Le salamandre conoscono la matematica

Scritto da:
Paola Nucera
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La capacità di discriminazione numerica negli animali potrebbe essere comparsa nel corso dell’evoluzione molto prima di quanto gli scienziati credessero.salamandra L’Università della Louisiana, grazie ad uno studio condotto da Claudia Uller a Lafayette, ha analizzato le capacità numeriche della salamandra rossa (Plethodon cinereus). All’animale è stata sottoposta una scelta tra due tubetti contenenti due e tre moscerini della frutta: la salamandra ha dimostrato di preferire il contenitore con un numero maggiore di moscerini, balzando sul tubetto dei tre insetti.

L’esperimento ha evidenziato la capacità di questi anfibi di differenziare tra un numero piccoli di oggetti. Studi precedenti hanno dimostrato che i primati sono in grado di riconoscere la quantità più grande tra due oggetti forniti, se al di sotto dei quattro,  senza nessun addestramento. I bambini, infatti, scelgono la ciotola con più biscotti; le scimmie, ugualmente, si avvicinano al secchio con più spicchi di frutta. La sorpresa, secondo Uller, è che gli anfibi “falliscono allo stesso modo di bambini e scimmie” quando gli oggetti diventano più di tre, generando confusione.

Alan Leslie, che lavora sullo sviluppo del cervello umano alla Rutgers University di Piscataway, in New Jersey, sostiene che esiste un limite riguardo al numero di oggetti che possono essere analizzati per volta. La porzione del cervello che focalizza l’attenzione, infatti, sembra che non possa trattare con più di quattro oggetti. L’inserimento delle salamandre nella lista degli animali dotati di capacità matematiche naturali rivela che alcune nozioni numeriche si sono evolute almeno ventotto milioni di anni fa. Marc Hauser, studioso di matematica dei primati alla Harvard University di Cambridge, in Massachusetts, concorda che il processo potrebbe essere più antico di quanto pensassimo.

Ma Hauser e Leslie mettono in guardia sul fatto che potrebbero essere coinvolti diversi processi nella percezione di anfibi e primati. Nelle scimmie, per esempio, alcune cellule della corteccia prefrontale del cervello rispondono a oggetti singoli e altre a paia di oggetti. Le salamandre potrebbero essere influenzate dal volume fisico dei moscerini o dall’insieme di odori che percepiscono. Secondo Leslie potrebbe essere una sorta di meccanismo rudimentale che è stato mantenuto nell’evoluzione oppure potrebbe essersi evoluto indipendentemente come per l’occhio.

Paola Nucera