Università e Ministeri fuori dai consigli direttivi dei Parchi Nazionali
- Morena Lolli
- 8 Gennaio 2013
- Ambiente, Ambiente & Natura
- 0 Comments
Con l’ atto del Governo n. 527, viene introdotta la previsione di una modifica a dir poco radicale della composizione dei Consigli Direttivi degli Enti Parco, eliminando de facto dai componenti il consiglio sia i rappresentanti del mondo scientifico, sia i rappresentanti dei competenti Ministeri.
Le aree protette, ricchezza la cui flora e fauna italiana vengono non solo salvaguardate, ma anche studiate, sia ai fini di una migliore e più puntuale tutela, sia ai fini di una maggiore conoscenza, eliminando sia gli interessi nazionali che gli interessi scientifici dalla voce dei consigli, verrebbero quindi consegnate, con la nuova composizione prevista, ai soli enti locali.
Molte associazioni ambientaliste hanno lanciato, con un comunicato comune, un allarme per questo che viene definito un colpo di mano della commissione ambiente al Senato.
La nuova composizione, infatti, prevedrebbe la metà dei componenti designata dalle stesse associazioni ambientaliste e dalle associazioni agricole, e l’altra metà designata dai componenti degli Enti Parco, ovvero i Comuni, con la scomparsa sia dei rappresentanti del mondo scientifico che dei ministeri competenti.
Per FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Touring Club e WWF questa variazione sconvolgerebbe l’equilibrio fra interessi locali ed interessi nazionali e scientifici che era stato finora mantenuto dalla Legge quadro sulle aree naturali protette n. 394 del 1991.
L’ingresso infatti dei rappresentanti degli agricoltori in sostituzione ai rappresentanti della comunità scientifica rischia di consegnare le aree protette a puri interessi localistici, privilegiando scelte economicamente più vantaggiose per alcune categorie a discapito dell’interesse nazionale. La fuoriuscita dei rappresentanti dei ministeri competenti in favore invece dei rappresentanti degli enti locali non fa altro che accrescere la preoccupazione.
Il rischio è, infatti, quello di perdere di vista l’interesse nazionale e scientifico del patrimonio floro-faunistico italiano in favore di interessi economici prettamente locali.
Morena Lolli
8 gennaio 2013