Anche lo stoccaggio diventa ecologico

Scritto da:
Morena Lolli
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Uno dei problemi tutt’ora irrisolti che riguardano le energie rinnovabili è quello dello stoccaggio dell’energia che, oltre a non essere affatto ecologico, presenta dei costi di gestione non indifferenti sia per lo stoccaggio in sé, sia per lo smaltimento successivo delle scorie.

A questo problema stanno lavorando i ricercatori svizzeri della EPFL,  l’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, che hanno messo a punto un procedimento di conversione dell’energia solare in idrogeno, che è “stoccabile” senza grossi costi, utilizzando solamente acqua e ossido di ferro, la comune ruggine, senza quindi avere una produzione di carbonio durante il procedimento stesso.

Lo scopo dello studio è quello di abbattere i costi legati all’utilizzo delle energie rinnovabili, che attualmente pesano principalmente sulla fase di immagazzinamento dell’energia. Ne dà notizia un articolo pubblicato su Nature Photonics, che spiega come il procedimento, ancora in fase di sperimentazione, nasca proprio dall’idea di utilizzare materiali comunemente reperibili e di basso costo.

Lo studio, almeno in via ideale, prosegue lungo la strada che da diverso tempo i ricercatori svizzeri stanno sperimentando, ovvero la trasformazione dell’energia solare in idrogeno.

Al momento, il prototipo, a fronte di un costo bassissimo, ha un’efficienza abbastanza bassa, che va dal 1,4% al 3,6% a seconda del tipo di prototipo utilizzato, ma questo tipo di tecnologia ha, secondo i ricercatori, grandissime potenzialità e la previsione è quella di raggiungere in breve tempo una efficienza di circa il 10% con la versione meno costosa del prototipo, quella a base di ossido di ferro.

Con un costo previsto che si aggira attorno agli 80$ per metro quadro, una volta raggiunta l’efficienza prevista, il prototipo potrebbe quindi diventare decisamente competitivo anche con i normali metodi di produzione di idrogeno.

L’ossido di ferro, cattivo conduttore, deve essere preparato prima dell’utilizzo e lo scopo, ora, è anche quello di mettere a punto un sistema di preparazione semplice, ad immersione, per il materiale da utilizzare, ma il procedimento lascia intuire che i ricercatori sono sulla buona strada per rendere l’energia solare la nuova energia del futuro.

Morena Lolli
24 novembre 2012