Una traccia magnetica nella roccia testimonia l’antica rotazione della Penisola Iberica

Scritto da:
Leonardo Debbia
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Secondo un recente studio sui componenti di una roccia vulcanica, trovata nel sud della provincia di Leòn, in Spagna, 300 milioni di anni fa furono sottoposti ad una rotazione di circa 60 gradi.

La variazione dell’orientamento magnetico in una roccia è un esempio, su scala ridotta, dello spostamento che potrebbe aver interessato tutta la Penisola Iberica al momento della sua formazione.

penisola iberica

L’evento è testimoniato dai segnali magnetici dei minerali di cui è formata la roccia, che è stata analizzata dai ricercatori delle Università di Salamanca, in Spagna, e di Utrecht, nei Paesi Bassi.

Questa scoperta migliora la nostra comprensione di una catena montuosa che si trovava nella posizione su cui si ritrovano oggi il nord-ovest della Spagna, la Francia e il sud del Regno Unito.

Circa 350 milioni di anni fa, durante la formazione del supercontinente Pangea, un antico oceano si chiuse e il deposito dei sedimenti residui divenne una grande catena montuosa

che successivamente, 50 milioni di anni dopo, acquistò una forma arcuata, andando a delimitare l’area costituita oggi dalla Penisola Iberica.

Gli scienziati dell’Università di Salamanca hanno raccolto presso alcune città del Leòn tra Truchas  e Ponferrada, 320 campioni di roccia vulcanica e pietra calcarea, alla ricerca dell’impronta magnetica, ossia della ‘registrazione’ dei segnali magnetici di quel turbolento periodo della storia del nostro pianeta.

Dopo aver analizzato i campioni presso l’Università di Utrecht, in uno dei più avanzati laboratori di paleomagnetismo esistenti al mondo, i ricercatori sono stati in grado di ricostruire la storia di queste antichissime rocce proprio in base alla traccia magnetica del loro contenuto minerale.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Tectonophysics.

“Queste rocce erano state depositate sul fondo dell’oceano 440 milioni di anni fa nei pressi del Polo Sud di quel tempo e i suoi componenti minerali erano orientati nella direzione del campo magnetico terrestre dell’epoca”, spiega Javier Fernandéz Lozano, geologo presso l’Università di Salamanca e co-autore della ricerca.

Circa 120 milioni di anni dopo, tra il Carbonifero e il Permiano, vale a dire tra i 350 e i 260 milioni di anni fa, si verificò una graduale ma intensa collisione tra due continenti, l’Euramerica (o Laurussia) e il Gondwana, ossia tra ciò che ora corrisponde al Nord e al Sud dell’Europa, con il risultato della formazione del supercontinente Pangea, prima menzionato.

Questo processo, conosciuto anche come orogenesi Varisica o Ercinica, ha contribuito alla formazione delle montagne europee; dell’innalzamento, cioè, di una catena montuosa lungo l’asse nord-sud, che ha lasciato nelle rocce un segnale magnetico secondario, adattato al nuovo campo magnetico terrestre.

Localizzazione della Catena Ercinica durante il Carbonifero. In grigio sono mostrate le attuali linee costiere. Sulla destra della figura, al di sotto delle Isole britanniche, sono delineate in rosso le pieghe che evidenziano la curvatura dell’oroclino in formazione, a nord della Penisola Iberica (da Wikipedia)
Localizzazione della Catena Ercinica durante il Carbonifero. In grigio sono mostrate le attuali linee costiere. Sulla destra della figura, al di sotto delle Isole britanniche, sono delineate in rosso le pieghe che evidenziano la curvatura dell’oroclino in formazione, a nord della Penisola Iberica (da Wikipedia)

“I cambiamenti della direzione del campo magnetico sono stati registrati e conservati nei minerali costituenti le rocce formatesi in quel tempo e indicano che, poco dopo quel processo, le rocce di queste montagne furono sottoposte ad una rotazione di quasi 60 gradi, fino a che raggiunsero il loro orientamento attuale”, osserva Fernandéz Lozano.

Questa traccia magnetica può essere associata a processi su larga scala nella formazione delle montagne, in particolare alle modalità con cui queste sono state curvate fino ad assumere una struttura nota come oroclino, cioè una catena montuosa, in origine lineare che, a causa di forze agenti in senso opposto, assume un andamento curvo.

“Con un campione di roccia possiamo analizzare un processo verificatosi a livello della placca tettonica e in particolare avere nuovi dati per conoscere come sia avvenuta l’orogenesi e la sua curvatura. Queste informazioni hanno lasciato la loro traccia nelle rocce delle Isole Britanniche, in Francia e nel Nord-ovest della Spagna, per una lunghezza di 3000 chilometri.

Il problema geologico a lungo dibattuto riguardava l’oroclino Cantabrico, la curvatura avvenuta 300 milioni di anni fa e oggi riconoscibile nella geografia della Penisola Iberica.

In concreto, si distingue l’arco formato dalla Catena Cantabrica finchè questo va a scomparire sotto la piattaforma continentale e prosegue poi nella regione iberica.

Il geologo sottolinea che la nuova ricerca “va al di là dei precedenti sforzi e, per comprendere questo oroclino, si è concentrata principalmente sulle Asturie, mettendoci in grado di trovare le sue tracce più a sud, al confine tra il Leòn e Zamora”.

“Grazie a studi come questi, siamo in grado di continuare a fornire informazioni sulle cause e sui processi che hanno generato catene montuose curve dopo la collisione tra due continenti”, conclude il geologo.

Leonardo Debbia