L’importanza della famiglia nei lupi: le bugie sul maschio alpha

Nei lupi non esiste il maschio “Alpha”. Quello che si è creduto per quasi mezzo secolo è stato scientificamente sconfermato: esiste la famiglia, come negli Umani, composta da genitori e dalla prole. La coppia di adulti hanno prendono le decisioni per il resto branco dal momento che hanno il controllo dei cuccioli.
In Italia ogni anno vengono uccisi 300 lupi, credendo in questo modo di controllare gli attacchi di questi agli allevamenti di animali da reddito. Ma colpire casualmente un membro del gruppo illegalmente e senza cognizione di causa non fa altro che provocare più danni: il gruppo se perde i leader perde il controllo e l’accesso alle risorse, attaccando maggiormente, in questo modo, le specie domestiche.

Fino al 1970 etologi, biologi e veterinari sostenevano l’idea che all’interno dei branchi di lupi (Canis lupus) esistesse un maschio “Alpha”. Tale teoria era stata coniata da Rudolf Shenkel dell’Università di Basilea, che nel 1947 basò le sue ricerche sul comportamento di lupi in cattività. All’epoca non era ancora facile studiare i lupi in Natura e quindi il ricercatore prelevò alcuni individui da diversi zoo e li raggruppò in una specie di colonia in cattività. Questo setting sperimentale confusionale creò un errore scientifico che si protrasse fino al 1970. “Quando si riunisce un gruppo casuale d’individui di qualsiasi specie, questi animali naturalmente lotteranno l’un l’altro e alla fine istituiranno un ordine gerarchico. (Questo è il tipico “ordine di beccata” descritto nei gallinacei.) In questo caso, è appropriato riferirsi all’animale nella posizione più alta come animale “alfa”, o “dominante”, dal momento che ha combattuto per guadagnare la propria posizione. Questo accadde anche con i lupi, quando vennero riuniti artificialmente.” (David Mech).
Lo zoologo L. David Mech nel suo libro “The Wolf: The Ecology and Behavior of an Endangered Species” introdusse la teoria secondo cui il maschio Alpha nei lupi non esiste e ripudiò formalmente la terminologia “Alpha” nel 1999 in “Alpha status, dominance, and division of labor in wolf packs”

Mech nei suoi scritti illustrò la sua teoria e spiegò che la maggior parte dei branchi di lupi non sono altro che nuclei familiari formati da una coppia di adulti, che provengono da gruppi diversi, e la prole. Quando i due adulti, girovagando si incontrano in un’area priva di pericoli, in cui sono gli unici lupi e con un’abbondante quantità di prede, si accoppiano e iniziano a stabilire quello che sarà un branco. Non esiste, quindi, “la lotta al trono” per diventare capo-branco, semplicemente i due adulti possiedono la leadership necessaria a creare fiducia nel resto dei membri del gruppo e quindi prendere le decisioni per l’interno branco. Durante i mesi autunnali, quando i cuccioli iniziano a compiere i primi passi e ad esplorare il territorio, i genitori diventano automaticamente i capobranco in quanto sono responsabili dei cuccioli.

Come succede in altre specie di mammiferi (Elefanti, Giraffe) l’individuo, o gli individui che hanno una maggior esperienza di sopravvivenza, che conoscono meglio il territorio e che sanno come approvvigionarsi delle risorse (nel caso dei lupi della caccia), occupano i rank più alti della gerarchia sociale di dominanza. Queste capacità adattative nei branchi di lupi sono maggiormente sofisticate nella coppia di adulti che ha fondato il branco familiare che non assumono il potere con la lotta, bensì come in una qualsiasi famiglia umana, i cuccioli seguono i genitori ovunque. Più di dominanza e di maschio “Alpha” o coppia “Alpha” si può parlare di una famiglia e di un branco basato sulla reciproca fiducia e sull’ordine e, come in una famiglia umana, non si parla di coppia “dominante”, ma semplicemente di genitori.

Le varie generazioni di cuccioli andranno ad aggiungersi alla popolazione della famiglia di lupi, che anno dopo anno crescerà fino a quando, intorno al secondo/terzo anno di vita dei cuccioli della prima cucciolata, questi cercheranno altri gruppi a cui unirsi per formare altre famiglie/branco. Questo è quanto accade in Natura, data la possibilità per i lupi di spostarsi di centinaia di kilometri per cercare altri gruppi e diversi partner. In ambiente protetto, data la limitata area di territorio a disposizione e dato il numero limitato di individui, è difficile che si formino vere e proprie famiglie come in ambiente naturale ed è probabile che si creino gerarchie di dominanza lineari per l’accesso alle risorse.
Nei branchi si trovano sia la madre sia le figlie adulte, entrambe si accoppiano nell’arco dello stesso anno, le figlie di solito con maschi provenienti da altri branchi. Quando in un branco più di una partorisce, le femmine possono diventare competitive, in questo si potrebbe chiamare la femmina capostipite “leader” o “matriarca” e le figlie adulte “seguaci” o “gregarie””. (David Mech)

La leggenda del lupo cattivo mangia bambini in Italia è, purtroppo, ancora una credenza ben fondata che fa sì che ogni 29 ore un lupo venga ucciso. La guerriglia illegale tra allevatori di bestiame e lupi dura ormai da più di 50 anni e i lupi, alla fine degli anni 70 erano arrivati prossimi al baratro dell’estinzione a causa del bracconaggio. Ora se ne contano quasi 1500 e di questi, circa 300 muoiono ogni anno per mano dell’uomo. Avvelenati con veleno per ratti (Fosfuro di zinco) che congela il sistema nervoso e i muscoli del lupo, procurandogli una morte lenta e dolorosa. Ci vogliono 4 giorni affinché il veleno uccida un lupo e nella maggior parte dei casi non muoiono nemmeno a causa del veleno ma per cause secondarie dovute a questo. Uno studio italiano prossimo alla pubblicazione ha stimato che l’83% della mortalità è di causa antropica contro il 17% di quella naturale. La morte più frequente è l’incidente stradale, seguito da denutrizione e attacchi da conspecifici o altri animali. Il veleno infatti modifica il comportamento del lupo, portandolo a rischiare la vita perdendo il senso del pericolo e del controllo. Inoltre non riescono a cacciare e perdono il senso sociale del gruppo e della gerarchia all’interno di questo, innescando negli altri membri del gruppo comportamenti aggressivi e letali.

Quando non si tratta di avvelenamento o di cause collaterali a questo, i lupi in Italia muoiono impiccati o decapitati da allevatori e bracconieri che preferiscono questa soluzione a funzionali cani da guardia anti-lupo o alle recinzioni elettrificate che hanno dimostrato di funzionare nel 97% dei casi. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e spesso queste uccisioni non controllate ed illegali non fanno altro che peggiorare la situazione. Quanto spiegato sulla gerarchia di dominanza e sull’importanza della coesione familiare per la caccia, gli spostamenti e la sicurezza nei lupi, rende facilmente comprensibile quanto pericoloso sia eliminare un membro del branco che occupa un alto rank di gerarchia all’interno del gruppo, come ad esempio uno dei due genitori. Nel caso in cui i cuccioli e i giovani rimangano senza leader, l’intero gruppo si troverà spaesato e senza guida e sarà quindi maggiormente portato ad attaccare il bestiame e ad avvicinarsi alle zone urbane in quanto sarà venuto a mancare l’importante “faro” che indirizza il branco in territori con più prede e meno pericoli.

In Canada, nei casi in cui un individuo “pericoloso” è stato dimostrato, tramite analisi del DNA sulle tracce genetiche riscontrate in prossimità delle carcasse di animali uccisi, colpire svariate volte il bestiame allora legalmente e selettivamente si andrà ad eliminare solo quel particolare individuo, consapevoli e in modo controllato e logisticamente strutturato. Impiccare lupi a caso, avvelenare i cuccioli e dimezzare la popolazione di lupi italiani, non è la soluzione. Sebbene il problema ed il danno economico per i pastori sia notevole, ci sono soluzioni controllate, legali e maggiormente funzionali e mirate.

Chiara Grasso

Fonti:

  • Alpha status, dominance, and division of labor in wolf packs – L David Mech – Canadian Journal of Zoology – 1999
  • Dominance in Domestic Dogs: A Quantitative Analysis of Its Behavioural Measures – van der Borg JA, Schilder MB, Vinke CM, de Vries H – Plos One – 2015
  • Dominance relationships in a family pack of captive arctic wolves (Canis lupus arctos): the influence of competition for food, age and sex – Cafazzo S, Lazzaroni M, Marshall-Pescini S – Peer J – 2016
  • Leadership in Wolf, Canislupus, packs – Mech, L. David – Canadian Field-Naturalist – 2000
  • Reconciliation in Wolves (Canis lupus): New Evidence for a Comparative Perspective – Giada Cordoni, Elisabetta Palagi – Ethology – 2008