Come si orientano gli squali
- Marco Affronte
- 8 Marzo 2011
- Biologia Marina, Ecologia Animale, Etologia, Primo Piano
- orientamento, Ricerca, squalo, stelle
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Qualche anno fa, era il 2005, ha fatto una certa sensazione la notizia che una femmina di squalo bianco (Carcharodon carcharias) marcata con un trasmettitore satellitare, aveva viaggiato, in soli 99 giorni, per 20.000 chilometri. La femmina, un esemplare di 3,8 metri, era infatti partita dal Sudafrica per raggiungere infine le coste dell’Australia. Un viaggio incredibile, reso ancora più straordinario dal fatto che dopo qualche tempo, lo squalo è… tornato indietro all’Africa.
Orientarsi con le stelle?
In quello studio sono emersi i primi, ancora molto scarsi, particolari sulle capacità di orientamento degli squali. In particolare ne risultò che lo squalo viaggiava quasi sempre a un certa profondità, salvo risalire di quando in quando, quasi sempre di notte, alla superficie facendo ipotizzare ai ricercatori che lo facesse per potersi orientare con la posizione delle stelle.
Sta di fatto che molte specie di squali sono capaci di compiere spostamenti e migrazioni anche lunghe, e che in molti casi il loro moto non sembra affatto dettato dal caso, ma invece paiono muoversi verso una direzione precisa: sapendo dove andare, se così vogliamo dire. A toglierci qualche dubbio su questo, ecco ora una nuova ricerca, questa volta molto recente, pubblicata sul Journal of Animal Ecology e condotta da diversi ricercatori statunitensi, capitanati da Yannis Papastamatiou del Museo di Storia Naturale della Florida.
Gli studiosi hanno preso in considerazione i dati di squali marcati e ricatturati, di tre differenti specie: lo squalo volpe (Alopias sp.), lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) e lo squalo pinna nera (Carcharhinus melanopterus). In pratica lo studio è partito da questo concetto: in un certo ambiente, lo squalo, per cercare cibo, riparo o incontrare conspecifici, si muove in maniera random, in pratica nuotando qua e là fino a trovare quello che cerca (random walk). Mentre invece, ed è questo il punto tutto da dimostrare, squali che occupano un determinato areale, in maniera stabile, sviluppano delle “mappe mentali” del luogo e dei punti di riferimento, e dunque possono dirigersi effettivamente verso luoghi prestabiliti (direct walks). Pochi studi sono riusciti a dimostrare la presenza di direct walks negli animali, in particolar modo negli squali. Ebbene questo è proprio il risultato ottenuto con questa ricerca.
I ricercatori hanno scoperto che lo squalo pinna nera, che occupa piccoli territori, si muove all’interno di essi in maniera casuale. Mentre le altre due specie sono capaci a volte di nuotare direttamente verso un punto stabilito almeno a 6-7 km di distanza – ma anche a 50 km di distanza, nel caso dello squalo tigre. E se pensate che raggiungere un luogo preciso situato a 6-7 km di distanza non sia poi questa grande impresa, provate a pensare di farlo, immersi in acque profonde, e al buio. Perchè è proprio in queste condizioni che gli squali lo fanno.
E non è tutto: gli squali volpe adulti usano il nuoto diretto verso un punto, molto di più dei giovani. La spiegazione di questo non è sicura, ma l’ipotesi è che gli adulti hanno “imparato a navigare meglio”, magari avendo sviluppato mappe mentali più complesse ed efficaci. Non sappiamo ancora come gli squali riescano a viaggiare in modo così preciso, come la femmina di squalo bianco di cui parlavamo all’inizio. Pur conoscendo lo sviluppo e la complessità degli organi di senso degli squali, comprendere appieno i meccanismi dell’orientamento è molto difficile. Di certo, alla velocità con cui li stiamo sterminando, ben presto non ci resteranno nemmeno più soggetti da studiare.
Marco Affronte