L’Uomo e il Falcone
- Brenda Lee Intignano
- 3 Ottobre 2012
- Ricerca & Scienza
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Vedere uomini e rapaci insieme è un’esperienza che non tutti possono vantare di aver vissuto. La Falconeria è un’arte da secoli praticata in Italia, seppur caduta nel dimenticatoio per i più, con l’arrivo delle armi da fuoco, e la loro – relativamente – più semplice reperibilità.
Gli esordi della Falconeria affondano le loro radici in un punto imprecisato della storia, e non è nemmeno possibile posizionare correttamente la nascita di quest’arte a livello geografico. Le prime testimonianze, ci portano in Oriente dove gli “uccelli da preda” (in inglese ancora oggi chiamati “birds of prey”) servivano l’uomo durante le sessioni di caccia. La Falconeria in sé, testimonia la civilizzazione dell’uomo di una volta, poiché solo con grande pazienza, passione, attenzione e sensibilità si può arrivare a capire un falco, a venire incontro alle sue esigenze, a comprenderne la difficile anatomia e il carattere – sempre libero e selvaggio, anche se affiancato fedelmente ad un uomo. Grazie a queste doti, un uomo può diventare un falconiere.
I territori dell’Estremo Oriente e del Medio Oriente, caratterizzati dalle vaste steppe asiatiche, i deserti, le montagne quasi prive di vegetazione e le grandi pianure, sono adatti all’esercitazione nel volo con falchi e falconi.
Grazie alla civilizzazione islamica, la Falconeria è arrivata infine in Europa, dove ha conosciuto il suo periodo d’oro durante il Medioevo. La Falconeria era certamente praticata in Cina e Giappone, dove si hanno testimonianze di importazioni di falchi dalla Corea. In Europa, si hanno inoltre le prime sessioni di caccia di “basso volo”, con astori e sparvieri, grandi inseguitori persino tra la fitta boscaglia.
Persino Carlo Magno disse la sua sulla Falconeria, pubblicando un editto secondo il quale chi rubava un falco oltre a dover risarcire economicamente il proprietario di quest’ultimo, doveva consegnargli un falco di eguale bravura. La scelta di un rapace per la caccia o la compagnia era inoltre dettata dalla gerarchia sociale: se all’Imperatore spettava di diritto un’Aquila reale, a Duchi e Conti spettava il Falco Pellegrino femmina, più grosso e costoso del maschio; e le dame dovevano accontentarsi dello Smeriglio, di piccole dimensioni.
Nonostante la caccia fosse uno sport esclusivamente maschile, la detenzione di un rapace non era negata alle donne. E’ inspiegabile come la Falconeria al giorno d’oggi sia un’attività che in molti ignorano: nella letteratura che viene presentata persino nelle scuole, la Falconeria è più volte citata. Tra gli autori che ne hanno parlato emergono nomi come Dante Alighieri, Boccaccio, Lorenzo Il Magnifico.Il più grande sostenitore in Europa della Falconeria fu Federico II di Svevia, ereditando la passione per i falchi dal nonno Federico Barbarossa. Studiò molti trattati arabi sulla Falconeria, li mise in pratica e si decise a scriverne uno suo, uno dei più completi e scientifici.
Il trattato scritto da Federico II ha una storia parecchio intricata. La Falconeria moderna segue le tracce del “De Ars Venandi Cum Avibus” di Federico II Di Svevia, seppur le modifiche siano state obbligatorie, visto il correre dei tempi. Ogni falconiere al giorno d’oggi ha nozioni di medicina veterinaria, si rivela un esperto di nutrizione, ha una perfetta conoscenza in merito alla custodia del rapace e la sua riproduzione, conosce ogni specie e sa accudirli, portarli al peso di volo e conosce l’habitat naturale di falchi e falconi; distingue inoltre il tipo di volo di ognuno ed è esperto nell’anatomia.
Attualmente in Italia e nel mondo ci sono moltissime associazioni dedicate alla Falconeria, le quali si rivelano anche essere allevamenti molto competenti in merito, e organizzano corsi di avvicinamento ai rapaci per grandi e piccini, organizzando rievocazioni storiche ed eventi, senza contare l’importanza dell’attività del “bird control”, essenziale per la sicurezza di aeroporti, e la tutela dell’agricoltura.
La caccia con il falco è un’arte riconosciuta come Patrimonio Intangibile dell’UNESCO in molti Paesi, è uno sport che pur essendo individuale migliora i rapporti sociali grazie all’intesa tra falconieri; inoltre avvicina l’uomo alla natura, grazie all’aiuto di cani e rapaci.
Brenda Lee Intignano