Lagunaggio e fitodepurazione

12 Dicembre 2012 - di Morena Lolli

Con fitodepurazione ci si riferisce ad un modo sostenibile per la depurazione delle acque di sempre più rapida diffusione che, in questo caso, raggiunge anche l’Italia.

Uno degli esempi, ad oggi circa un centinaio, del cosiddetto “lagunaggio” è il Parco Pineta.

Nato nel 2008 con un primo bacino di fitodepurazione per sopperire alle esigenze del comune di Castelnuovo Bozzente, il Parco Pineta è stato ampliato e sono state aggiunte altre due vasche. Questa modalità di depurazione delle acque reflue, unisce sostenibilità economica e sostenibilità ambientale.

Tolta la costruzione delle vasche, infatti, l’unica manutenzione di un impianto di lagunaggio consiste nel periodico sfalcio della vegetazione e poco altro.

I bacini di fitodepurazione sono costituiti da vasche artificiali che vengono riempite sia dall’acqua piovana che dalle falde naturali. Il circolo delle acque all’interno di un bacino di fitodepurazione è in continuo cambiamento: l’erosione dell’acqua apre e richiude in continuazione rivoli e rivoletti di scolo.

All’interno delle vasche, la vegetazione spontanea filtra e depura le acque in modo del tutto naturale. La flora principale, nel caso del Parco Pineta, è costituita da lenticchie  d’acqua, tifa latifoglia e canna di palude, piante che, assieme al giacinto, si nutrono di fosforo ed azoto, elementi di cui le acque reflue di un agglomerato urbano sono ricchi, e letteralmente ripuliscono le acque.

Le piante, per un corretto impianto di fitodepurazione, vanno piantumate a distanze ben definite per dar modo alle radici di ospitare i batteri che scompongono le sostanze presenti nell’acqua e, lavorando in simbiosi con le piante, purificano l’acqua fornendo nutrimento alla vegetazione.

All’interno del Parco Pineta, è possibile percorre diversi itinerari di tipo naturalistico: effetto collaterale ben gradito degli impianti di lagunaggio, è infatti non solo la proliferazione della flora, ma anche il ritorno della fauna e quindi il ripopolamento delle aree del parco: anfibi, germani, libellule, aironi e, in numero sempre crescente, caprioli che scendono ad abbeverarsi.

Un depuratore naturale quindi, che non solo non produce cattivi odori, ma si trasforma in un vero e proprio parco naturale.

Morena Lolli
12 dicembre 2012