Succede in Antartide

Scritto da:
Giulia Orlando
Durata:
1 minuto
DDD
Osservatorio in Antartide

Che l’Osservatore alteri la realtà è un principio fondamentale della scienza. Che in Antartide l’osservatore non solo alteri, ma che rischi addirittura di distruggere la realtà che sta osservando è una cosa abbastanza inaspettata.

I risultati di uno studio italiano pubblicato nell’ottobre scorso parlano chiaro:  in Antartide le ricerche minacciano gli ecosistemi ed alterano il campo magnetico.

Fatto che potrebbe sembrare paradossale, i principali responsabili di tale alterazione sono proprio le 53 stazioni di ricerca presenti in Antartide che producono, con le loro apparecchiature, una alterazione al campo elettromagnetico ed un danno ai delicati ecosistemi presenti in Antartide.

Fin dal 1959 esiste un accordo internazionale, il Trattato Antartico, che regolamenta le attività svolte in Antartide, proprio per proteggerne gli ecosistemi.

E’ provato fin dagli anni 70, e noto da molto prima, che le variazioni nei campi magnetici provocano alterazioni nelle funzioni biologiche degli esseri viventi, alterazioni che, in caso di ecosistemi ed organismi dal fragile equilibrio come quelli presenti in Antartide, possono rivelarsi fatali.

Attorno alle 53 stazioni di ricerca presenti in Antartide, l’alterazione del campo elettromagnetico è fortissima, causata dalle apparecchiature utilizzate dai ricercatori, dalle telecomunicazioni, dalle apparecchiature elettroniche in generale.

L’alterazione rilevata è di intensità pari al 4% circa del campo elettromagnetico terrestre e anche se la alterazione non è ancora preoccupante per la salute umana, è però sufficiente a causare alterazioni nel funzionamento di alcuni organi, in primis il fegato.

Ovviamente questa alterazione causa anche squilibri elettrochimici all’interno della flora e della fauna che gli scienziati cercano di studiare e di tutelare finendo per essere loro stessi una delle cause che potrebbero mettere a rischio il già delicato equilibrio biologico di una zona che si poggia, per l’assoluta delicatezza dei suoi ecosistemi, su un equilibrio che deve restare perfetto.

Giulia Orlando 
15 dicembre 2012