Resti di mammut in Francia, forse cibo per i Neanderthal

Gli archeologi al lavoro sui resti del mammut.

Un team di archeologi francesi ha scoperto, quasi per caso, uno scheletro quasi completo di mammut durante uno scavo in un sito romano della campagna francese, nelle vicinanze della città di Changis-sur-Marne, 30 km ad est di Parigi.

I resti del mammut, che gli archeologi hanno battezzato Helmut, consistono di un femore, un bacino completo, le zanne e quattro vertebre ancora connesse. Si tratta di un esemplare di 30 anni alla morte; e una prima datazione lo colloca tra i 50mila e i 200mila anni fa.

Gli scienziati ritengono che Helmut fosse un mammut lanoso e che possa presumibilmente essere rimasto impantanato nel fango della Marna e quindi annegato. Si tratta del quarto campione quasi completo ritrovato in Francia in 150 anni, mentre il primo esemplare risulta essere stato rinvenuto addirittura nel 1859 in una zona a sud-est di Lione, a conferma della limitatissima presenza di queste gigantesche creature nell’Occidente europeo.

Certamente i resti di mammut sono più comuni nei climi congelati della Siberia, dove ammontano a circa 140 gli esemplari rinvenuti, tra i quali figurano quelli meglio conservati. Dall’Europa occidentale questo animale scomparve circa 10mila anni fa, molto probabilmente a causa dei cambiamenti climatici e della caccia cui era fatto oggetto.E i resti di Changis-sur-Marne suggeriscono proprio l’ipotesi che questo mammut sia stato una preda di cacciatori preistorici.

Il capo della spedizione archeologica, Gregory Bayle, dice in proposito: “Stiamo lavorando alla teoria che i Neanderthal abbiano trovato la carcassa dell’animale e abbiano tagliato via pezzi di carne”. Gli archeologi ritengono che, ove questa ipotesi venisse confermata, saremmo davanti alla prima e più evidente prova dell’interazione tra uomini delle caverne e mammut in questa parte di Europa.

Ricostruzione di un mammut lanoso, tipico delle steppe siberiane ma rinvenuto anche in Europa occidentale e America del Nord.

“Una prova così evidente non era mai stata trovata prima d’ora in Francia”, ribadisce, da parte sua, Gregory Bayle. ”Quando sarà tolto dal terreno”, assicura Bruno Foucray, dirigente dei Beni culturali, “il mammut sarà portato in laboratorio, dove si potrà studiare lo scheletro e verificare eventuali tracce lasciate dai Neanderthal.” Infatti, la scoperta può dirci qualcosa di più anche sui nostri lontani antenati.

Vicino ai resti, fra le ossa, sono stati rinvenuti strumenti rudimentali appuntiti, due piccoli frammenti di selce. Questi oggetti potrebbero testimoniare che gli uomini delle caverne ne hanno tagliato via parti del corpo, anche se non è affatto certo che ad ucciderlo siano stati loro. L’analisi delle ossa dovrebbe dirci qualcosa di più su questo dilemma, anche se sarà difficile stabilire senza ombra di dubbio se si sia trattato di caccia o di sciacallaggio.

L’archeologo Pascal Depaepe ha sottolineato: “Sarebbe importante chiarire queste due ipotesi perché per lungo tempo si è creduto che il Neanderthal non fosse un cacciatore. Negli ultimi anni sta invece prendendo piede la tendenza a pensare che i nostri antenati avessero tutte le capacità cognitive e le competenze tecniche per essere dei grandi cacciatori”.

Leonardo Debbia
19 novembre 2012