Germania: smantellare il nucleare conviene

germania-nucleareLa scelta di rimuovere gradualmente i reattori nucleari in Germania è stata accolta con entusiasmo e dimostra che l’abbandono di una tecnologia pericolosa è attuabile, sia economicamente che politicamente.

La graduale dismissioni delle centrali termonucleari porterà alla chiusura definitiva entro il 2022. Non è stata una scelta facile, anche perché la chiusura dei primi 8 reattori, quelli della centrale di Fukushima, fu decretata d’urgenza nel 2011, in seguito ad un disastro alla centrale.

Questa decisione non era stata accolta positivamente da tutti che la consideravano una decisione presa frettolosamente, alla cieca, in conseguenza di un momento di panico, o forse un escamotage per tranquillizzare l’opinione pubblica.

Il SAGE, invece, in una edizione speciale del Bulletin of the Atomic Scientists, dimostra che lo stop al nucleare ed il passaggio a fonti di energia rinnovabili sarà non solo un passaggio economicamente sostenibile, ma addirittura porterà vantaggi che, già ad oggi, sono quantificabili.

Il ricercatore di Princeton Alexander Glaser, nel suo articolo “Da Brokdorf a Fukushima: la lunga strada per lo smantellamento nucleare”, sostiene che la decisione è stata tutt’ altro che precipitosa e va inserita nel suo contesto, non solo prendendo in considerazione il disastro alla centrale di Fukushima, ma anche la situazione politica interna, che vedeva, sin dagli anni 90, un forte movimento popolare contrario al nucleare e la forte tensione in merito alle scelte sul nucleare che, in occasione di diverse manifestazioni, aveva portato scontri fra manifestanti e polizia.

Il disastro alla centrale, quindi, si inseriva in un contesto interno già molto poco sostenibile e nel valutare la decisione della dismissione del nucleare non si può certo pretendere di prescindere dalle forti tensioni interne del paese che, in ogni caso, non solo erano fonte di tensione ma avevano già portato negli anni alla messa a punto di diversi piani di smantellamento del nucleare.

La decisione di chiudere le centrali, quindi, non nasce all’improvviso, ma è frutto di almeno 10 anni di ricerca di alternative, sia politiche, che economiche, che tecniche e tutto si può dire tranne che sia stata una decisione precipitosa.

Morena Lolli
21 gennaio 2013