L’Anguilla

Scritto da:
Marco Affronte
Durata:
1 minuto

Anguilla: il nome di questo pesce ci fa venire in mente diverse cose, più o meno in sequenza. Prima di tutto la forma, che la fa assomigliare di certo più a una biscia d’acqua che non a un pesce. Poi a piatti prelibati, ma a anche a fasi di allevamento e di preparazione che hanno le loro radici nella storia e nella tradizione, soprattutto nelle aree lagunari del Po. Difficile ad esempio pensare a Comacchio e alle sue valli e dimenticarsi della sua antica “industria” dell’anguilla, che oggi si può visitare compresa la “Sala dei fuochi”, con i 12 camini dove questi pesci venivano cotti allo spiedo. Infine si ritorna con la mente magari a vecchie letture scolastiche, dove si parlava del misterioso ciclo biologico dell’anguilla, e dell’ancora più strano collegamento con un mare lontanissimo, il Mar dei Sargassi.

La grande viaggiatrice
In effetti la storia naturale dell’anguilla è davvero straordinaria, tale da apparire quasi inconcepibile, per la varietà di forme e trasformazioni ma anche e soprattutto proprio per quelle migliaia di chilometri percorse per compiere il mistero dell’accoppiamento.
Essendo un ciclo biologico, possiamo partire da qualunque punto per descriverne le fasi. E cominciamo allora proprio dagli adulti, che vivono in acque dolci e che possono tranquillamente raggiungere i 150 centimetri, ma solo le femmine; i maschi non superano infatti il mezzo metro. Nei fiumi dunque, le grosse anguille mangiano insetti, vermi, crostacei o piccoli pesci. In questa fase ha il dorso e il ventre verdognoli o giallastri e viene detta anguilla gialla. In autunno però il colore cambia, il dorso diventa nero e il ventre argenteo (anguilla argentina). E’ il segnale di un momento importante. Con un andamento regolato dalle fase lunari, in questo periodo le anguille cominciano a migrare, lasciando i fiumi per il mare. Ma arrivate al mare non si fermano, perché ne cercano uno in particolare, il Mar dei Sargassi. Quindi le anguille del Po, ad esempio, lasciano il fiume, scendono l’Adriatico, attraversano il Mediterraneo, escono da Gibilterra, valicano l’Oceano e arrivano alla loro meta. Il Mar dei Sargassi appunto, un’ampia area dell’Atlantico occidentale, grosso modo ad est dell’arcipelago delle Grandi Antille. Qui, forse a profondità attorno a mille metri (ma se ne sa davvero poco), le anguille si accoppiano e poi, stremate per il viaggio, muoiono. Ma non prima che le femmine abbiano deposto le uova, alcuni milioni per ogni femmina. Le uova, grandi pochi millimetri, schiuderanno dando alla luce piccoli “nastrini” lunghi 4-5 millimetri: i leptocefali. I quali iniziano subito a migrare verso est e raggiungono le coste europee solo dopo molto tempo, fino a 24 mesi. In prossimità delle coste queste larve diventano le cosiddette cieche, piccole anguille di meno di 10 centimetri. Queste possono fermarsi in acque costiere o entrare nei fiumi dove finalmente si colorano e cambiano anche alcuni aspetti morfologici per diventare anguille gialle. Con il raggiungimento della maturità sessuale, a 3-10 anni per i maschi, e 5-25 anni per le femmine, a seconda della temperatura e della salinità delle aree in cui vivono, arriva la fase di anguilla argentea e il ciclo si chiude. O meglio, ricomincia.

In pericolo

Un ciclo biologico, lo abbiamo detto, che ha dello straordinario e che non può lasciarci affascinati e anche se vogliamo consapevoli, di quanto poco ancora conosciamo di certi fenomeni naturali.
Purtroppo gli stock di anguilla europea stanno vivendo una fase di drammatico declino: in poche decine d’anni il numero si è ridotto di oltre il 90 per cento in gran parte dell’areale di distribuzione europeo e mediterraneo. Secondo l’International Council for the Exploration of the Seas (ICES), gli stock di anguilla sono al di sotto dei limiti biologici che ne garantiscono la sopravvivenza e gli attuali ritmi di pesca non sono sostenibili. Nel 2003 la Commissione Europea ha affermato la necessità di definire urgentemente un piano d’azione per il ripristino delle popolazioni di anguilla europea, e di sostenere l’attività di ricerca di base per studiare e comprendere aspetti ancora poco conosciuti della demografia e biologia dell’anguilla.

Marco Affronte