Epilessia: cura possibile dalla cannabis

Scritto da:
Elisa Scaringi
Durata:
1 minuto

Mario è un giovane ragazzo affetto da encefalopatia epilettica. Il suo corpo è tormentato da un eccesso di energia: decine di attacchi quotidiani gli impediscono di condurre una vita normale. Come Howard, il protagonista del Pulitzer 2010 L’ultimo inverno. Per lui l’attacco epilettico è come un lampo: tra il freddo iniziale e i brividi postumi, il sangue va in ebollizione e il cervello frigge nella padella cranica. Nel momento in cui il fulmine entra in contatto con la carne, il corpo si trasforma in energia allo stato puro, e la morte viene invertita di segno. “Se morendo si precipita oltre il limite più basso dell’umanità, gli attacchi lo portavano al di là di quello stesso limite, ma verso l’alto, come l’esplosione di un razzo”.

Photo Credit: Jurassic Blueberries - Flickr via
Photo Credit: Jurassic Blueberries – Flickr via

Anche Mario percepisce le stesse sensazioni. Ma la rabbia sembra essere, a volte, più forte di quel lampo che lo attraversa. Perché la sua è una encefalopatia epilettica farmaco-resistente: le decine di crisi giornaliere non sono arginabili con nessun tipo di terapia. Nemmeno l’asportazione chirurgica del focus epilettogeno ha avuto gli effetti sperati.

Mario continua a soffrire. E i suoi genitori con lui. Tanto che, alla fine, l’autoterapia rappresenta l’ultima speranza in fondo al tunnel: Mario comincia a bere tisane a base di cannabis. Nel giro di soli quattro giorni le crisi epilettiche diminuiscono e la performance cognitiva migliora. Mario diventa allora un caso da laboratorio, e una speranza per i molti nella sua stessa drammatica situazione.

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Nel reparto di epilettologia del Policlinico Umberto I di Roma i test rilevano un cannabinoide ancora poco studiato, la cannabidivarina. Comincia così la fase sperimentale (tutta italiana): studiare l’interazione tra farmaci antiepilettici e fitocannabinoidi per la cura delle epilessie farmaco resistenti, partendo proprio da quella cannabidivarina presente in grandi quantità nel corpo di Mario.

All’estero, già a inizio 2016 uno studio realizzato da alcuni centri pediatrici israeliani dimostrò la stessa teoria: il 90% dei bambini affetti da epilessia farmaco resistente, dopo aver assunto cannabis ad alto valore di CBD (un cannabidiolo metabolita della cannabis indica), ha registrato una diminuzione delle crisi epilettiche. Così come negli Stati Uniti, dove già a partire dal 2015 molti studi hanno confermato l’efficacia e la sicurezza del CBD come cura efficace per le forme epilettiche più rare e resistenti a qualsiasi farmaco. Tanto che molti stati nordamericani hanno già legiferato a favore dei fitocannabinoidi.

Photo Credit: grantdaws - Flickr via
Photo Credit: grantdaws – Flickr via

In Italia, invece, la proposta di legge rimane ancora al palo. Così come l’auto coltivazione a fini terapeutici e la possibilità di prescrivere farmaci a base di cannabis. Per ora ancora non se ne parla di una legalizzazione intelligente: sono, infatti, molti coloro che pensano solo ai possibili danni derivanti dalla liberalizzazione. Anche se molteplici sarebbero gli effetti positivi: non solo in termini di lotta alla criminalità, ma anche per dare nuova speranza a tutti quei malati che, proprio grazie ai fitocannabinoidi, potrebbero migliorare la qualità della propria vita.

Elisa Scarlingi