Una proteina potrebbe aiutare a curare l’obesità ed il diabete

Scritto da:
Adele Guariglia
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1 minuto

Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università di York, esiste una proteina di nuova identificazione che potrebbe essere la chiave per mantenere sotto controllo l’appetito e gli zuccheri nel sangue.

Suraj Unniappan, professore associato del Dipartimento di Biologia di York, nella Facoltà di Scienze e Ingegneria, ha approfondito gli effetti metabolici di una proteina chiamata Nesfatin-1, abbondantemente presente nel cervello. I suoi studi hanno provato che somministrando questa proteina ai ratti, mangiano di meno ed i grassi immagazzinati li rendono più attivi. Inoltre la Nesfatin-1 stimola la secrezione di insulina delle cellule beta pancreatiche.

“I ratti hanno mangiato spesso ma in quantità molto inferiori, inoltre sono stati più attivi ed abbiamo scoperto che l’ossidazione degli acidi grassi è aumentata. In altri termini, la riserva di energia utilizzata durante il trattamento con nesfatin -1 proveniva dal grasso. Questo porta ad una diminuzione di massa grassa che determina una perdita di peso corporeo” dice Unniappan.

I risultati di questa ricerca sono stati riportati in due articoli, uno pubblicato il 9 agosto in Endocrinologia e l’altro nel marzo 2011 nel Journal of Endocrinoly.

Scoperta da un gruppo di ricercatori del Giappone nel 2006, nesfatin-1 è stata utilizzata in precedenza per regolare l’appetito e la produzione di grasso corporeo iniettandola nel cervello di topi e ratti.

Le ricerche di Unniappan indicano che la proteina stimola la secrezione di insulina dal pancreas, organo ghiandolare che contiene gruppi di cellule chiamate isole di Langerhans. Questi isolotti producono ormoni importanti tra cui il primo ormone ipoglicemizzante: l’insulina.

Infatti, dopo aver somministrato la nesfatin-1, si è osservato un abbassamento della funzione delle isole pancreatiche dei topi con diabete di tipo 1 ed un aumento in quelli col diabete di tipo 2.

Nel diabete di tipo 1, l’organismo non produce più insulina a causa della distruzione delle cellule all’interno del pancreas, nel diabete di tipo 2 il corpo diventa resistente all’insulina.

La ricerca condotta presso il Laboratorio di neuroendocrinologia Integrativa si concentra sulla individuazione e l’analisi degli effetti biologici degli ormoni dell’intestino e della regolamentazione dell’appetito e del metabolismo derivato dal cervello in pesci e mammiferi.

Una migliore comprensione di quest’ asse intestino-cervello potrebbe contribuire a sviluppare le potenzialità di interventi farmacologici per il diabete e l’obesità.