Infedeltà: una questione genetica?

Quante sono le persone che non riescono ad essere fedeli ad un singolo partner? Perché lo fanno? Quante volte ci si è posti questa domanda? La possibile risposta giunge da una ricerca condotta da un gruppo di scienziati della State University di New York e riportata dal quotidiano britannico Daily Mail. L’infedeltà risiederebbe nel corredo cromosomico delle persone che la praticano, nello stesso gene che è stato ricollegato alla dipendenza dall’alcol e al gioco d’azzardo. Il sistema implicato nel meccanismo del piacere e della ricompensa porta gli uomini ad essere infedeli, a lasciarsi andare all’alcol e ad essere dipendenti del gioco d’azzardo. È fatto appurato che l’educazione, i valori, l’esperienza e l’ambiente abbiano i loro effetti sul comportamento umano ma il fattore genetico non è da bistrattare, ha una sua importanza.

Il gene, che porterebbe all’infedeltà, sarebbe incaricato del rilascio della dopamina, una catecolamina endogena che svolge un ruolo fondamentale nella percezione del piacere. I ricercatori hanno ritrovato che una certa variante del gene DRD4 sarebbe correlato all’infedeltà. Esaminando le storie sessuali di 181 giovani adulti si è evidenziato che coloro che possedevano questa variante genetica erano maggiormente esposti alla probabilità di tradire.

Justin Garcia, che ha condotto la ricerca, specifica però che questo studio non giustifica le trasgressioni, non tutti coloro che posseggono questo genotipo commettono infedeltà ma una percentuale dei soggetti portatori hanno una probabilità più elevata di tradire; lo studio è associativo.

In ogni caso il DRD4 non è il primo gene che è stato associato alla propensione all’infedeltà.

Secondo una ricerca portata a termine dall’Istituto Karolinska di Stoccolma il gene RS3 334, recettore dell’ormone vasopressina, sarebbe un altro gene legato all’infedeltà .

La studio condotto da Hasse Walum su 552 svedesi con relazioni eterosessuali in corso ha messo in luce che gli uomini esaminati potevano avere una copia, due o nessuna di RS3 334. Quelli che presentavano due copie dell’allele avevano una probabilità doppia rispetto agli altri di essere scapoli o di aver avuto da poco tempo una crisi matrimoniale.

La ricerca evidenzia esclusivamente che una componente fisiologica può essere collegata a determinati comportamenti ma non che ne sia la causa unica.

Gli studiosi svedesi hanno fatto ricerche anche su due differenti specie di arvicola, quella della prateria che è monogama e quella comune che invece è poligama. Da queste ricerche si è scoperto che il maschio di arvicola della prateria possiede una quantità più elevata di vasopressina. Gli scienziati sono intervenuti sul gene RS£3 334 delle arvicole comuni aumentando la vasopressina così trasformando il piccolo roditore da poligamo a monogamo. L’implicazioni etiche di questa possibile scoperta sono svariate ma c’è da tener bene a mente che l’uomo è condizionato dal mondo che lo circonda e che l’esistenza di un gene non può essere una scusante per alcuni comportamenti.