Piante selvatiche commestibili. Come identificarle, raccoglierle e prepararle. Rudi Beiser. Ricca Editore.

La curiosità naturalistica é la base di tutto, non c’é alcun dubbio. Interrogarsi su ció che ci circonda é la cornice di ogni nostra escursione sia se questa sia finalizzata a studio o lavoro, sia se sia mossa da semplice scopo ricreativo. “Cos’é? Che specie é? É velenosa?” sono domande che alternativamente sono valide tanto per il regno animale che per quello vegetale, ma nel secondo caso viene aggiunto anche il dubbio amletico “é commestibile?“.
Quesiti che non sempre trovano immediata risposta, anzi, rimangono spesso insoluti soprattutto sul campo, quindi un buon manuale é basilare per trovare le giuste risposte.

Ed é qui che subentra “Piante selvatiche commestibili. Come identificarle, raccoglierle e prepararle” della Ricca Editore.
Noi siamo quello che mangiamo“, diceva il filosofo tedesco Ludwig Andreas Feuerbach. E dalla Germania provengono anche gli autori di questo fantastico manuale di riconoscimento botanico, ma che é deliziosamente arricchito da idee culinarie di sicuro successo e spunti storici e folkloristici semplicemente irresistibili. Il gusto che si prova nel mangiare ció che si é raccolto personalmente é indescrivibile, se la raccolta é una piacevole aggiunta a una nostra escursione naturalistica, il piacere é doppio. La massima “noi siamo quello che mangiamo” assume quindi una valenza differente e decisamente piú stimolante.
Nel testo sono presenti le schede di 150 piante selvatiche condite da oltre 620 foto a colori e tavole botaniche, con un’attenzione particolare al rigore botanico: sempre presente é infatti il nome latino della specie e la famiglia di appartenenza, oltre alle principali caratteristiche morfologiche che ci permettono un veloce riconoscimento, il periodo dell’anno in cui é possibile osservarla, l’habitat di riferimento e le specie simili con cui é possibile confonderla. Ogni scheda tecnica é condita da idee culinarie degne di chef stellati che prendono in considerazione qualsiasi parte della pianta, dalle radici ai petali, passando per foglie, frutti e semi. Ho personalmente provato un piatto di pasta con pomodorini e foglie di Portulaca oleracea insaporito da frutti di Daucus carota che ho raccolto durante una recente passeggiata e ancora mi lecco i baffi!

La copertina del testo

Ma c’é di più: per ogni specie sono presenti cenni storici e gustosi aneddoti che rendono ancor piú affascinante la pianta che stiamo raccogliendo. In aggiunta, sono riportati gli usi che queste specie venivano fatti nella medicina tradizionale e che ancora oggi potrebbero essere un buon aiuto (sebbene, come specificato nel testo, non sostituiscono i rimedi farmaceutici).
É oltretutto presente un’appendice in cui sono descritte le specie tossiche (talvolta mortali) in cui ci potremmo imbattere, d’altronde é lapalissiano specificare come sia di vitale importanza evitare di sbagliarci: confondere ad esempio un’infiorescenza di Carota selvatica con una di Cicuta é un errore che é facile commettere se non si ha molta dimestichezza con la Botanica, quindi, nel dubbio, meglio lasciare la pianta là dove é stata trovata.

La scheda relativa a Hippophae rhamnoides

Sia chiaro: non siamo moderni Attila e dove passiamo noi DEVE continuare a crescere l’erba, quindi, per evitare di emulare il simpatico re degli Unni, nel manuale sono riportati anche i quantitativi indicativi che é lecito raccogliere senza depredare il prato in cui stiamo passeggiando.

Pro: Se amate la Botanica questo testo fa per voi. Se amate le escursioni questo testo fa per voi. Se amate la storia e il folklore legati alla Natura questo testo fa per voi. Se amate i rimedi naturali e la cucina sana questo testo fa per voi, tanto se siete vegani quanto se siete carnivori.

Contro: Gli autori, provenendo dalla Germania, hanno tarato il testo piú che altro sulla flora del Nord Europa, quindi mancano alcune piante tipiche di macchia come il Ginepro, l’Alloro, il Corbezzolo o il Rosmarino, mentre sono presenti le schede di specie meno comuni alle nostre latitudini, come il Mirtillo. Ma non vi potrete trovare troppo spaesati se state passeggiando in piena macchia mediterranea, dato che molte delle specie riportate sono ubiquitarie e comuni tanto in Sicilia meridionale quanto in Trentino settentrionale.

Andrea Bonifazi