Niente più cosmetici…per gli animali

morte-ti-fa-bella“La morte ti fa bella” è il titolo di un vecchio film che tutti, almeno una volta nella vita, avranno sentito pronunciare. Pensandoci un po’ su, sono giunta alla conclusione che la morte sia un rimedio alquanto estremo, un prezzo troppo alto da pagare sia per gli aspiranti belli, che per le centinaia di animali, a cui la vanità umana è pressoché sconosciuta, ogni anno costretti a testare sulla propria pelle i prodotti di bellezza.

Tutti coloro, che come me, ritengono inutile e crudele questo tipo di sperimentazione, possono tirare un sospiro di sollievo e finalmente gioire per una buona notizia che è arrivata dall’Unione Europea l’11 marzo. Il Parlamento europeo sancisce, finalmente, il divieto di compiere test cosmetici sugli animali e blocca la commercializzazione degli stessi, in Europa. Questo è un traguardo eticamente davvero importante per una società civile, che arriva dopo una faticosa battaglia, piena di ostacoli e di battute d’arresto, intrapresa dalle associazioni animaliste venti anni fa. I primi effetti di questa campagna di sensibilizzazione si cominciarono ad intravedere nel 2003, quando con la direttiva comunitaria 2003/15/CE, l’Unione Europea si proponeva di modificare e gradualmente sopprimere la normativa vigente in materia di sperimentazione animale.

Come conseguenza di questa direttiva, nel 2004 erano vietati i test dei prodotti cosmetici finiti; e nel 2009, tale divieto era esteso anche ai test effettuati sui singoli ingredienti, presenti nei prodotti cosmetici. Nel marzo dello stesso anno 2009, si compiva un altro passo in avanti vietando la vendita di tutti i cosmetici i cui ingredienti fossero stati sottoposti a controlli che implicavano il “sacrificio” di animali, anche se avvenuti al di fuori dei confini dell’Europa. Molto si stava facendo, ma perché questa battaglia potesse dirsi vinta, l’Europa doveva fare un ultimo appello alla sua coscienza e abbattere la sola e unica concessione rimasta ancora in piedi. Fino a qualche giorno fa, infatti, le case cosmetiche potevano ancora testare la tossicità da uso ripetuto e riproduttiva e la tossicocinetica dei prodotti, sugli animali.

Ora, anche questi test non sono più leciti e così termina il lungo iter della direttiva 2003/15/CE. Non c’è che da festeggiare per quest’ obiettivo raggiunto, che rappresenta un importante punto di svolta, una rivoluzione a favore della tutela del benessere degli animali. Ma, e purtroppo dopo una bella storia, c’è sempre un ma, anche se la direzione intrapresa è quella giusta, il cammino da percorrere è ancora molto impegnativo. Infatti, in contraddizione con quanto sancito dalla direttiva 2003/15/CE, vi è un’altra direttiva, la 2010/63/UE, che autorizza la vivisezione per motivi scientifici. Parlare di “autorizzazione” è un po’ riduttivo, dovrei dire che incentiva tale aberrante pratica, consentendo di sperimentare su cani e gatti randagi (ART.11), limitando il miglioramento delle condizioni di vita degli animali detenuti in laboratorio (ART.2), non rendendo obbligatoti i metodi di sperimentazione sostitutivi , che risparmino gli animali (ART.4 e 13), consentendo il “riutilizzo” di animali già sottoposti a dolorosi test (ART.16), aprendo le porte della sperimentazione anche ai scimmie antropomorfe (ART. 5, 8 e 55), dando la possibilità di sperimentare anche senza anestesia e farmaci antidolorifici (ART.14). E se il contenuto di questi articoli non vi abbia messo i brividi, consentitemi di ricordare che vi è un allegato (ALLEGATO IV) a questa direttiva che elenca i metodi di soppressione “umana” degli animali, ossia: la dislocazione del collo, la distruzione del cervello, il biossido di carbonio, il colpo da percussione alla testa, la decapitazione, il colpo a proiettile libero con fucili o pistole, l’elettrocuzione, il dissanguamento.  Tutto ciò è agghiacciante, ed è ancor più terrificante rendersi conto di quanto la politica possa essere incoerente, legittimando ed invalidando al contempo la medesima atrocità!

 Anche questa, come tutte le guerre, sarà lunga, ma per il momento consoliamoci pensando che chi ben comincia è alla metà dell’opera!

Paola Pinto
29 marzo 2013