Europa Centrale esplora se e come questa pressione sul lungo termine ha continuato a guidare l’adattamento delle ossa”, dichiara la studiosa.

Le prove archeologiche hanno dimostrato che la crescita graduale dell’agricoltura è stata accompagnata da un aumento della produzione e dalla complessità dei prodotti in metallo, dalla innovazione tecnologica e dall’estensione di reti commerciali e di scambio.

“Questi sviluppi hanno portato probabilmente a cambiamenti nella ripartizione del lavoro tra i sessi e l’organizzazione socio-economica tra uomini e donne cominciò a specializzarsi in determinati compiti ed attività come, ad esempio, la lavorazione dei metalli, della ceramica, la produzione vegetale, le tende e l’allevamento del bestiame”, dice Macintosh. “A me preme sapere come lo scheletro si sia adattato a specifici comportamenti delle persone durante la vita e di come questo adattamento possa essere stato utilizzato per ricostruire i cambiamenti sul lungo termine nel comportamento e nella mobilità con la diversificazione culturale, l’innovazione tecnologica e le società sempre più complesse e stratificate dall’avvento dell’agricoltura”.

Come mezzo di rilevamento delle modifiche strutturali delle ossa nel tempo, la Macintosh ha scannerizzato con il laser scheletri umani trovati nei cimiteri dell’Europa centrale.

La sua ricerca l’ha portata in Germania, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca e Serbia.

I primi scheletri da lei esaminati risalgono al 5300 a.C. circa, mentre il più recente è dell’850 d.C., un arco di tempo di 6150 anni.

Con la scansione di femori e tibie, la Macintosh ha scoperto che in quell’arco di tempo, le tibie maschili sono divenute meno rigide e che le ossa, sia maschili che femminili, sono diventate meno forti per sforzi in direzioni preferenziali, quali, per esempio, camminare avanti e indietro.

In altre parole, è possibile che le persone a cui gli scheletri appartenevano fossero divenute, nel corso delle generazioni, meno attive nell’intensità degli sforzi perché probabilmente coprivano minori distanze o effettuavano lavori meno impegnativi dal punto di vista fisico rispetto a coloro che avevano vissuto prima di loro.

“Entrambi i sessi hanno mostrato rafforzamento del femore e della tibia nel tempo, mentre la capacità delle tibie maschili di resistere alla flessione, torsione e compressione è diminuita.

I miei risultati suggeriscono che nell’Europa centrale, a seguito del passaggio all’agricoltura, i maschi risentano di più, rispetto alle femmine, dei cambiamenti culturali e tecnologici, che hanno ridotto, ad esempio, i viaggi sulle lunghe distanze o il lavoro fisico pesante”.

Leonardo Debbia
17 aprile 2014