Scoperta una speciale struttura sessuale negli insetti del genere Neotrogla

Scritto da:
Maria Carmen Giuditta
Durata:
1 minuto

Le stravaganze del mondo animale continuano a stupirci!

Recente è la scoperta di speciali strutture sessuali negli insetti del genere Neotrogla. Le specie appartenenti al suddetto genere sono state scoperte nel 2010. I Neotrogla sono insetti dalle dimensioni dei 3,3 mm, appartenenti all’ordine dei Psocotteri che vivono nelle grotte aride del Brasile. Il biologo brasiliano Rodrigo Ferreira dell’università di Lauras, ritrovò degli esemplari delle specie in una grotta e li inviò all’entomologo svizzero Charles Lienhard del museo di storia naturale di Ginevra, affinché se ne occupasse della descrizione.

Esemplare di Neotrogla nel suo ambiente.
Esemplare di Neotrogla nel suo ambiente.

Lienhard nel descrivere le specie, scoprì che le femmine sono dotate di una sorta di pene, chiamato gynosoma, e i maschi sono muniti di una cavità simile ad una vagina. Si potrebbe trattare di un caso di sessualità invertita?

Nel regno animale ci sono specie in cui le femmine presentano delle strutture chiamate pseudo – peni , come nelle iene e nelle scimmie ragno, ma in questi animali sono sempre i maschi a penetrare le femmine.

Singolare è invece il caso delle Neotrogla, in cui sono proprio le femmine a penetrare i maschi per mezzo del Gynosoma.

Per far luce sul comportamento di accoppiamento delle specie di Neotrogla e sulla complessa struttura del gynosoma, Ferreira e Leinhard, con la collaborazione dei colleghi giapponesi Kazunori Yoshizawa e Yoshitaka Kamimura, hanno condotto uno studio in merito e pubblicato i risultati su Current Biology.

Femmina di Neotrogla che penetra un maschio.
Femmina di Neotrogla che penetra un maschio.

Durante le osservazioni, i ricercatori hanno avuto modo di constatare che le femmine vanno alla ricerca dei maschi. Ogni femmina durante la ricerca del maschio si dimostra piuttosto aggressiva e, quando riesce a trovare un maschio disponibile, lo penetra per mezzo del gynosoma.

Il gynosoma ha una struttura complessa: contiene protuberanze appuntite, simili a spine, mediante le quali le femmine riescono ad ancorare a sé i maschi e far in modo che essi non fuggono durante un rapporto che dura dalle 40 alle 70 ore. Le protuberanze aderiscono a delle tasche nelle camere genitali maschili e riescono a prelevare grandi quantità di sperma che, canalizzandosi nelle protuberanze e successivamente nel gynosoma, arriva dentro il corpo femminile e feconda le uova. Quindi il gynosoma funziona come una sorta di siringa che preleva materiale spermatico direttamente dal corpo dei maschi, senza che essi abbiano un’eiaculazione, e lo invia alle gonadi femminili. Oltre a materiale spermatico, le femmine riescono a prelevare dai maschi fonti di nutrimento, dette “doni seminali”, che le aiutano a sopravvivere negli ambienti estremi delle grotte dove il cibo scarseggia.

Sembrerebbe che i maschi potrebbero perdere la vita dopo l’accoppiamento. I ricercatori, infatti, nel tentativo di separarli dalle femmine durante la copula, hanno osservato che metà del corpo maschile restava ancorato alla femmina, che indisturbata continuava a prelevare le sue cellule germinative. Secondo Yoshizawa Karuzory è probabile che tali processi di accoppiamento siano controllati dalle femmine, mentre i maschi restano passivi.

Anatomia delle strutture maschili  e femminili di Neotrogla durante la copula.
Anatomia delle strutture maschili e femminili di Neotrogla durante la copula.

Secondo i ricercatori è probabile che i Neotrogla si siano evoluti attraverso una selezione sessuale invertita: “in questo ambiente la selezione naturale potrebbe aver operato per invertire i soliti schemi, facendo competere le femmine dei Neotrogla l’un l’altra per l’accesso ai maschi, che mettono un bel po’ della loro energia nell’alimentazione delle femmine grazie ai loro “doni seminali””.

La competizione tra le femmine avrebbe potuto portare all’evoluzione del gynosoma. Finora si tratta soltanto di un’ ipotesi. Occorrerebbe uno studio più approfondito per comprendere meglio tali meccanismi. In ogni caso questa è un’importante scoperta che contribuisce a far luce sul significato delle strategie riproduttive degli animali.

Maria Carmen Giuditta
26 aprile 2014